Scienze

I primi passi fuori dall'Africa per Homo sapiens

(Credits: Ian Cartwright) 
Sulle pagine di Nature Ecology & Evolution l'annuncio del ritrovamento in Arabia Saudita di un piccolo fossile appartenuto a Homo sapiens. Vecchio di circa 90 mila anni dimostra quanto furono estese le migrazioni della nostra specie fuori dal vecchio continente
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LI' DOVE oggi c'è un deserto migliaia di anni fa c'erano laghi e rigogliose praterie. Un ambiente ideale per metter su casa, devono aver pensato i nostri antenati che si stabilirono nel sito di Al Wusta, nel deserto del Nefud (l'attuale Arabia Saudita). Oggi, uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution presenta il fossile di un dito risalente a circa 90 mila anni che ha riportato alla luce le tracce di questi antichi insediamenti. Quel piccolo fossile, lungo appena 3 centimetri, è fondamentale per ricostruire la storia dei nostri antenati, perché rappresenta la più antica testimonianza della presenza di Homo sapiens fuori dall'Africa e dal Levante, e dimostra che ''l'out of Africa'' fu un fenomeno molto più esteso di quel che credevamo, che non interessò solo il corridoio con affaccio sul Mediterraneo.
 
·MIGRAZIONI COMPLESSE
Negli ultimi anni è diventato chiaro che le migrazioni dei nostri antenati non hanno seguito strade ben definite, nel tempo e nello spazio. In realtà la stessa presenza in diverse aree nel continente africano è diventata dibattuta, dopo la scoperta di antichi esemplari di Homo sapiens in un sito in Marocco, candidato a diventare la nuova culla africana dell'umanità. Ad arricchire il quadro è oggi il fossile di questo dito che arriva dall'Arabia Saudita, che il team dei ricercatori guidati da Huw Groucutt della University of Oxford e del Max Planck Institute for the Science of Human History descrive come inequivocabilmente umano e risalente a circa 88 mila anni fa (grazie a scansioni in 3D, confronto con altre specie di ominidi e primati e analisi di radiodatazione).
 
·ANCHE IN ARABIA SAUDITA
Che lì ci fosse stato qualcosa non è del tutto una novità, come suggerisce anche la presenza di vecchi utensili di impronta umana, ma rappresenta una conferma importante all'ipotesi di rotte complesse delle prime migrazioni umane: "La penisola araba è stata a lungo considerata lontana dal palco principale dell'evoluzione umana – ha commentato in proposito il project lead Michael Petraglia del Max Planck Institute for the Science of Human History – Questa scoperta però colloca l'Arabia come una regione chiave per comprendere le nostre origini e l'espansione nel resto del mondo". E più in generale la scoperta suggerisce che l'espansione in Eurasia fu più estesa e fortunata di quanto creduto e non interessò solo le foreste del Mediterraneo del Levante.

·LAGHI E PRATERIE
Le analisi condotte sul luogo, e la presenza di resti di ippopotami e lumache di acqua dolce, suggeriscono che il sito di Al Wusta fosse un luogo fresco - con la presenza di laghi perenni nella zona – abbastanza verdeggiante e con copiose piogge estive all'epoca in cui venne frequentato dai nostri antenati. Nulla a che vedere con il deserto di oggi: le condizioni di questi luoghi avrebbero così favorito le migrazioni dei primi sapiens qui, così come nei boschi del Levante, innaffiati da piogge invernali. Tutto questo conferma come dopo essere stata a lungo isolata la nostra specie conquistò diversi ambienti euroasiatici, adattandosi ad habitat differenti, concludono gli autori.