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L'allarme di Save the children: un bambino su sei vive in zone di guerra

Immagine del rapporto "The war on children" 
Mentre proseguono i bombardamenti in Siria, il rapporto-denuncia sui minori vittime di violenze, abusi, rapimenti nei paesi coinvolti nei conflitti: un numero cresciuto di oltre il 75% rispetto all'inizio degli anni '90
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L'ennesimo attacco che si sta svolgendo in Siria, nell'area di Ghouta, ha provocato quasi 200 morti civili, tra cui molti bambini. Piccole vittime della guerra. Sono più di 357 milioni i bambini - uno su sei al mondo - che vivono attualmente in zone colpite dai conflitti, un numero cresciuto di oltre il 75% rispetto all'inizio degli anni '90. Bambini e bambine che vengono uccisi, mutilati, rapiti, stuprati, che vedono le loro scuole e le loro case distrutte dai bombardamenti, che vengono reclutati forzatamente nei gruppi e nelle forze armate e che sono tagliati fuori dall'educazione e dall'accesso a cure mediche. E' la denuncia del nuovo rapporto di Save the children "Guerra ai bambini", lanciato dall'organizzazione in collaborazione con il Peace research Institute di Oslo.

· SIRIA, AFGHANISTAN E SOMALIA I PAESI PIU' SEGNATI DALLA GUERRA
Siria, Afghanistan e Somalia - emerge dal rapporto di oltre 40 pagine - si trovano in cima alla classifica dei dieci paesi segnati dalla guerra dove è più difficile essere bambini e dove le conseguenze sulla loro vita sono ancora più gravi. A seguire Yemen, Nigeria, Sud Sudan, Iraq, Repubblica democratica del Congo, Sudan e Repubblica centrafricana, mentre Medio Oriente e Africa risultano le macro-regioni che registrano i tassi più alti al mondo di minori che vivono in aree colpite da conflitti (più di 1 su 3 - 39% - nella regione mediorientale, 2 su 5 - 21% - nel continente africano).

"Stiamo assistendo a un aumento scioccante del numero di bambini cresciuti nelle aree colpite da conflitti e alla loro esposizione a forme di violenza immaginabili. I bambini stanno subendo sofferenze che non dovrebbero mai vivere sulla propria pelle, dagli stupri all'essere utilizzati come kamikaze. Le loro case, scuole e campi da gioco sono diventati veri e propri campi di battaglia. Crimini come questi rappresentano abusi intollerabili e sono una flagrante violazione del diritto internazionale - dichiara Daniela Fatarella, vice direttore di Save the children Italia.

"I leader mondiali devono fare di più per assicurare alla giustizia i responsabili di questi abusi. L'incapacità di proteggere i bambini nei conflitti, infatti, non soltanto ha come conseguenza quella di negare il futuro agli stessi minori, ma anche ai loro paesi. Occorre fare una scelta decisa. Vogliamo continuare a guardare mentre altri bambini muoiono sui banchi di scuola o nei letti d'ospedale, non ricevono aiuti salvavita e vengono reclutati nei gruppi armati? Oppure decideremo finalmente di affrontare la cultura dell'impunità e mettere fine una volta per tutte alla guerra ai bambini?".
Fonte: Save the children 
· BAMBINI UCCISI E MUTILATI: CASI AUMENTATI DEL 300% DAL 2010
Dal 2010, i casi verificati dalle Nazioni Unite di bambini uccisi e mutilati è aumentato di quasi il 300%, un incremento particolarmente significativo - recita il rapporto - dovuto anche al fatto che "negli ultimi anni i minori sono sempre più diventati un bersaglio intenzionale per infliggere un forte danno emozionale alle comunità o estirpare alla radice le future generazioni appartenenti a un determinato gruppo etnico o religioso".

In particolare, sottolinea Save the children, tra il 2005 e il 2016 oltre 73.000 bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni nell’ambito di 25 conflitti, con oltre 10.000 casi registrati nel solo 2016. In Afghanistan, per esempio, dove il conflitto si protrae da quasi 17 anni, il 2016 ha visto il più alto numero di casi verificati di uccisioni e mutilazioni tra i minori, con oltre 3.500 bambini vittime, il 24% in più rispetto all’anno precedente. Circa 700 bambini, inoltre, hanno perso la vita nel paese nei primi nove mesi del 2017.


· UN ESERCITO DI 50MILA BABY SOLDATI
Quasi 50.000 minori sono stati forzatamente reclutati nei gruppi o nelle forze armate tra il 2005 e il 2016. Bambini e bambine, in alcuni casi con meno di 8 anni di età, costretti a combattere mettendo gravemente a rischio la propria vita, a trasportare pesanti provviste e forniture militari, spesso anche a uccidere o a compiere gravi atti di violenze e, nel caso delle ragazze, a diventare le mogli e le compagne di soldati e combattenti.

Solo nel 2016, sono stati quasi 8.000 i casi verificati di reclutamento forzato, con la Nigeria a detenere il triste primato con più di 2.000 bambini costretti a unirsi ai gruppi o alle forze armate. Seguono la Somalia e la Siria. Anche i bambini particolarmente vulnerabili non sono esenti dal reclutamento forzato nei gruppi armati, come dimostra il caso del reparto giovanile creato da Al-Qaeda in Iraq, chiamato “Uccelli del paradiso”, per annoverare tra i propri ranghi orfani, disabili mentali e bambini di strada da utilizzare in attacchi suicidi contro obiettivi governativi o civili.  
Fonte: Save the children 
· ABUSI SESSUALI E RAPIMENTI
Anche lo stupro e le violenze sessuali sono una delle principali e più gravi violazioni commesse ai danni dei bambini nei conflitti, ma lo "stigma sociale purtroppo non consente di quantificarne esattamente l’impatto", spiega Save the children. Tra il 1989 e il 2009 si calcola che nel 35% dei conflitti si sia fatto ricorso a forme di violenze sessuali contro i minori, che oltre allo stupro comprendono la schiavitù sessuale, la prostituzione, le gravidanze, la sterilizzazione e l’aborto forzati, le mutilazioni e le torture sessuali. In particolare, i casi documentati ammontano a oltre 17.500 tra il 2005 e il 2016, con più di 850 casi solo nel 2016.


Dal 2005 al 2016, emerge dal rapporto, ci sono stati oltre 14.300 casi di minori rapiti e sequestrati, con il picco registrato nel 2015 quando i casi ammontavano a oltre 3.400, con il numero più alto in Sud Sudan. Bambini e bambine sono sottratti con la forza ai propri villaggi e alle proprie famiglie per differenti ragioni, dal reclutamento forzato nei gruppi e nelle forze armate allo sfruttamento sessuale ai lavori domestici, con un impatto devastante sulla loro vita e sulle loro stesse famiglie.

· 27 MILIONI DI BAMBINI SENZA SCUOLA A CAUSA DEI CONFLITTI
I bambini che vivono nelle aree di conflitto sono sempre più a rischio anche quando si trovano a scuola o in ospedale, luoghi che dovrebbero essere per loro assoluta garanzia di protezione. Oggi, nel mondo, 27 milioni di bambini sono tagliati fuori dall’educazione a causa dei conflitti perché sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, perché le loro scuole sono state distrutte o danneggiate oppure perché i loro insegnanti sono fuggiti. Tra il 2005 e il 2016, si sono infatti registrati oltre 15.300 attacchi che hanno avuto come obiettivo scuole e strutture sanitarie, con un incremento del 100% in un decenni.

In particolare, il 2017 si è rivelato uno degli anni peggiori per quanto riguarda gli attacchi verso le strutture educative, con almeno 2.000 attacchi verificatisi in Yemen e in Repubblica Democratica del Congo, il 400% in più rispetto al 2015. Colombia, Siria, Afghanistan, Pakistan e Sudan sono i paesi maggiormente colpiti, tra il 2009 e il 2012, da attacchi nei confronti delle scuole. Quanto agli ospedali, in Siria, dal 2011, ci sono stati oltre 1.000 attacchi che hanno colpito cliniche e strutture sanitarie. In Yemen, da marzo 2015 a marzo 2017, ci sono stati più di 160 casi, che hanno contribuito ad accelerare il collasso del sistema sanitario del paese e la diffusione dell’epidemia di colera.