Mondo Solidale

Povertà e cambiamenti climatici, sotto scacco la produzione di tè e caffè

Un rapporto Fao lancia l’allarme: Cina e India fanno schizzare in alto i consumi di tè ma l’aumento dei fenomeni estremi rende sempre più difficile la vita degli agricoltori, soprattutto nei Paesi più poveri. Le strategie di sostegno proposte dal progetto ¡Tierra! che garantisce caffè proveniente da agricoltura sostenibile

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ROMA – Il consumo cresce, il cambiamento climatico fa decrescere le terre adatte alla coltivazione. Il futuro del tè e del caffè - cui dipende il destino di intere comunità -  si gioca in buona parte sulla possibilità di allentare questa tenaglia. Una possibilità legata alla difesa dei contadini che adottano le tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale, alla tutela della biodiversità e al rispetto degli impegni di Parigi per frenare l’accelerazione del caos climatico.

Aumenta la domanda, ma il clima ha effetti sui raccolti. Un quadro di questa situazione è offerto dall’ultimo rapporto della Fao che mostra come, trainato dalla crescita del reddito medio, il consumo di tè nel mondo stia salendo a buon ritmo. La produzione mondiale di tè nero aumenterà del 2,2% all’anno fino a raggiungere 4,4 milioni di tonnellate nel 2027, come conseguenza dell’impennata della richiesta da parte di Cina, Kenya e Sri Lanka. E quella di tè verde viaggia a livelli ancora maggiori: più 7,5% annuo, fino ad arrivare a 3,6 milioni di tonnellate nel 2027 (ancora una volta il motore principale della crescita è la Cina, dove la produzione raddoppierà). A fronte di questa richiesta in aumento, ci sono difficoltà crescenti legate ai cambiamenti della temperatura e degli andamenti delle piogge - con alluvioni e siccità sempre più frequenti - che riguardano i Paesi produttori. Il cambiamento climatico, avverte il rapporto Fao, sta già avendo effetti sui raccolti, sulla qualità e sui prezzi del tè, diminuendo i redditi agricoli: per evitare un rapido peggioramento della situazione sono necessarie misure di adattamento.

Difficoltà anche per il caffè. La crescita dei Paesi di nuova industrializzazione compensa infatti abbondantemente il trend dei Paesi europei tradizionali importatori che, con l'eccezione della Germania, hanno visto un calo dei loro livelli di consumo. Perfino in Gran Bretagna, il Paese più immediatamente associato al tè, si fatica a mantenere l'interesse dei consumatori di fronte alla concorrenza di altre bevande, tra cui il caffè. Ma anche sul fronte del caffè si registrano difficoltà crescenti dovute al cambiamento climatico. Come per il tè, le proiezioni indicano una crescita dei consumi maggiore di quella della produzione. E anche in questo settore il caos climatico sta rendendo sempre più difficile la sopravvivenza dei piccoli coltivatori che contribuiscono a garantire la biodiversità e la salvaguardia del territorio. Il rischio è di rendere impossibile la sopravvivenza economica degli agricoltori che coltivano in maniera tradizionale, cioè biologica, e che subiscono la pressione dei latifondisti e dell’uso intensivo della chimica di sintesi.

La soluzione del microcredito. Per sostenerli è nato il progetto ¡Tierra!, - sostenuto da Lavazza – che punta ad avere maggiore disponibilità di caffè proveniente da agricoltura 100% sostenibile e certificato dall’Ong Rainforest Alliance. Finora ¡Tierra! ha interessato oltre 3 mila coltivatori in otto Paesi e tre continenti. Nel complesso, i coltivatori coinvolti in tutti i programmi di Coffee & Climate sono stati oltre 30 mila, con l’obiettivo di arrivare a quota 70 mila nel 2019. Lo scopo di queste iniziative è aiutare, anche attraverso proposte di microcredito, le pratiche agricole che migliorano la qualità del prodotto mantenendo basso l’impatto ambientale della coltivazione. Sostenere i produttori di caffè, tra l’altro, significa garantirsi un sistema di monitoraggio del cambiamento climatico perché le piante del caffè sono tra le prime a risentire l’impatto del mutamento.