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Oxfam, i soprusi della Grande distribuzione sui lavoratori dietro la nostra spesa quotidiana

Gli agricoltori della filiera della Grande distribuzione sono persone sottopagate e violate nei loro diritti e nella loro dignità. Questo emerge dal rapporto Oxfam “Maturi per il cambiamento”: uno studio approfondito su un mondo torbido e sconosciuto ai consumatori quotidiani di catene multimiliardarie quali Carrefour e Tesco, accompagnato da un ulteriore approfondimento sul caporalato in Italia dal titolo “Sfruttati”

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ROMA -  Milioni di persone, nel mondo, ogni giorno lavorano nei campi per preparare il cibo che portiamo sulle nostre tavole: sono intrappolati nella povertà, in condizioni di lavoro disumane, a dispetto dei profitti miliardari generati dall’industria alimentare. “Maturi per il cambiamento” è il rapporto Oxfam che informa i cittadini del pianeta di come la filiera agricola dei supermercati sia dettata da leggi di sfruttamento barbaro. L’allestimento degli scaffali dei magazzini dove i consumatori inconsapevoli fanno la spesa, sono il frutto di 12 ore di lavoro quotidiano di persone pagate 15 euro al giorno. La sconosciuta e inquietante nebbia che ruota attorno ai grandi magazzini di cibo viene denunciata da Giorgia Ceccarelli, Responsabile del Rapporto per Oxfam Italia.
    
Siamo davvero “Maturi per il cambiamento”?
. Quest’estate rovente, piovosa e tragica di un’Italia che crolla da ogni parte e perdura nello smarrimento, porta un nuovo, inascoltato dramma. La morte dei raccoglitori di pomodori in Puglia (4 agosto 2018), non si allontana troppo dalla denuncia che fa il Rapporto Oxfam sullo sfruttamento dei lavoratori nelle filiere ei supermercati del mondo. “Maturi per il cambiamento” è un preciso studio nel quale si denuncia come, negli ultimi 30 anni, colossi dell’industria alimentare mondiale come Waltmart, Carrefour, Tesco, abbiano registrato costanti aumenti di profitto e di potere di mercato, puntualmente a discapito delle persone che coltivano e trasformano il cibo esposto negli scaffali, alimentando la spirale della disuguaglianza a livello globale.

IL RAPPORTO

Guadagni miliardari per le catene dei supermercati, beffando i consumatori. In particolare, informa Oxfam, nel 2016, le prime otto catene di supermercati Usa quotate in borsa, hanno incassato quasi 1.000 miliardi di dollari, generando 22 miliardi di profitti e restituendo 15 miliardi agli azionisti.  In generale, “Maturi per il cambiamento” ha analizzato le politiche di alcune tra le maggiori catene di supermercati in Europa e negli Stati Uniti. Oxfam informa del fatto che, per esempio, i clienti dei grandi snodi alimentari, cioè noi cittadini, sono costantemente beffati, considerando il fatto che i supermercati trattengono una quota crescente del prezzo pagato dai consumatori in alcuni casi fino al 50%.
L’irrefrenabile povertà degli agricoltori del pianeta. Lo studio Oxfam mostra un livello di ingiustizia sociale che non si risolverà con questo report, del quale, comunque, sarà bene tenere conto, tra una spesa e l’altra per i nostri pasti quotidiani. Un quadro desolante per i consumatori, come visto, e drammatico per le persone che lavorano nelle filiere dei supermercati: sfruttate, sottopagate, rese schiave. Un’indagine tra i lavoratori e i piccoli agricoltori in 5 paesi con livelli di reddito molto diversi - Italia, Sud Africa, Filippine, Tailandia e Pakistan - ha rivelato un minimo comun denominatore: condizioni di povertà tali da compromettere la possibilità di sfamare sé e la propria famiglia. In Sud Africa, poi, il problema della povertà diffusa si somma a quello dello sfruttamento di genere: oltre il 90% delle lavoratrici delle aziende vitivinicole dichiara di non essere riuscita ad acquistare abbastanza cibo nel mese precedente all’indagine qui riportata.
L’Italia dei supermercati schiavizza donne e migranti. Facendo uno zoom del report sull’Italia, si scopre che il 75% delle lavoratrici nei campi intervistate da Oxfam, afferma di essere sottopagata e di rinunciare a pasti regolari. Nelle filiere agricole dei supermercati d’Italia, tra le più gravi forme di sfruttamento e violazione dei diritti rintracciate da “Maturi per il cambiamento” ci sono: orari di lavoro nei campi fino a 12 ore al giorno; lavoratori esposti a pesticidi tossici e a temperature altissime in estate e estremamente rigide in inverno; abusi e violenze sulle lavoratrici; paghe medie tra i 15 e 20 euro al giorno (ben al di sotto del minimo legale di 47 euro al giorno). Nel 2015 (ultimi dati disponibili) l’Osservatorio Placido Rizzotto ha stimato un bacino di circa 430.000 lavoratori irregolari in agricoltura e potenziali vittime di caporalato in Italia erano “impiegati” in quasi tutte le principali filiere stagionali di frutta e verdura in vendita nella grande distribuzione.
Le testimonianze drammatiche degli “Sfruttati”. “Maturi per il cambiamento” è accompagnato da un’ulteriore indagine dal titolo “Sfruttati”, in collaborazione con Terra!,  dove sono raccolte le testimonianze dei lavoratori delle catene dei supermercati italiani sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori informali in agricoltura. “Ci trattano come bestie. Controllano quante volte andiamo al bagno e ci dicono di tornare subito al lavoro. Se ti rifiuti di lavorare la domenica minacciano di non chiamarti più”, così una lavoratrice italiana racconta le proprie condizioni di sfruttamento in Campania. “Negli ultimi due anni è stato estremamente difficile trovare un’alternativa. È per questo che non posso permettermi di denunciare gli abusi”, le fa eco un’altra lavoratrice rumena in Sicilia. “Lavoriamo dalle 6.00 del mattino alle 6.00 della sera, tutti i giorni della settimana, per 25 euro al giorno. Possiamo fermarci solo 10 minuti per mangiare”, ha raccontato un bracciante agricolo originario del Mali, che lavora nelle campagne campane.

“Il consumatore deve pretendere filiere alimentari trasparenti”. “Sottocosto, offerte e promozioni,  convenienza a ogni costo: è con queste parole magiche che la stragrande maggioranza dei supermercati scarica le proprie responsabilità sui consumatori  che,  ignari dei complessi meccanismi di filiera che a cascata obbligano i produttori a rifarsi sui lavoratori salariati, finiscono inconsapevolmente per alimentare la spirale di sfruttamento e disuguaglianza - dice Giorgia Ceccarelli, responsabile del report per Oxfam Italia -  Esigere filiere trasparenti e conoscere il percorso di un prodotto dal campo alla tavola è oggi più che mai un atto di civiltà”.