Mondo Solidale

Fino all'ultimo bambino, la campagna di Save The Children

Il 12 ottobre parte la campagna globale di Save the Children. C’è tempo fino al 5 novembre per chiamare il numero solidale 45544 ed aiutare i bambini in stato di  malnutrizione: secondo i dati di Save the Children, ogni anno, nel mondo, tre milioni di bimbi non arrivano a compiere i cinque anni di età.

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ROMA - Vista dall’Italia, non sempre ci si rende conto di cosa sia questo killer silenzioso che trova terreno fertile tra le piaghe della povertà, dei conflitti e dei cambiamenti climatici. Per capire di cosa si tratta, alla Microsoft House di Milano, fino al 17 ottobre, Save the Children, in collaborazione con Microsoft e con il patrocinio del Comune di Milano, ha ricreato (in viale Pasubio 21), un percorso esperienziale immersivo per conoscere da vicino il problema della malnutrizione. Grazie alle tecnologie della realtà virtuale, si potrà così vivere un’esperienza coinvolgente ed educativa attraverso la quale, sperimentando sensazioni, odori, suoni, ci si ritrova  a tu per tu con le sfide di chi, ogni giorno, è costretto a fare i conti con la povertà estrema, le guerre e i cambiamenti climatici, le tre concause principali della malnutrizione. Tanti i personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport che hanno prestato la propria immagine per sostenere la campagna (anche la Lega Serie A la promuoverà sui campi di calcio nella nona giornata di campionato il 21 e 22 ottobre). C’è tempo fino al 5 novembre per chiamare il numero solidale 45544 ed aiutare i bambini in stato di  malnutrizione: secondo i dati di Save the Children, ogni anno, nel mondo, tre milioni di bimbi non arrivano a compiere i cinque anni di età.

Prima causa: la povertà. In 103 Paesi a medio e basso reddito sono 689 milioni i minori considerati poveri multidimensionali: in India lo è circa la metà dei bambini, nove su dieci in Etiopia, Niger e Sud Sudan. In Africa subsahariana, solo il 43% della popolazione che vive nelle zone rurali ha accesso all’acqua potabile, e solo una persona su cinque ha accesso ai servizi igienici, essenziali nella lotta alla malnutrizione. In Asia ancora peggio: i servizi igienici sono accessibili solo per il 40% delle persone. Tra gli elementi che incidono sulla povertà infantile anche l’accesso all’istruzione e alla formazione, dal quale ancora oggi sono tagliati fuori 263 milioni di bambini e adolescenti nel mondo.

Seconda causa: i cambiamenti climatici. In seguito alla grave emergenza El Niño, considerata la peggiore crisi legata al cambiamento climatico degli ultimi 35 anni, quasi venti milioni di persone, nel Corno d’Africa, stanno soffrendo gli effetti della dura crisi alimentare. A causa della perdita dei raccolti e del bestiame provocata dalla siccità, sette milioni di bambini tra Etiopia, Somalia e Kenya non hanno sufficiente accesso al cibo, con forti ripercussioni sulla diffusione di malattie quali diarrea, colera e morbillo. In Kenya sono 83 mila i bambini colpiti da forme severe di malnutrizione acuta e 39 mila le donne incinte o in fase di allattamento a rischio. La malnutrizione acuta ha colpito 376 mila bambini in Etiopia e 275 mila in Somalia, Paese in cui, nella prima metà del 2017, il numero di bambini affetti da malnutrizione è aumentato di almeno il 50%.  A livello globale, si stima che, se i cambiamenti climatici estremi dovessero intensificarsi,  oltre 592 milioni di persone potrebbero essere a rischio malnutrizione nel 2030 e quasi 477 milioni nel 2050.

Terza causa: i conflitti. Delle 815 milioni di persone denutrite a livello mondiale, più della metà (489 milioni) vive in Paesi colpiti da conflitti, dove i tassi di povertà risultano in media superiori di 20 punti percentuali. Sono contesti fragili in cui i bambini hanno il doppio delle possibilità di diventare malnutriti e morire durante l’infanzia rispetto ai propri coetanei negli altri Paesi in via di sviluppo. Si è costretti a sfamarsi con quel che rimane dei raccolti o ad arrangiarsi con ciò che si trova, come cibo per animali o foglie, a bere da sorgenti d’acqua contaminate, spesso senza accesso a medicinali e assistenza sanitaria. In Yemen, 17 milioni di persone (il 60% della popolazione) è in stato di insicurezza alimentare ed il conflitto ha aumentato del 20% le morti infantili.

Una sfida ancora da vincere. “Dal 1990 ad oggi  – dice a Repubblica Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro -  sono stati compiuti importanti passi in avanti riducendo da 254 a 155 milioni il numero di bambini colpiti da malnutrizione cronica. Nonostante ciò, il mondo è ancora ben lontano dal raggiungere gli obiettivi globali: la riduzione del 40% dei casi di malnutrizione cronica entro il 2025 e l’eliminazione di tutte le forme di malnutrizione entro il 2030. Noi continueremo a fare di tutto perché nessun bambino venga più lasciato indietro e affinché a tutti, nessuno escluso, venga restituita la possibilità di beneficiare delle sostanze nutritive di cui hanno bisogno, crescere sani, andare a scuola, formarsi e guardare al futuro con speranza. È semplicemente inaccettabile che ancora così tanti bambini muoiano cosi. E, per quelli che sopravvivono, la malnutrizione rappresenta una condanna per tutta la vita, perché può danneggiare il loro sviluppo cognitivo e avere ripercussioni devastanti sul loro futuro. Diventano così bambini senza un domani, molto spesso per il solo fatto di essere nati nel posto sbagliato, in contesti molto poveri o colpiti da pesanti crisi”.

Il nuovo rapporto di Save the Children. Si chiama “Una fame da morire. Vecchie e nuove sfide nel contrasto alla malnutrizione” e traccia un quadro netto della situazione: dei 155 milioni di bambini che soffrono di malnutrizione cronica, più della metà si trova in Asia, in particolare in Asia Meridionale (oltre 61 milioni), e il 30% in Africa. 52 milioni di bambini (1 su 12) sono invece colpiti da malnutrizione acuta, di cui più della metà in Asia meridionale, mentre circa 41 milioni risultano obesi o in sovrappeso, di cui 4 milioni in Paesi ad alto reddito (dove ci sono 1,6 milioni di minori colpiti da malnutrizione cronica). Tra i Paesi che riportano i tassi peggiori di malnutrizione troviamo l’Eritrea (un bambino su due sotto i 5 anni), e l’India, dove la proporzione tocca quasi il 48%. Buone notizie giungono invece dall’incremento, a livello globale, della pratica dell’allattamento al seno -  dal 36% del 2005 si è passati al 43% nel 2016, con aumenti consistenti soprattutto in Asia meridionale (59%) e Africa orientale (75%) - che garantisce ai neonati sei possibilità in più di sopravvivere nei primi mesi di vita.

La campagna. Per sostenere la campagna “Fino all’ultimo bambino” basta chiamare il numero solidale 45544, che sarà attivo fino al 5 novembre. Sarà possibile donare 2 euro inviando un SMS dai cellulari WIND Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali. Si potranno inoltre donare 2 o 5 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa TIM, Wind Tre, Fastweb e Tiscali, oppure 5 euro da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PostMobile.