Mondo Solidale

Nigeria, attacco di Boko Haram contro operatori umanitari nel nord-est del Paese: tre morti e tre feriti

Marie-Pierre Poirier, direttore regionale dell'UNICEF per l'Africa occidentale e centrale: "Il numero di attacchi contro i cooperanti è in aumento in modo allarmante in tutto il mondo". Lo staff di Medici Senza Frontiere costretto ad abbandonare le sue postazioni

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ROMA - Boko Haram - espressione che letteralmente significa "l'istruzione occidentale è proibita", è in realtà un'organizzazione jihadista sunnita diffusa nel nord della Nigeria - ieri ha sferrato un attacco ad una base militare a Rann. Tre operatori umanitari hanno perso la vita, tre sono rimasti feriti e uno sarebbe scomparso. Uno di questi coraggiosi cooperanti deceduto e lavorava in una zona difficilissima a rischio della propria vita,  assieme ad un infermiere che al momento risulta scomparso, erano in prima linea a fornire aiuti essenziali supportati dall'UNICEF. Gli altri due operatori uccisi lavoravano per l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

"La gente comune coinvolta in un circolo mortale". Lo staff di Medici Senza Frontiere (MSF) ha così deciso di sospende le attività mediche a Rann, dopo il violento attacco nello stato di Borno e ha evacuato 22 persone dell'équipe nazionale e internazionale. Prima di abbandonare la postazione, tuttavia, il personale di MSF ha trattato 9 pazienti feriti. Lasciare senza assistenza medica i nostri pazienti, tra cui 60 bambini inclusi nel nostro programma nutrizionale - ha detto Kerri Ann Kelly, coordinatore dell'emergenza per MSF in Nigeria - è una decisione estremamente dolorosa. Continueremo comunque a valutare l'evolversi della situazione e torneremo appena le condizioni lo consentiranno. Questo ultimo attacco è una grave conferma di come siano le persone nel Borno a pagare il prezzo di un conflitto spietato. Sono bloccate in un circolo mortale di violenza e dipendono pesantemente dagli aiuti esterni per sopravvivere. Oggi a Rann questi aiuti sono considerevolmente ridotti".
 
Il lavoro di MSF in Nigeria. Le equipe di MSF forniscono cure mediche ai 40.000 abitanti di Rann da gennaio 2017. Le cliniche mobili fornivano assistenza a cadenza regolare, mentre un'equipe medica permanente è basata in città da settembre 2017. La popolazione della zona è estremamente vulnerabile, molti di loro hanno trovato rifugio qui dopo essere fuggiti dalle loro case. MSF forniva trattamenti in particolare per malaria, malnutrizione e malattie legate alle precarie condizioni di vita. Durante i mesi della stagione delle piogge la città è rimasta isolata e non sono stati consegnati né cibo né aiuti. MSF stima che il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni a Rann, tra maggio e novembre 2017, era il doppio rispetto alla soglia di emergenza.

Le continue aggressioni ai cooperanti. Immediata è stata la condanna per questa aggressione sanguisaria a professionisti degli aiuti umanitari, che lavoravano nelle condizioni complicatissime e pericolose. "Il numero di attacchi contro gli operatori umanitari - ha detto Marie-Pierre Poirier, direttore regionale Unicef per l'Africa occidentale e centrale - è in aumento in modo allarmante in tutto il mondo e dobbiamo lavorare assieme per riaffermare il nostro impegno a proteggerli. Gli operatori umanitari non dovrebbero mai essere un bersaglio. L'Unicef - ha concluso Poirier - esprime le sue più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e a tutti i membri dello staff dell'Oim. Continueremo a lavorare con il governo per garantire il ritorno sicuro di coloro che sono scomparsi".

Boko Haram, dunque, torna a colpire. E' solo del 21 febbraio scorso la notizia della scomparsa di 111 ragazzine, sebbene - come hanno cercato di rassicurare fonti della polizia - "non ci sono conferme sul fatto che siano state rapite". I tagliagole islamisti hanno attaccato la Government Girls Science and Technical School, una scuola femminile di Dapchi, nel nord est della Nigeria. Non è chiaro se si sia trattato solo di un assalto per razziare attrezzature e riserve alimentari della scuola o se, appunto, le ragazzine siano effettivamente state portate via. Se il rapimento fosse confermato, si tratterebbe del più grave attacco a 4 anni dal rapimento delle 276 studentesse strappate dai banchi di una scuola di Chibok. Quelle la cui liberazione fu ripetutamente chiesta attraverso la campagna #BringBackOurGirls.