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Azebaijan, arrestati ottanta omosessuali e transessuali, il governo: "Solo ordine pubblico"

Cinquantasei su 83 sono stati condannati al carcere. Secondo gli avvocati sarebbe invece in atto una “persecuzione delle minoranze sessuali”. Da giorni, attivisti e Ong in difesa dei diritti umani, da Amnesty International a Human Rights Watch, denunciano i raid massicci delle autorità locali contro la comunità Lgbt del Paese

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MOSCA - Oltre ottanta omosessuali e transessuali sono stati arrestati nella seconda metà di settembre in Azerbaijan con l’accusa di prostituzione, ha annunciato il ministero degli Interni con un comunicato. Cinquantasei su 83, ha specificato, sono stati condannati al carcere. Secondo l’avvocato Samed Rahimli, sarebbe invece in atto una “persecuzione delle minoranze sessuali”. Da giorni attivisti e Ong in difesa dei diritti umani, da Amnesty International a Human Rights Watch, denunciano i raid massicci delle autorità locali contro la comunità Lgbt del Paese. E domenica scorsa, il Consiglio d’Europa ha invitato il Paese a garantire i diritti della comunità Lgbt.

Pestaggi e abusi verbali. Secondo le testimonianze raccolte dall’Ong Difensori dei diritti civili, “i detenuti sono stati vittima di pestaggi e abusi verbali e sono stati costretti a sottoporsi a esami medici, mentre le teste delle donne transessuali sono state rasate con la forza”. “Molti – prosegue l’ong svedese – sono stati rilasciati solo dopo aver fornito gli indirizzi di altri membri della comunità Lgbt che sono stati a loro volta arrestati e sottoposti allo stesso trattamento”. Testimonianze che ricordano le persecuzioni anti-gay in Cecenia denunciate dal giornale russo “Novaja Gazeta”.

Per il governo sono solo misure di ordine pubblico. Il governo azero continua ad assicurare che “le operazioni prendono di mira solo le violazioni dell’ordine pubblico”. Nei giorni scorsi Ehsan Zahidov, un portavoce del ministero dell’Interno, aveva specificato che a essere arrestate erano state persone che avevano “dimostrato mancanza di rispetto per le persone intorno a loro, infastidendo i cittadini con i loro comportamenti” o “portatori di malattie infettive”. “La gente si lamenta del fatto che queste persone camminino attorno a loro e siedano nei loro caffè dicendoci che non sono degne del nostro Paese”, aveva detto intervistato da EurasiaNet.org. Una retorica condannata dall’ong Human Rights Watch che ha domandato che un’inchiesta indipendente e imparziale faccia luce sulle denunce di raid ingiustificati.

Gli arresti nelle case. “Il Paese non è mai stato un posto sicuro per la comunità Lgbt. Puoi vederti rifiutare un lavoro, essere umiliato da familiari, vicini e compagni di classe. E la polizia non ti protegge”, ha raccontato in un op-ed sul “Guardian” Samad Ismayilov, attivista Lgbt azero che lasciò il Paese tre anni fa e ora vive negli Stati Uniti. Ismayilov, che è anche direttore del primo magazine Lgbtq in Azerbaijan, ha avuto le prime informazioni sulle retate già il 15 settembre scorso. “Molti sono stati arrestati nei loro appartamenti. I detenuti hanno denunciato di essere stati malmenati e umiliati”.

L'omosessualità non è reato dal 2.000, eppure.... In Azerbaijan, Paese laico a maggioranza musulmana, l’omosessualità non è più un reato dal 2000, ma è tuttora considerato un tabù. Secondo l’indice 2016 di Iilga-Europe Rainbow che si basa sul numero di aggressioni omofobiche e di dichiarazioni discriminatorie da parte dei rappresentanti di governo, l’Azerbaijan è il peggior Paese nel continente europeo dove vivere per un gay. Nel 2014 un attivista Lgbt azero ventenne, Isa Shakhmarli, s’impiccò con una bandiera arcobaleno lasciando scritto: “Il mondo non è in grado di sopportare i miei colori”.