Mondo Solidale

Libertà di ricerca scientifica, su 46 nazioni l'Italia è al 30° posto

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ROMA - Su 46 nazioni, l’Italia è al trentesimo posto nel mondo per libertà di ricerca e autodeterminazione: dietro Vietnam, Singapore, Sud Africa, India e Israele. Per questo, l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato un appello a tutti i Governi perché la libertà di ricerca venga discussa alle Nazioni unite come vero e proprio diritto umano. Lo dice l’Associazione che porta il nome 
dell'uomo politico italiano, la cui vita fu segnata dalla sclerosi laterale amiotrofica che lo ha portato alla morte nel 2006 a soli 38 anni, ricordando che la libertà di ricerca è un diritto umano internazionalmente riconosciuto. Eppure, quando le Nazioni unite passano in rassegna il rispetto dei diritti umani degli Stati membri, raramente vengono sollevate questioni relative alla libertà di ricerca e al godimento dei benefici delle scoperte di scienziati.

I diritti degli scienziati. “Alla denuncia contro le sistematiche violazioni dei diritti umani dei malati come Dj Fabo e degli  ultimi, vittime di conflitti, persecuzioni, soprusi, sfruttamenti e violenze, quest'anno vogliamo ricordare anche i diritti negati degli scienziati" dice Filomena Gallo, segretario dell'Associazione. Fin dai tempi di Galileo Galilei, le attività di ricerca cozzano con i dogmi delle religioni e smontano pregiudizi e credenze di ogni tipo promuovendo l'uguaglianza nella società. Non esiste una lista degli scienziati o ricercatori incarcerati o perseguitati per le loro attività d'indagine.

Ahmadreza Djalali. "In particolare ci appelliamo all'Unione europea perché faccia tutto quanto in suo potere per salvare la vita di Ahmadreza Djalali, il ricercatore di origine iraniana in carcere a Teheran da quasi due anni accusato ingiustamente di spionaggio".   Djajali – che ha fatto ricerca all'Università del Piemonte orientale e in atenei belgi e svedesi nel campo della Medicina dei disastri - è stato condannato a morte ad ottobre scorso con l'accusa d'aver tradito la sua "patria". Negli ultimi mesi, 130 tra senatrici e senatori di tutti i gruppi hanno lanciato un appello al Governo italiano perché scongiuri la condanna a morte di Djalali. A questa richiesta si è aggiunta quella di 75 premi Nobel e della EuropeanUniversityAssociation che riunisce 800 atenei in tutto il continente.

Il rapporto. Da quasi dieci anni l'Associazione Luca Coscioni monitora il progresso scientifico nel mondo:  “si tratta di un altro modo di documentare come le libertà civili e i diritti umani vengono rispettati", spiega Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione. L’ultimo rapporto, sotto la direzione del professor Andrea Boggio della Bryant University, dice che su alcune questioni cruciali siamo dietro a Vietnam, Singapore, Sud Africa, India e Israele: lo dimostra l’indice di "libertà e autodeterminazione", uno strumento per la valutazione comparativa del grado in cui i ricercatori, gli operatori sanitari e i pazienti godono del diritto alla scienza in tutto il mondo.

L’appello per il diritto umano alla scienza. "La Dichiarazione universale dei diritti umani parla di scienza all'articolo 27" conclude Marco Perduca che coordina le attività internazionali dell'Associazione "stesso dicasi per altri patti e convenzioni internazionali; noi lanciamo un appello internazionale perché la libertà di ricerca tanto quanto il godere dei benefici delle più recente scoperte scientifiche divengano preoccupazione e occupazione strutturale degli Stati dell'ONU". L’appello può essere sottoscritto on line . I  contenuti dell’appello verranno discussi in occasione della quinta riunione del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica che l'Associazione Luca Coscioni organizza dall'11 al 13 aprile 2018 al Parlamento europeo di Bruxelles.