Mondo Solidale

Sud Sudan, violato il cessate il fuoco. Riprende l’esodo degli sfollati

Sono ormai 2 milioni le persone in fuga verso altri Paesi. Un milione ha trovato riparo in Uganda, un altro in Sudan, Etiopia, Kenya, Congo e Repubblica Centrafricana

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Un esodo senza fine, un futuro sempre più cupo. E' il drammatico quadro rappresentato dall'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla crisi in Sud Sudan. Il 2018 è iniziato con una nuova ondata di sfollati a causa della ripresa delle ostilità tra le parti in conflitto lo scorso 4 gennaio.

Cifre di una crisi cronica che si aggrava sempre di più. Sono oltre 3 miloni e mezzo i sud-sudanesi che non hanno più una casa e sopravvivono grazie agli aiuti umanitari della cooperazione internazionale. In 2 milioni hanno deciso di lasciare il paese, 50 mila solo nelle prime tre settimane del mese. 

Un milione di rifugiati ha trovato riparo in Uganda con una media di circa 2 mila cittadini al giorno negli ultimi 12 mesi. Un altro milione di persone si è rifugiato in Sudan, Etiopia, Kenya, Congo e Repubblica Centrafricana.

Violato più volte Il cessate il fuoco. A determinare la ripresa del flusso di sfollati dal Sud meridionale i nuovi scontri scoppiati nei pressi della capitale, Giuba, tra le fazioni del presidente Salva Kiir e dell'ex presidente Reik Machar, che ha violato il cessate il fuoco raggiunto pochi mesi prima nell'ambito dei colloqui di pace ad Addis Abeba. Il conflitto è iniziato nel dicembre del 2013 tra le truppe fedeli a Kiir, di etnia dinka, e i ribelli guidati da Machar, di etnia nuer. Il mese scorso l'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) per tentare di riportare le parti al tavolo delle trattative ha organizzato delle consultazioni in Etiopia con i firmatari dell'accordo di pace dell'agosto 2015. A quasi tre anni dalla firma dell'intesa per la fine delle ostilità quest'ultima non è mai stato attuata.

La richiesta di embargo degli Stati Uniti. Nel paese africano, nonostante sia tra i più poveri del mondo, continuano ad arrivare moltissime armi. Per porre un freno al traffico di armamenti che approvvigiona le parti in conflitto gli Stati Uniti hanno chiesto all'Onu di imporre un embargo internazionale sulle armi al Sud Sudan. L'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley, ha dichiarato al Consiglio di sicurezza che il governo del presidente Kiir "dimostra sempre di più di essere un partner inadeguato nel guidare gli sforzi di pace per la nazione più giovane del mondo, impantanata da quattro anni in una guerra intestina".  

La denuncia di Unicef: Sud Sudan devastato da conflitto. Un conflitto che ha causato centinaia di migliaia di vittime, che affama un intero popolo e fa ammalare i bambini sempre più denutriti. Sull'impatto devastante della guerra sui minori l'Unicef ha diffuso la scorsa settimana un dettagliato rapporto.  

Il direttore Generale dell'agenzia Onu, Henrietta H. Fore, al termine di una missione di due giorni nel paese ha ricordato come lo scorso anno, lavorando con i genitori. Unicef avesse vaccinato circa 1,8 milioni di bambini contro il morbillo, curato oltre 180.000 bambini malnutriti e aiutato 300.000 bambini ad avere accesso all'istruzione. Ma tutto ciò non è bastato. I bisogni umanitari sono enormi: 2,4 milioni di bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case, 250.000 sono colpiti da malnutrizione grave e a rischio di morte e, infine, quasi 20mila minori sono stati reclutati nel conflitto.

Allarme anche della Fao: subito vaccini o bestiame a rischio. Anche sotto il profilo alimentare e agricolo la situazione è sempre più critica. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura ha lanciato nei giorni scorsi un appello per la donazione da parte degli Stati ricchi di 7,5 milioni di dollari da destinare alla campagna di vaccinazione d'emergenza degli animali da allevamento in Sud Sudan. La Fao mira a proteggere quasi 9 milioni di capi, il 30% del bestiame del paese. L'agenzia Onu ha solo un quarto dei fondi necessari (2,5 milioni di dollari su 10 milioni di dollari). Mantenere gli animali vivi e in salute è vitale in un paese in cui la maggior parte della popolazione si affida al bestiame per la propria sopravvivenza e metà della popolazione lotta contro la fame acuta.

L'appello del cardinale Turkson: costruire la pace in Sud Sudan. "La fine delle violenze è urgente per costruire la pace in Sud Sudan, una nazione in difficoltà la cui popolazione ha tutto il sostegno della Santa Sede" è l'appello lanciato dal cardinale Peter Turkson, presidente del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale del Vaticano aprendo il 25 gennaio i lavori della tavola rotonda 'Costruire la pace insiemè ricordando che "non c'è sviluppo senza stabilità" e che "il più grande nemico al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile non è la mancanza di fondi ma la mancanza di pace".