Mondo Solidale

Palestina, a rischio la scuola di pace costruita dagli italiani

Una petizione per salvarla. E' nel villaggio beduino palestinese di Khan al Ahmar, costruita nel 2009 dall’ Ong Vento di Terra e dagli architetti di ARCò con 2.200 pneumatici usati

2 minuti di lettura
ROMA - E’ nota come “la scuola di gomme”, perché costruita su pneumatici usati per fare fronte al divieto delle Autorità Israeliane di realizzare costruzioni in muratura nell'Area C, che costituisce circa il 60% del territorio della West Bank con una popolazione ebraica che, appunto, nell'area C è sotto l'amministrazione della Giudea e della Samaria, mentre la popolazione palestinese è amministrata dal coordinatore delle attività governative nei Territori e, indirettamente, dall'Autorità nazionale a Ramallah. Una sentenza del tribunale israeliano, esecutiva dal 1° giugno, ha deciso di raderla al suolo. Dall’Italia è già partita una petizione per salvare la scuola, i bambini e quel che questo luogo rappresenta: il simbolo del diritto all’istruzione. 

Palestina, a rischio la scuola di pace costruita dagli italiani



La scuola di gomme. Si trova nel villaggio beduino palestinese di Khan al Ahmar ed è stata costruita nel 2009 dall’ Ong milanese Vento di Terra e dagli architetti di ARCò utilizzando 2.200 pneumatici usati. Esiste  (video http://www.ventoditerra.org/vdt_videos/la-scuola-gomme/) anche grazie al contributo della Cooperazione Italiana e dei Comuni dell’area sud di Milano. E’diventata il simbolo della bandiera della difesa dei diritti delle comunità beduine residenti nell’Area C della Palestina controllata da Israele ma oggi rischia di essere distrutta a causa di un ordine di demolizione.

Il rischio demolizione. La sentenza fa sì che ogni momento può essere buono per l'eliminazione della scuola. Non si tratta di una semplice costruzione: in quella scuola risiedono le speranze per il futuro di pace, per oltre 170 bambini del villaggio e delle zone limitrofe. Minori che, a causa delle limitazioni imposte dai militari e dell’isolamento dei villaggi dove risiedono, non hanno alternative reali e rischiano di perdere il diritto all’istruzione primaria.

Una costruzione nel deserto. Non è stato semplice per gli italiani costruire una scuola nel deserto e superare i vincoli molto complessi, legati al contesto: oltre al clima, la rigida normativa vigente per la quale di fatto ai Palestinesi è precluso il diritto di costruire, la necessità di costruire in modo semplice e veloce, così da poter operare anche in mancanza di manovalanza specializzata, l'uso di materiali locali, le minime risorse finanziarie. La scelta è caduta dunque su una tecnica costruttiva particolare che prevede l'uso di pneumatici usati riempiti di terra: non c’è una grande bibliografia su questo metodo dato che il numero di applicazioni pratiche è ridotto, ma i risultati si sono dimostrati ottimi sia per la semplicità e la rapidità di realizzazione che per le elevate prestazioni termiche e statiche.

La solidità della struttura. Siamo andati a cercare la scheda del progetto: il  pneumatico è un materiale facilmente reperibile a costo zero, ha una elevata elasticità e resistenza ed è buono anche dal punto di vista della re-immissione nel ciclo di vita di un materiale altrimenti destinato allo smaltimento. La scuola si regge grazie alla terra costipata, che riempie le gomme posizionate a file sfalsate, come fossero mattoni, usate per comporre le pareti che fanno da tamponamento e struttura portante dell'edificio. L'intonacatura esterna in argilla garantisce infine la protezione della gomma dai raggi solari, evitandone il deterioramento e il rilascio di sostanze nocive. Tutto questo rischia di essere buttato giù.

La petizione da firmare. Dall’Italia è partita una petizione diretta a Antonio Guterres, Benjamin Netanyahu, Mahmud Abbas, Antonio Tajani, Sergio Mattarella, Federica Mogherini per salvare la scuola di gomme costruita dagli italiani. E’ facile intuire la situazione di stress che stanno vivendo in queste ore i bambini e le loro famiglie. Su Change.org la petizione è stata lanciata da Angela Celeste Costantino. Manca poco per raggiungere le cinquantamila firme: “Ho scelto di creare questa petizione, sostenendo con tutta me stessa questa causa, perché credo che ogni scuola, in qualsiasi territorio del mondo debba rappresentare un luogo di crescita e insieme un luogo di dialogo e di pace. Ogni bambino sulla terra ha diritto ad essere istruito, ad avere i mezzi per sviluppare le proprie potenzialità, ad apprendere la cultura e le nozioni per gettare le basi per un futuro migliore”.