Mondo Solidale

Somalia, è ancora suo il primato delle violenze e delle vittime nelle azioni terroristiche

Al-Shabaab maggiore responsabile. Il primato è stato certificato dall’Armed conflict location and event data project (Acled), che ha realizzato una mappatura aggiornata delle situazioni di conflitto nel Paese del Corno d'Africa. Il report rileva il più elevato numero di decessi accertati (3.827) dovuti a episodi di violenza, un trend che prosegue ininterrottamente dal 2013
 

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ROMA - «La Somalia - si apprende dal sito di Nigrizia - continua a essere il paese africano maggiormente penalizzato dallo stato di conflitto, con 1.537 episodi di violenza dall’inizio del 2017, che corrispondono a oltre il doppio dei 686 registrati in Sud Sudan, il secondo degli Stati del continente africano con il più alto numero di violenze» dovute a ormai quasi quattro anni di feroce guerra civile. L’infausto primato è stato certificato dall’Armed conflict location and event data project (Acled), che nel suo ultimo studio “Conflict Trends” (Andamento dei Conflitti - Analisi in tempo reale della violenza politica in Africa) ha realizzato un focus speciale che traccia una mappatura aggiornata delle situazioni di conflitto in Somalia. Il report rileva pure che nei primi nove mesi dell’anno in corso, il paese del Corno d’Africa ha subito il più elevato numero di decessi accertati (3.827) dovuti a episodi di violenza. Mentre gli scontri armati continuano a provocare la maggior parte delle vittime (56% del totale), è però anche aumentato il numero dei civili rimasti uccisi a causa di eventi conflittuali, un trend che prosegue ininterrottamente dal 2013.

Ancora i miliziani di al-Shabaab i maggiori responsabili. L’analisi evidenzia che è il gruppo jihadista al-Shabaab quello che ha causato il più alto numero di vittime tra i civili, ma è stato registrato anche un significativo incremento di uccisioni di civili anche da parte delle milizie di alcuni clan, come quelle appartenenti al sotto-clan Habar Gidir, che fa parte del clan degli Hawiye, e quelle del sotto-clan dei Marehan, parte del clan dei Darod. Questo implica, inoltre, che sebbene al-Shabaab rimanga in assoluto il gruppo più letale e violento nel paese, la minaccia all’incolumità dei civili costituita dalle milizie attive legate ai clan, sia in costante crescita. L’elevatissimo numero di episodi di violenza riconducibili ad al-Shabaab, in particolare gli attacchi con esplosivi, hanno prodotto un tangibile aumento delle vittime tra i cittadini somali. Secondo gli analisti dell’Acled, tale incremento lascia spazio all’ipotesi di un cambio di strategia da parte del movimento jihadista, che si associa all’espansione territoriale del gruppo nella regione del Lower Shabelle, nel sud del paese.

Aumenta il territorio controllato dai jahadisti. Un altro trend significativo monitorato nel rapporto è rappresentato dal fatto che mentre al-Shabaab continua ad aumentare il controllo del territorio occupando nuove aree, si riduce il numero delle milizie dei clan attive in quelle stesse zone. Ciò suggerisce una relazione tra al-Shabaab e le numerose milizie claniche, che potrebbero combattere sotto la sigla del gruppo estremista. Tuttavia, il report esprime dei dubbi a riguardo, sottolineando che al-Shabaab, quando ha occupato nuovi territori, ha bloccato l’attività delle milizie che operavano in quelle zone.

Molti militanti del gruppo però se ne vano. Nel focus è anche evidenziata la lunga serie di defezioni di militanti di alto livello di al-Shabaab, che adesso vivono sotto la protezione del governo a Mogadiscio. Lo studio ritiene che queste diserzioni possano produrre nuove frammentazioni all’interno dell’organizzazione jihadista, che consoliderebbero la scissione tra i militanti rimasti legati ad al-Qaeda e quelli affiliati alla cellula dello Stato Islamico stanziata nella regione semi-autonoma settentrionale del Puntland.

Rinsaldati i vecchi legami con al-Qaeda. Viene infine avanzata l’ipotesi che il gruppo somalo abbia rinsaldato i vecchi legami con al-Qaeda nella penisola araba (Aqap), un riavvicinamento che da tempo è considerato uno degli obiettivi primari della nuova strategia di al-Shabaab per contrastare il tentativo dello Stato Islamico di proliferare nella regione. Quello di al-Shabaab con al-Qaeda è un legame antico e profondo, cominciato molto prima dell’affiliazione ufficiale del febbraio 2012. Nella sua lotta contro le truppe dell’Amisom (missione di peacekeeping dell’Unione Africana sotto l’egida dell’Onu) e dell’esercito governativo somalo, il gruppo islamista si collega al jihad globale per l’affermazione dell’Islam, professato nelle due fatwe di Osama bin Laden, pubblicate tra il 1996 e il 1998. Uno scontro nel quale al-Qaeda rappresenta l’unico difensore globale dei musulmani contro l’attacco dell’Occidente e degli infedeli, sancendo il legame profondo che da ben più di cinque anni unisce al-Shabaab alla rete di al-Zawahiri.

* Marco Cochi scrive per Nigrizia