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Yemen, la guerra contro la popolazione: migliaia i morti tra i civili e torna il pericolo colera

Agosto è stato il mese più sanguinoso dall’inizio dell’anno. Una carneficina che si palesando come conseguenza diretta sia del disprezzo spregiudicato delle parti in conflitto nei confronti della vita dei civili, che dell’incapacità delle potenze che le appoggiano, di trovare vie di uscita politiche efficaci verso la pace

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ROMA - Agosto è stato il mese più sanguinoso dall’inizio dell’anno in Yemen. Una carneficina che si palesando come conseguenza diretta sia del disprezzo spregiudicato delle parti in conflitto nei confronti della vita dei civili, che dell’incapacità delle potenze che le appoggiano, di trovare vie di uscita politiche efficaci verso la pace.  E’ la denuncia diffusa da Oxfam, in vista dei colloqui di pace in programma questa settimana a Ginevra, i primi in due anni, tra le forze sostenute dalla Coalizione a guida saudita e i ribelli Houthi.

Secondo i rapporti raccolti dalle Nazioni Unite infatti nei primi nove giorni di agosto sono morti 450 civili, di cui 131 bambini, mentre al 31 agosto i morti e feriti sono saliti a 981, tra cui oltre 300 bambini, ma il numero potrebbe essere ancora più alto perché difficile tenere il conto esatto.

Guerra senza quartiere. “In Yemen oggi è il far west. Tutti indistintamente in ogni momento della giornata possono finire nel mirino del nemico. La sofferenza del popolo yemenita è un affronto al nostro senso di umanità: il fallimento delle potenze mondiali nel riaffermare qui i valori fondanti della civiltà, una vergogna. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Siamo di fronte a un triste capitolo della diplomazia contemporanea fatta di accordi sotto banco, doppiezze, ipocrisia. Quanti bambini devono ancora morire perché si abbia un’ammissione di complicità da parte delle potenze che alimentano questa guerra da oltre tre anni? Si hanno prove di crimini di guerra perpetrati regolarmente, i responsabili dovranno renderne conto. La carneficina deve finire e in questa direzione i colloqui di pace di Ginevra possono essere decisivi per fermare gli attacchi sui civili”.

Civili nel mirino. Nonostante le rassicurazioni di uno stop al conflitto per il controllo del porto di Hodeida, all’inizio di agosto si sono verificati attacchi in un mercato con 41 civili morti, di cui 6 bambini, e 111 feriti. Si sono anche registrati attacchi a un ospedale della città che ha causato altre perdite tra I civili. Il 9 agosto un bombardamento nel nord del paese ha colpito un mercato e un autobus pieno di bambini, causando 46 morti e 100 feriti, le vittime erano per lo più ragazzi di meno di 13 anni. Nel giro di una settimana altri 22 bambini e 4 donne sono rimasti uccisi da un attacco aereo dopo essersi salvati da un bombardamento solo il giorno prima. Le Nazioni unite riportano numerose altre perdite in una macabra, interminabile conta: 16 pescatori uccisi e 4 dispersi a seguito di un attacco aereo, una donna colpita a morte da un cecchino, 2 bambini vittime di bombe a grappolo, scuole, case, fattorie distrutte e altri casi di famiglie innocenti massacrate.

Torna l'incubo colera. Nel frattempo i combattimenti a sud di Hodeidah non si fermano e al momento sono concentrati nella città di Ad Durayhimi. Si combatte nelle zone residenziali, sotto il fuoco incessante degli attacchi aerei, mentre le vittime tra i civili rimasti intrappolati in città continuano ad aumentare, e la popolazione resta senza la minima possibilità di fuggire o ottenere assistenza medica. Una situazione che sta bloccando il lavoro delle organizzazioni umanitarie che non riescono ad intervenire a causa degli scontri in corso e delle strade rimaste bloccate o impercorribili.

Emergenza sanitaria. Il tutto mentre i danni alle infrastrutture idriche e sanitarie a Hodeidah sta lasciando migliaia di persone senz’acqua e assistenza medica, aumentando a dismisura il rischio di una nuova epidemia di colera. Una situazione di guerra aperta che non si sta limitando all’area della città portuale di Hodeidah: si continua a combattere anche a Lahj, Al Baydah, Sa'daa, Hajaah, Taiz e in diverse altre zone del paese. Una situazione analoga a quella di Hodeidah di registra proprio a Taiz, dove le forze Houthi stanno stringendo d’assedio la città, mentre le persone continuano a morire per le strade, senza la minima possibilità di essere raggiunte dagli aiuti.

Oltre 17 mila vittime. Tutte le parti coinvolte nel conflitto stanno commettendo gravissime violazioni delle normative internazionali.  Secondo le Nazioni Unite tra il 26 marzo 2015 e il 9 agosto di quest’anno sono state ben 17.062 le vittime civili, tra cui oltre 10.400 mila causate dagli attacchi aerei della Coalizione a guida saudita. "Lo Yemen è sull'orlo del collasso.  – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – E’ perciò prioritario che si arrivi al più presto ad un cessate il fuoco e che si avvii un vero percorso di pace. I colloqui di pace di Ginevra sono i benvenuti, ma in questo momento deve cessare immediatamente il massacro di civili".