Mondo Solidale

Grazie Segre, la storia non va dimenticata

L'intervento della direttrice e fondatrice di MOAS. "Dalle parole pronunciate in Senato dalla senatrice a vita, il monito a sorvegliare sui rischi concreti di degenerazioni di matrice razzista e xenofoba"
 

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Caro Direttore,
“Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio”. Esordisce così, durante il suo primo discorso da senatrice, Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz di cui porta ancora sul braccio il tatuaggio col numero identificativo con cui i nuovi arrivati iniziavano un percorso spersonalizzante che li avrebbe privati pian piano della loro stessa umanità. Coerentemente con la sua esperienza personale, la senatrice Segre non è nuova a appelli di questo tipo per risvegliare le coscienze sopite dei suoi concittadini davanti ai concreti rischi di pericolose degenerazioni di matrice razzista e xenofoba.

Lo sgombero di Torino. Proprio nel giorno della votazione della fiducia al nuovo governo e del suo primo discorso ufficiale, a Torino veniva sgomberato un campo Rom installatosi 13 anni fa e evacuato in poche ore. Le autorità hanno addotto questioni di sicurezza per gli abitanti del campo e della zona circostante come motivazioni per questa decisione e approntato un piano di accoglienza di una settimana. Forse anche per questo nel suo discorso, un pensiero speciale viene dedicato proprio a Sinti e Rom “che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere, perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all'invidia seguì l'orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale”.

Fa male sentir parlare di "pacchia". Ma l’ondata di odio e razzismo si allarga a macchia d’olio coinvolgendo le minoranze più vulnerabili, in particolare migranti e rifugiati la cui condizione viene derisa apertamente al solo scopo di minimizzare la loro vulnerabilità, di ignorare le terribili condizioni di vita in cui versano e di fomentare l’astio dei cittadini. Duole apprendere che la situazione dei migranti e dei rifugiati venga descritta come “una pacchia”, soprattutto in un momento in cui si susseguono notizie tragiche fra naufragi lungo la rotta del Mediterraneo e dell’Egeo, disperati tentativi di fuga dalle carceri libiche che terminano in tragedia e l’omicidio a sangue freddo di Soumayla Sacko, sindacalista maliano in Calabria. Tutto questo a fronte di dati allarmanti sulla situazione del paese sia in termini di crescente intolleranza, sia relativamente al limbo cui sono costretti i migranti dopo l’arrivo.

In Italia le maggiori ostilità. Rispetto al primo punto, una ricerca recente da parte del Pew Research Centre ha cercato di analizzare le tendenze nei confronti di musulmani ed ebrei in Europa occidentale e in Italia è emersa la maggiore ostilità nei loro confronti. Alla domanda “Accetteresti un ebreo o un musulmano in famiglia”, rispettivamente il 25% e il 43% degli intervistati hanno risposto di no, registrando così la percentuale più altra fra gli altri Paesi Membri. Ma questa ricerca, di fatto, mette semplicemente in luce tendenze facilmente rintracciabili nella quotidianità italiana e europea.

L'ascesa del popolismo in Europa. Seppur con vari livelli di intensità, tutta l’Europa sta registrando una ascesa di populismo, xenofobia, razzismo e chiusura al prossimo. Sono elementi comuni praticamente a tutti i paesi che, incapaci di onorare e rispettare i valori fondanti di solidarietà e tutela dei diritti umani, si trincerano dietro egoismi nazionali e trascinano alla deriva gli alti ideali che hanno portato alla creazione dell’Unione Europea a partire dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Proprio in  questi giorni si sono susseguite notizie preoccupanti in arrivo da Francia, Austria e Ungheria. In Francia, a pochi giorni dall’eroico gesto di Mamoudou Gassama che ha salvato un bambino che stava per cadere dal balcone e che gli è valso la concessione della cittadinanza francese, tre attivisti stranieri si sono presentati in tribunale con l’accusa di aver aiutato alcuni migranti ad attraversare la frontiera. I tre giovani avevano preso parte a un corteo di circa 100 persone intenzionate a scortare una ventina di migranti per evitare i respingimenti da parte degli attivisti di Génération Identitaire.

Quel cadavere trovato a Bardonecchia. Negli stessi giorni, veniva diffusa la macabra notizia del ritrovamento del cadavere di un migrante nella località di Bardonecchia dopo lo scioglimento della neve. In Austria invece il Primo Ministro Kurz, che a breve avrà la presidenza a rotazione del Consiglio Europeo, ha annunciato che la migrazione sarà la priorità della sua agenda. Quello di Kurz è l’unico in Europa ad avere nella coalizione di governo una componente dichiaratamente di estrema destra e anti-immigrazione (il Freedom party) e ha recentemente dichiarato che occorre dare a FRONTEX un mandato per agire direttamente in Nord Africa.

Occorrerebbero 10 mila guardie di frontiera. Per farlo bisognerebbe assumere prima possibile altre 10mila guardie di frontiera, fermare i flussi migratori già in Africa e idealmente rispedire le persone nei proprio paesi di origine o transito. Queste posizioni godono dell’appoggio del premier ungherese Orban che ha appena fatto approvare una legge che criminalizza chiunque tenti di aiutare i migranti e ha sollevato dure critiche da parte dell’UNHCR. Purtroppo, proprio queste posizioni vengono appoggiate anche dal nuovo governo italiano che si è unito al fronte europeo contrario alla riforma di Dublino.

Gli stermini cominciano gradualmente. Sulla base di uno scenario così drammatico, le parole della senatrice Segre non sono solo di enorme conforto per chiunque creda nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, ma sono anche un monito concreto a impegnarci attivamente per evitare che gli orrori del passato si ripetano. Come ha ribadito lei stessa, lo sterminio non comincia da un giorno all’altro, ma gradualmente. Si comincia con lo sminuire il bersaglio di una campagna d’odio che priva le persone della loro umanità. Prima erano gli ebrei, ora sono i richiedenti asilo, i migranti, i rifugiati e chiunque giunga in Europa in fuga da guerre, persecuzioni e povertà estrema. Lentamente ci si abitua ai soprusi, si smette di provare empatia nei confronti di chi andrebbe salvaguardato e ci si accanisce contro qualcuno in virtù della religione o del colore della pelle.

Le parole della senatrice Segre. Mi unisco quindi all’appello della senatrice Segre affinché si contribuisca tutti a mantenere vigile la coscienza, a sensibilizzare sul tema della migrazione troppo spesso spersonalizzata e ridotta a numeri, a conservare l’empatia nei confronti di chi sta cercando un futuro migliore per sé e per i propri figli. Ma soprattutto mi unisco alla richiesta di evitare leggi discriminatorie nei confronti di determinati gruppi e di rispettare il diritto codificato che tutela dignità e diritti umani.

* Regina Egle Liotta Catrambone, Direttrice e Cofondatrice MOAS