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Macerata, attacco al GUS: sfondato il portone del Gruppo Umana Solidarietà

Il lancio di pietre pesanti contro l'associazione nota in Italia per il modello virtuoso di integrazione diffuso con il quale, da oltre venti anni, si occupa di accoglienza ed integrazione con piccoli appartamenti, percorsi di autonomia, formazione e lavoro. Noto anche l'aiuto che l'associazione sta dando, assieme alla Protezione Civile, ai terremotati nella zona di Arquata del Tronto e nel maceratese
 

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MACERATA - Il Gus, Gruppo Umana Solidarietà, è sempre più nel mirino: ieri, sconosciuti hanno attaccato la sede di piazza Mazzini, a Macerata,  lanciando pietre e mattoni contro la porta di vetro in pieno giorno, quando all'interno c'era gente a lavoro. L'associazione è nota in Italia per il modello virtuoso di integrazione diffuso, con il quale da oltre venti anni  si occupa di accoglienza ed integrazione (piccoli appartamenti invece di grandi centri, percorsi di autonomia, formazione e lavoro invece di assistenzialismo) e per l'impegno che, dal giorno del terremoto, sta portando avanti, assieme alla Protezione Civile, per i terremotati sia nella zona di Arquata del Tronto che nell'alto maceratese.

I fatti. Nel pomeriggio di ieri -  26 febbraio - mentre le ragazze del Gus erano in ufficio, c'è stato un primo colpo molto forte. Pensando ad un petardo, le persone si sono avvicinate al portone di ingresso. Di fronte a loro, un uomo incappucciato che scagliava pietre contro la vetrata, mentre c'era gente che di fronte all'ufficio giocava con la neve. Alcune persone hanno tentato di rincorrere l'uomo, gridando. Poco dopo è intervenuta la polizia. Ora, considerato il fatto che nei pressi della piazza non ci sono sassi di grosse dimensioni, tutto lascia pensare che l'attacco sia stato premeditato e organizzato. La porta, nonostante sia molto robusta, ha subito danni gravi.

Il GUS sotto attacco. Ong riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri, il Gus da qualche mese è  oggetto di polemiche e di attacchi strumentali, molto spesso per meri calcoli elettorali, in particolare dopo i fatti accaduti a Macerata, quando Luca Traini, il nazifascista di 28 anni, candidato nelle fila della Lega alle ultime amministrative, prese di mira sei persone, tutti africani, sparando all'impazzata e ferendoli gravemente in diversi punti della città, nei pressi dei luoghi in cui nei giorni precedenti al 3 febbraio scorso venne uccisa Pamela Mastropietro, la diciottenne romana, fatta a pezzi e stipata in due valige. Delitto del quale è stato accusato il nigeriano Innocent Oseghale, tuttora in carcere.

Oltre l'immigrazione. Il GUS Viene identificato con l'immigrazione, ma in realtà fa molto di più: interviene dove c'è un'emergenza - come con il terremoto nelle Marche, in Umbria, in Molise, in Abruzzo -  ma anche, in modo meno eclatante, nel disagio sociale quotidiano. Sul piano internazionale, dal 1993, in memoria di  Guido Puletti (giornalista italo-argentino ucciso quando un convoglio di aiuti umanitari organizzato da volontari italiani fu assalito da "militari irregolari" bosniaci) e degli operatori di pace, lavora nei Balcani, in Sud America, in Sri Lanka, Nepal, in Africa, realizzando progetti di sviluppo e interventi di emergenza cittadinanza mondiale (ECM), integrazione, formazione, volontariato. Ultimamente interviene a favore dei bambini in campi profughi in Iraq ed in Rojava.

Un modello virtuoso di accoglienza. Viene da chiedersi: se il Gus opera in tante realtà nazionali ed internazionali, perché viene associato principalmente all'immigrazione? La risposta è semplice: per aver costruito un modello che ha mostrato di funzionare egregiamente, ormai in piedi da venti anni e riconosciuto a livello internazionale. E' l'inverso del modello cui siamo abituati:  a Macerata non esiste nessun grande centro di accoglienza del Gus, né hotel fatiscenti diventati ghetti. I ragazzi vengono ospitati in appartamenti che si gestiscono in autonomia, aiutati dall'associazione che fornisce loro corsi di italiano e tirocini lavorativi e percorsi di formazione finalizzati all'integrazione lavorativa. Tirocini che poi continuano nello Sprar, in sinergia con una rete territoriale di supporto (da Confartigianato ai vari comuni ecc. ). In questo modo vanno dalla prima alla seconda accoglienza inseriti nel mondo del lavoro o si spostano in altre regioni, ma già formati adeguatamente. Gli operatori del Gus sono professionisti del settore, fanno accoglienza dal '93, hanno accolto i primi profughi nel 96 - '97 quindi ben prima che esplodesse il "business" dell'accoglienza di cui sta facendo le spese in primis: come accade in tutte le professioni, i peggiori danni arrivano da chi lavora nello stesso campo improvvisandosi senza professionalità ed in modo non onesto.

Non solo immigrati: l'aiuto ai terremotati italiani. Identificare il Gus con il tema dell'immigrazione è un non riconoscere il valore dell'impegno che gli operatori, assieme alla protezione civile, stanno profondendo nelle Marche dal giorno del terremoto. Hanno istituito centri di supporto psicologico, primo aiuto, progetti di riabilitazione sociale dopo gli eventi sismici in Marche (1997), Molise (2002), Abruzzo (2009), Marche-Umbria (2016) per aiutare i terremotati a trovare la forza di andare avanti, si sono messi al servizio delle famiglie senza casa  per i beni di  prima necessità, le hanno aiutate quando sono state spostate a Civitanova Marche ed a Porto Sant'Elpidio.

La risposta del GUS.  Il Coordinatore Nazionale del Gus, Giovanni Lattanzi, che abbiamo intervistato qualche giorno fa, cosi commenta: "Vogliamo ripeterlo con forza e con fermezza: il GUS è un'associazione che crede nella pace e nel dialogo. Non ci fermiamo davanti a questi attacchi vili, continueremo come sempre il nostro lavoro, il lavoro di tanti operatori che tutti i giorni sono in servizio per dare risposte alle tante emergenze sociali, ognuno nel proprio ruolo, come stavano facendo proprio ieri le ragazze nel nostro ufficio di piazza Mazzini. Fatti tristi come questo conseguono agli atteggiamenti messi in campo da chi soffia su odio e paura. Lo stiamo dicendo  da tempo: è il momento di abbassare i toni e di eliminare i cori da stadio".

Le Ong italiane: "Una risposta alla sottocultura dell'odio". alla L'Associazione delle Ong Italiane (AOI) "Esprime solidarietà e pieno sostegno al GUS - si legge in un comunicato - che opera da anni all'estero in programmi di aiuto umanitario, emergenza e Cooperazione internazionale e in Italia nell'accoglienza e per l'integrazione dei migranti e stranieri. AOI chiede alle istituzioni, locali e nazionali, di porre urgentemente al centro della loro azione strumenti efficaci per la tutela di tutte le associazioni e realtà civilmente e socialmente attive nei territori: perché esse sono l'anticorpo positivo e la risposta trasparente ed efficace al populismo e alla sottocultura dell'odio e del sospetto".