Mondo Solidale

Rifugiati, l'accoglienza di Brescia per 72 persone: impareranno ad essere allevatori e agronomi

È il progetto “Farm Training” realizzato dall’Associazione Centro migranti onlus di Brescia in collaborazione con l’Asilo notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli, l’Afgp centro Bonsignori di Remedello e altri

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BRESCIA - Tre anni di corso per un totale di 72 richiedenti asilo ospitati nella città di Brescia e pronti a ricevere una formazione completa su allevamento, agronomia e agricoltura con lezioni teoriche e pratiche. È questo in sintesi il progetto “Farm Training” realizzato dall’Associazione Centro migranti onlus di Brescia in collaborazione con l’Asilo notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli, l’Afgp centro Bonsignori di Remedello, la fondazione Opera Caritas San Martino di Brescia e la Congrega della carità apostolica e che rientra in un progetto più ampio della CEI “Liberi di partire e liberi di restare”.

L'idea del corso per migranti. Degli ultimi 170 mila arrivi in Italia, il 6,3% è stato destinato alla Regione Lombardia, in particolare l’1,2% nella provincia di Brescia. Una volta giunti qui i richiedenti asilo si ritrovano sospesi nel tempo, in attesa di un permesso umanitario o di soggiorno che nel 90% dei casi non ottengono. È in questo contesto che padre Domenico Colossi, presidente dell’Associazione Centro Migranti, ha lanciato l’idea di un corso di formazione per agricoltori aperto a 24 richiedenti asilo ogni anno per tre anni per un totale di 1000 ore annuali. «Ritengo che una qualifica professionale possa facilitare per alcuni l’acquisizione del permesso di soggiorno» spiega a La Repubblica padre Domenico, «che significa inoltre potersi inserire nel tessuto produttivo dell’economia locale. Allo stesso tempo, per coloro a cui fosse negato il permesso, il corso offrirebbe un’occasione di apprendimento da portarsi dietro una volta rientrati nel paese di origine e un modo per non vivere l’avventura migratoria come un totale fallimento».

L'agricoltura assorbe più manodopera. Così, a partire dal mese di settembre, i primi 24 ospiti, selezionati in base alle proprie attitudini, potranno prendere parte al corso annuale della durata di 1000 ore. Il processo di valutazione è appena partito: si valutano conoscenze pregresse sul campo e livello di conoscenza dell’inglese. Ma la formazione è anche rivolta a chi ha già ottenuto il permesso ma non riesce a trovare lavoro. «A parte gli immigrati di origine indiana, quelli provenienti dall’Africa sub-sahariana vedono nel contadino un lavoro squalificante, perché in Africa il contadino è povero» continua padre Colossi. Che, a pensarci bene, è la stessa cosa che succede ai figli degli italiani. «Invece noi vorremmo far capire loro che l’agricoltura richiede molta professionalità ed è un settore che può dargli un futuro, ancora più nella stessa provincia di Brescia dove l’agricoltura è il settore che sta assorbendo più manodopera e la stessa cosa accade nei paesi in via di sviluppo».

L'iniziativa nasce dopo un'esperienza simile in Calabria. L’accoglienza bresciana comprende già tutta una serie di attività strutturate messe in campo  dal Centro Migranti della Diocesi di Brescia e dall'Asilo notturno Pampuri Fatebenefratelli, come i corsi di italiano, l’accompagnamento legale, l’educazione informatica e le proposte professionalizzanti, ad esempio, i corsi di pizzaiolo, di panificatore, di meccanico, di sarta, di giardiniere e di manutentore. In questo panorama, la proposta del corso di formazione per agricoltori va a qualificare ulteriormente l’offerta formativa. «L’idea è nata dopo un’esperienza in Calabria dove diversi terreni incolti sono stati consegnati e proposti in comodato d’uso sia dal vescovado che da privati cittadini ai richiedenti asilo che volevano fare pratica». Come nel caso calabro, anche il progetto bresciano ha ottenuto un aiuto finanziario dalla Conferenza Episcopale Italiana con il valore aggiunto che quello organizzato nella provincia lombarda è un corso ben strutturato e altamente professionalizzante grazie al coinvolgimento della scuola agraria Bonsignori che oltre a mettere a disposizione i propri insegnanti, selezionerà le aziende agricole dove i corsisti faranno pratica.