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Dolan: "A 8 anni ho visto Titanic e ho scelto di diventare regista. E ho scritto a DiCaprio"

Ha 28 anni, sette film in otto anni, un video con Adele da due miliardi di visualizzazioni e due premi importanti a Cannes. Il regista e attore canadese è protagonista di un incontro con il pubblico in attesa di vedere il suo prossimo film, il primo con un cast americano all star da Jessica Chastain a Kit Harington. E fa un endorsement a Luca Guadagnino e il suo 'Call me by your name'

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Con il suo nuovo look platino non ha disdegnato autografi, selfie e sorrisi sul tappeto rosso della Festa, mezz'ora di saluti, scatti, regali dai suoi fan come un vecchio 45 giri, una maglietta da autografare. Dopo il "no selfie e no social" Christoph Waltz arriva il regista più social in assoluto, Xavier Dolan, 560mila follower su Instagram. 28 anni, 7 film da regista in 8 anni e un video con Adele che ha infranto diversi record, due miliardi di visualizzazioni online. L'enfant prodige del cinema lavora al suo settimo film, il primo in inglese La mia vita con John F. Donovan con Jessica Chastain, Natalie Portman e Kit Harington. Gran premio della giuria per Fino alla fine del mondo e premio della giuria per Mommy, attore prima che regista (si contano una ventina di crediti come attore, ha iniziato bambino nella pubblicità) Xavier Dolan incontra il suo pubblico che lo accoglie con un'ovazione.
 

Musica: ecco "Hello", il nuovo singolo di Adele


E l'incontro parte con la domanda più semplice per un attore-regista: preferisce recitare o dirigere? "Preferisco recitare perché quando dirigo in qualche modo recito soltanto attraverso attori che ammiro invece che con il mio corpo. Non è soddisfacente come quando lo faccio in prima persona, però ho imparato molto nel vedere gli altri trasformarsi. Nel mio cuore mi manca recitare e quindi nei prossimi anni voglio farlo di più per me o altri". E infatti lo vedremo presto come interprete nel film di Joel Edgerton, Erased con Nicole Kidman e Russell Crowe.
 
Il primo film per Dolan è arrivato a 21 anni, era Ho ucciso mia madre, inedito in Italia, nato dal "mio bisogno di cominciare, non avevo fatto scuole né girato corti, il mio nome era solo sul diploma di liceo. Avevo bisogno di fare qualcosa perché come attore ero disoccupato, allora ho pensato di scritturarmi e fare un film sulla mia vita e mi sono imbarcato in questo viaggio che avrei pensato più semplice, ci ho investito tutti i miei soldi perché sapevo di dover 'uccidere' mia madre per diventare grande".
 
Se gli si chiede dei suoi riferimenti cinematografici, dei maestri che ha avuto il regista confessa: "Non ho visto molti film e spesso vedo la delusione sulla faccia di quelli che mi parlano perché spesso citano film che io non ho visto. Mi sento sempre in colpa per questo. Quando ho fatto Ho ucciso mia madre avevo visto qualche film e di In the mood for love, di certo Wong Kar-Wai mi potrebbe accusare di plagio per come ho rubato da lui. La mia Bibbia è un libro che si intitola Ruba come un artista il cui mantra dice inizia che sei fasullo e poi diventerai reale e un'altra lezione è quella di Coppola che dice vogliamo che voi rubiate da noi, dalle nostre inquadrature finché verrà un giorno in cui qualcuno ruberà da te".
 

'Laurence Anyways', Dolan del 2012 in sala oggi


Dolan ha raccontato quali sono i suoi eroi, i protagonisti delle storie che vuole raccontare dopo aver visto una scena di Laurence Anyways, il film che racconta il difficile percorso di un uomo che sceglie di lasciare sua moglie per diventare donna. "Ci sono molti film sulle persone che non hanno né speranze né fortuna e magari lottano per avere qualcosa ma tutti gli sono contro, li chiamiamo pornografia del povero. Si tratta di un tipo di cinematografia che ha per protagonista coloro che non hanno privilegi, sono maltrattati ma senza dare loro mai la chance per venirne fuori. A me invece piacciono le storie sui sognatori e sui combattenti che lottano per essere quello che vogliono, la società ha un problema con quelli che cercano di essere autentici perché la loro presenza mette in luce la finzione degli altri. Tutti i miei film riguardano persone così che vogliono diventare donna se sono nati uomo, uscire da un difficile rapporto madre-figlio o cercare un posto nel mondo. I miei film saranno sempre su di loro, qualche volta riusciranno a ottenere ciò che vogliono, qualche altra no, ma la responsabilità di questo è della vita non loro che non smetteranno mai di lottare".
 

Xavier Dolan, enfant prodige: "La mia Mommy eroica"


Il film del cuore del regista canadese è, forse un po' a sorpresa ma se si pensa bene in realtà no, Titanic, "lo venero, lo considero un capolavoro dell'intrattenimento moderno. Una volta l'ho dovuto confessare di fronte a un gruppo formato da Charlize Theron, Sean Penn, Julian Schnabel, Ron Howard, il mio agente mi aveva portato a questa cena dicendo è qualcosa di informale e poi mi sono ritrovato con una tale compagnia. Si comincia a parlare dei film che in qualche modo ti hanno ispirato, quelli che ti hanno portato a diventare regista e c'era chi parlava dei film anni Trenta e altri del cinema africano e io ero terrorizzato di dover confessare Titanic. L'ho visto a otto anni e quello è il film che mi ha fatto venire voglia di fare cinema anche se all'epoca in realtà sono uscito dalla sala pensando che volevo scrivere una lettera a Leonardo DiCaprio. Quel titolo è quello che mi ha detto 'vola', che mi ha dato fiducia, non sarà un'opera intellettuale ma i film che mi hanno formato sono Jumanji, Lezione di piano e oggi non mi vergogno più a dirlo". Tra i titoli più recenti che lo hanno colpito al cuore c'è anche un italiano: "L'ho visto da poco e sono rimasto incantato da Call me by your name di Luca Guadagnino".