ROMA - Pippo Civati non sarà deputato, a meno di un fortunoso calcolo di resti a suo vantaggio. Per uno dei fondatori di Liberi e Uguali, leader di Possibile, la sconfitta è amara. Ed è il primo ad ammettere: "Nessuno si aspettava un cappotto del genere". Vuole evitare polemiche a caldo: "Quando si fallisce, si fallisce tutti insieme". Ma è evidente che in Leu è partita una resa dei conti e la campagna elettorale, il modo in cui sono state fatte le liste e la guida di Pietro Grasso sono sotto processo.
Nel pomeriggio è proprio il leader a prendere la parola nel corso della conferenza stampa post voto: "Continueremo con il nostro progetto a cui crediamo, come promesso ai nostri elettori", assicura Grasso. E aggiunge: "Il Parlamento è il luogo del confronto sia con il Pd che con Di Maio. Non ne facciamo questioni personali, ci confrontiamo sulle politiche". L'unica pregiudiziale è nei confronti della destra: "Una cosa è certa: noi con la destra non siamo disposti a dialogare".
Nei file che i leader hanno sottomano in questo momento ci sono i nomi dei pochi che dovrebbero entrare certamente in Parlamento con il 3,4% conteggiato. L'elenco è questo: alla Camera certi a scattare sono Stefano Fassina nel Lazio; Pierluigi Bersani; Roberto Speranza in Toscana; Laura Boldrini in Lombardia; Nicola Fratoianni in Piemonte; Guglielmo Epifani in Sicilia, Conte in Campania. Forse entrano anche Arturo Scotto in Campania e l'avvocato Michele Laforgia in Puglia.
Per il Senato la situazione è più complessa. I calcoli su base regionale lasciano margini di dubbio. Comunque Massimo D'Alema non ce l'ha fatta. Francesco Laforgia, il giovane capogruppo uscente, candidato al Senato avendo compiuto a febbraio 40 anni, l'età necessaria, è stato eletto in Lombardia. Vasco Errani è scattato in Emilia Romagna, non per il risultato nell'uninominale bensì per il listino proporzionale. In Sicilia eletto Pietro Grasso, sempre grazie al paracadute proporzionale. E De Cristofaro in Campania.
Una sconfitta bruciante, tenuto conto che Leu puntava alle due cifre ed era sicura del 5%. Leu, riunita stamani in via Zanardelli, attende di sapere se qualche decimale di punto abbia consentito l'elezione di Alfredo D'Attorre e Nico Stumpo.
Nel pomeriggio è proprio il leader a prendere la parola nel corso della conferenza stampa post voto: "Continueremo con il nostro progetto a cui crediamo, come promesso ai nostri elettori", assicura Grasso. E aggiunge: "Il Parlamento è il luogo del confronto sia con il Pd che con Di Maio. Non ne facciamo questioni personali, ci confrontiamo sulle politiche". L'unica pregiudiziale è nei confronti della destra: "Una cosa è certa: noi con la destra non siamo disposti a dialogare".
Elezioni, Grasso (Leu): ''Aperti a confronto con Pd e M5s, mai con la destra''
Nei file che i leader hanno sottomano in questo momento ci sono i nomi dei pochi che dovrebbero entrare certamente in Parlamento con il 3,4% conteggiato. L'elenco è questo: alla Camera certi a scattare sono Stefano Fassina nel Lazio; Pierluigi Bersani; Roberto Speranza in Toscana; Laura Boldrini in Lombardia; Nicola Fratoianni in Piemonte; Guglielmo Epifani in Sicilia, Conte in Campania. Forse entrano anche Arturo Scotto in Campania e l'avvocato Michele Laforgia in Puglia.
Per il Senato la situazione è più complessa. I calcoli su base regionale lasciano margini di dubbio. Comunque Massimo D'Alema non ce l'ha fatta. Francesco Laforgia, il giovane capogruppo uscente, candidato al Senato avendo compiuto a febbraio 40 anni, l'età necessaria, è stato eletto in Lombardia. Vasco Errani è scattato in Emilia Romagna, non per il risultato nell'uninominale bensì per il listino proporzionale. In Sicilia eletto Pietro Grasso, sempre grazie al paracadute proporzionale. E De Cristofaro in Campania.
Una sconfitta bruciante, tenuto conto che Leu puntava alle due cifre ed era sicura del 5%. Leu, riunita stamani in via Zanardelli, attende di sapere se qualche decimale di punto abbia consentito l'elezione di Alfredo D'Attorre e Nico Stumpo.