Elezioni Politiche 2018

Pd, Chiamparino: "Alleanze, decida la base". Sala attacca Zingaretti: "I mandati si portano a termine"

(fotogramma)
Il governatore piemontese auspica per la direzione di lunedì "una guida collegiale e unitaria del partito e un impegno: far decidere la base sui nodi politici di fondo, sullo stile dell'Spd". Il sindaco di Milano contro la scelta del governatore del Lazio di correre alle primarie. E invita anche Renzi a dare dimissioni chiare. Fratoianni (LeU): "Sovraesposizione di D'Alema e Bersani ha contribuito al fallimento"
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ROMA - Se Ettore Rosato ribadisce che nel Pd non esiste alcun dibattito e la linea del "no" a qualsiasi intesa di governo con M5s e Lega è preponderante e si manifesterà nella direzione di lunedì prossimo, voci diverse nel partito non mancano. L'ultima, in ordine di tempo, è quella di Sergio Chiamparino. "Il Pd - dice il governatore piemontese intervistato da Maria Latella a Skytg24 - deve uscire dalla direzione di lunedì con una guida collegiale e unitaria del partito e con un impegno di questa guida unitaria e collegiale a far decidere la base, sullo stile dell'Spd, ove si presentassero dei nodi politici di fondo". Come, appunto, quello delle scelte strategiche per le consultazioni e delle eventuali alleanze.

Capitolo segreteria, all'orizzonte la sfida più probabile è sempre quella tra Delrio (espressione dell'area renziana) e Zingaretti "Io non mi candido a fare il numero uno - dice Chiamparino - se si tratta di dare una mano lo faccio, la condizione è che ci sia un gruppo dirigente unito e collegiale". Chi, allora, il segretario? Delrio, Calenda, Zingaretti o Veltroni? Chiamparino premette di avere stima e amicizia per tutti, poi risponde: "Se questi quattro esponenti del partito provassero a mettere su una gestione collegiale dalla quale riprendere i lavori, beh, credo che questo potrebbe già essere un primo, importante segnale". Quanto a Renzi, Chiamparino trova "ingeneroso" il tiro al bersaglio contro il segretario dimissionario: "Ho sempre sostenuto Renzi anche quando non ero del tutto convinto di quello che faceva. Ho detto fra i primi che ora è il momento di un passo di lato ma lo considero ancora una risorsa".

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A proposito di aspiranti numeri uno, il sindaco di Milano, Beppe Sala, intervistato da direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana a Tempo di libri, ha attaccato il riconfermato governatore del Lazio Nicola Zingaretti: "L'ho trovato improprio. Per come sono fatto io i compiti e i mandati vanno portati a termine", in riferimento alle affermazioni di Zingaretti sull'essere pronto a partecipare alle prossime primarie del Pd. "Io ho fatto un patto con i milanesi per fare il loro sindaco e voglio portarlo a termine", ha ribadito Sala, che invece ha espresso apprezzamento per la decisione del ministro Carlo Calenda, che in un momento come questo per il Pd "va e si prende la tessera".

Sala ha parlato anche di Matteo Renzi: "Credo che le sue dimissioni debbano essere più chiare. Non trovo saggio che sia Renzi a governare questo passaggio delicato che prevede le elezioni dei presidenti di Camera e Senato e la formazione del nuovo governo. Se ti dimetti ti dimetti". Poi, a Radio Popolare, sulla possibilità che Renzi fondi un proprio movimento: "Penso e spero che Matteo non lo faccia" dice il sindaco di Milano, che come Chiamparino, pur ricordando "i miei momenti e punti di dissidio con Matteo", continua a considerarlo "una persona di valore". "Renzi deve rinunciare a candidarsi alla segreteria del Pd? Sì senz'altro. Penso e spero che Matteo non lo faccia. Probabilmente una pausa di riflessione adesso gli farà senz'altro bene - aggiunge Sala -. La costruzione di una nuova forza politica farebbe il male di tutti, alla sinistra perché amplierebbe il problema che oggi c'è. Ma anche per lui, perdere la forza del Pd sul territorio è qualcosa che a mio avviso non va fatto".

Michele Emiliano, che subito dopo il risultato elettorale ha esortato il Pd a sostenere lo sforzo di governo del M5s, ci tiene a stoppare sul nascere qualsiasi tentazione di alleanza con la Lega di Matteo Salvini: "Sto aspettando di vedere chi deve parlare nel mio partito sull'apertura di Salvini al Pd perchè poi - come si dice - avrà a che fare con me".

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Intanto in casa LeU è il momento dell'esame di coscienza: "Immaginare che la responsabilità sia di una persona sola è un grande errore, ma non c'è dubbio che la nostra campagna elettorale è stata segnata da una sovraesposizione di figure con un linguaggio e una cultura politica che non hanno funzionato". Così a margine della direzione di Sinistra italiana, il segretario di Si e deputato di Leu Nicola Fratoianni risponde a chi gli chiede quanto abbia pesato Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani e altri storici esponenti ex Pd sul cattivo risultato elettorale della formazione guidata da Pietro Grasso. Fratoianni ha dato le dimissioni da segretario della Sinistra italia, dimissioni che sono state respinte.

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Ancora più esplicito il copmpagno di partito Stefano Fassina: "LeU per i messaggi e la classe dirigente in prima linea, è stato il Pd pre-renziano e siccome non andava bene quel Pd, lo avevamo visto nel 2013, non è andato bene tanto più oggi, in un quadro aggravato rispetto allora".