Salone Del Libro Torino 2018

Show di Limonov al Salone:"Carrere? Utile nemico, e da russo approfitto della vostra libertà"

Arriva a presentare il suo libro, incanzato da Marino Sinibaldi, sull'onda della fama che gli deriva dal quello su di lui del grande scrittore francese. Se la prende con Putin ma si definisce "rivoluzionario e il suo contrario". Sicuramente controverso

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Il pubblico del Salone del Libro lo ama talmente tanto che ha applaudito anche quando lui ha rivendicato il suo imperialismo, con un firmacopie dopo l’incontro da un‘ottantina di volumi venduti. Eduard Limonov arriva al Lingotto e si fa notare. Il suo editore italiano, Sandro Teti, che ha pubblicato il nuovo libro di Limonov Zona industriale, non lo molla un attimo e gli fa da interprete, cercando di ammorbidire le sue posizioni ma lui se ne accorge e lo rimprovera in pubblico: «Non dare spiegazioni. Traduci solo quello che dico».

Marino Sinibaldi, che lo presenta in una Sala Gialla sold out con code per entrare, lo definisce un “enigma umano”. «Ci ho parlato un po’ in questi giorni e sono ancora più confuso su chi sia veramente. Ho anche molti dubbi su quello che Limonov ha detto di avere fatto a Sarajevo. Se ha davvero sparato sulla città è terribile. Se se lo fosse inventato, sarebbe ancora peggio». Il francese Emmanuel Carrère, che gli ha dedicato il suo romanzo di maggiore successo, è definito dal protagonista della sua opera un “nemico della lotta di classe”. «È stato utile certo, spero che aumenti il numero di persone che mi leggeranno, ma lui è un borghese e in quanto tale lottiamo da due parti diverse della barricata». E sottolinea come nel libro di Carrère ci sia un errore. «La citazione “Chi vuole restaurare il comunismo è senza cervello. Chi non lo rimpiange è senza cuore” si riferisce in realtà all’Unione Sovietica, non al comunismo. Ne sono sicuro». Anche con Putin non è tenero. «Sono contento che sia diventato finalmente anche lui imperialista, ma prima non era così e si prende dei meriti che non ha. Inoltre, ci sono dei gruppi di pressione che lo manovrano, è solo un front-man».

Risposte per lo più sintetiche, che potrebbero stare in un tweet, alle belle domande di Sinibaldi, tranne quando parla della riunificazione della Crimea con la Russia. Lì va avanti per una ventina di minuti citando movimenti rivoluzionari per lo più sconosciuti, gli altri territori russi da riconquistare – il Kazakistan settentrionale – e ricordando quando lavorava in una fabbrica di motori per carrarmati quindi se i suoi connazionali dovessero invaderci sarebbe anche colpa sua. «Ci sono ventisette milioni di russi che vivono in città russe abitate da russi che però non fanno parte della Russia. Pensate se accadesse agli italiani, di ritrovarsi fuori dai propri confini».

C’è molto Pasolini nei suoi racconti e nel suo mondo di essere e il regista Mimmo Calopresti ha appena girato a Roma un documentario su di lui, ma Limonov cita spesso anche Mick Jagger. «Siamo nati entrambi nel 1943. Inizio ad avere vissuto molto. Sono già morte tre mie ex mogli. Gli uomini si relazionano con le donne, le donne con gli uomini, è naturale». Carcere, riviste di gossip per la sua relazione con un’attrice, circoli underground che prima lo amano e poi lo odiano, posizioni politiche controverse, rivoluzioni per lo più fallite e sette libri scritti durante la detenzione rigorosamente autobiografici. «Li ho scritti a penna. In carcere non avevo un computer né potevo accedere a internet. Eppure, non ho sbagliato niente. Sono una persona di talento». Ma, a parte la sicurezza in se stesso, chi è veramente questo personaggio tanto pop quanto ambiguo, questo eroe del popolo che sta animando il dibattito letterario degli ultimi anni? «Sono il tipico russo medio: rivoluzionario, reazionario e imperialista. Nei convegni invitate sempre a parlare quelli che somigliano di più alle posizioni occidentali, i liberisti, ma in Russia sono una minoranza. E sono una persona onesta e diretta. Dico tutto quello che penso, approfittando della libertà che mi concedete».