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Jackie Chan: "Vorrei fare 'La La Land 2', trent'anni dopo"

Il maestro delle arti marziali, doppiatore e attore per il film animato della serie Lego, 'Ninjago', si racconta: il passato turbolento, la scelta di aiutare gli altri, l'impegno. E la volontà di fare qualcosa di diverso: "Sognerei di fare un 'Avatar' con James Cameron"

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King Kong lo chiamavano in Cina, perché Kong-sang Chan è il vero nome del re del cinema asiatico. Jackie Chan, 63 anni di Hong Kong, una potenza mondiale del cinema, una leggenda vivente, un uomo impresa. Sul mercato globale è come Tom Cruise, Brad Pitt e Johnny Depp messi insieme, e perfino Hollywood (dove fece il suo ingresso 20 anni fa con Rush Hour - Due mine vaganti) ha per lui immensa stima. E Chan non è solo attore, ma anche produttore, cantante, businessman, portavoce di varie associazioni benefiche. Adesso è nel nuovo cartoon della serie Lego come attore e doppiatore, Ninjago, ha da poco presentato Kung Fu Yoga, The Foreigner, Tigri all'assalto, ha annunciato un film con Sylvester Stallone, e poi il nuovo capitolo della saga di Karate Kid, sequel del reboot The Karate Kid - La leggenda continua. Stringe accordi produttivi e distributivi con l'India, con la Cina, l'Europa: l'industria Chan non si ferma un attimo. Aveva iniziato come stuntman nei film d'azione di Hong Kong per passare a quelli di kung-fu, e ha battuto il Guinness dei primati per ossa rotte e infortuni sui set, oltre che per il numero di crediti in un singolo film (attore, regista, produttore, produttore esecutivo, sceneggiatore, stuntman, coreografo delle scene d'azione, montatore e autore della canzone del titolo). Oggi ammette di far ricorso ogni tanto a controfigure per certi stunt ma di divertirsi ancora a ruzzolare, "anche perché non credo che gli spettatori vengano solo a vedermi recitare" dice ridendo di gusto. Esagera però, perché i critici apprezzano molto "i suoi tempi comici": "Jackie Chan non si è mai preso sul serio come attore drammatico – o comico – e forse il suo magnetismo e la sua bravura derivano proprio da questo: il non sapere di essere bravo, il non sapere di essere sexy, nel senso di attraente" ha scritto Jon Pareles, critico del New York Times. Ovvero: Chan ci prova sempre, ogni volta è come la prima volta, dà sempre tutto se stesso senza mai darsi per scontato.
           
Un anno fa l'Academy of Motion Picture lo ha premiato con un Oscar onorario alla carriera, che lui aveva accettato con un discorso commuovente. Ora la superstar di Hong Kong, il divo dei divi – e il più umile di sicuro - è a Los Angeles per promuovere il film The foreigner, un thriller con Pierce Brosnan, e Lego Ninjago, che esce il 12 ottobre. 

Che significato ha avuto per lei l'Oscar onorario?
"Significa che ho fatto bene il mio lavoro. Quando ero giovane facevo solo film, bevevo, lottavo, poi quando andavo in giro per il mondo vedevo che i ragazzini facevano quello che facevo io, mi imitavano. Ho cominciato a fare film diversi, a smettere di bere, fare a botte e basta. Mi guardavo intorno e quello che non mi piaceva lo mettevo dentro a un film, per denunciarlo. Credo che ogni attore, produttore, studio abbiano delle responsabilità nei confronti del mondo. Però non avrei mai pensato di ricevere un Oscar. Pensavo di fare dei film d'azione dozzinali. Oscar, riconoscimenti, erano troppo lontani per me; vedevo Tom Hanks, Robert De Niro, e mi dicevo "quelli sì che sono attori, loro sì che si meritano l'Oscar, non certo io". Nessuno dice, "date un premio a Rush Hour!  E allora quando ho ricevuto l'Oscar onorario mi sono sentito così felice e ho pensato a tutti quegli anni di lavoro, a tutti quei film che ho fatto per i ragazzini, per la pace, per il mondo. Ho pensato, forse sono stato bravo!".

Qualche esempio concreto di film con un messaggio?
"Per esempio avevo visto in Cambogia, ad Ankorwat, degli artifatti cinesi in un museo. Allora ho fatto Chinese Zodiac, un film in cui un uomo gira per il mondo alla ricerca di 12 mistiche teste di bronzo appartenenti allo zodiaco cinese, perché ho molto rispetto per i tesori nazionali. E un po' di tempo dopo alcuni artifatti sono stati restituiti al governo cinese. Sono stato molto felice, ho pensato di aver fatto qualcosa di buono. Ho fatto Dragon blade sul senso di unità tra le popolazioni del mondo. Spero attraverso i miei film, che siano commedia o azione, di dare un messaggio di pace, oltre che a divertire".

E lei non fa solo film: si dà molto da fare con attività di beneficienza
"Quando non sono su un set sono in giro per il mondo con questo obiettivo. Quando ero giovane ero un uomo diverso: corse in macchina e grandi bevute. Attraverso la mia Fondazione sono diventato una brava persona, ho imparato ad aiutare gli altri. Sostengo più di 25 scuole e altrettanti ospedali sparsi per il globo; ho costruito il più grande centro di addestramento per giovani stuntmen nel mondo. Io ho iniziato come stuntman  - continuo ad esserlo - e non voglio che si facciano male, come è successo a me. Ci vuole un addestramento molto preciso, cosa che ai miei tempi non si faceva".

Lei è sempre così serafico, almeno in apparenza. Non c'è niente che la fa arrabbiare?
"Certo! A volte mi arrabbio quando vedo le cose terribili che succedono nel mondo, o i disastri naturali, gli tsunami, i terremoti, o quello che è successo l'altro giorno a Las Vegas, la violenza degli uomini... E non c'è nulla che  posso fare di fronte a queste cose. La mia impotenza di fronte alle ingiustizie e alle calamità mi fa arrabbiare. Allora penso che bisogna fare più film d'amore per contrastare a queste cose terribili. Vorrei essere come un supereroe buono e girare per il mondo ad aiutare chi ne ha bisogno. Il mondo ha bisogno di tanti supereroi".
 

Jackie Chan maestro di arti marziali per "Lego Ninjago - Il film"

Qual è il ruolo che sogna e non ha mai fatto?
"Mi piacerebbe fare un film che sia solo dramma, senza un solo pugno, ma ho paura: piacerà al pubblico? Sono pronto? Anni fa ho fatto Shinjiku Incident, e per la prima volta mi sono sentito attore, non solo star d'azione. Anche in Karate Kid mi sono sentito attore, e un po' anche in The foreigner. Inizio a sentire il bisogno di far vedere che ho altri talenti, che forse so recitare anch'io. Un ruolo di sogno? Un musical, ecco, La La Land 2, nel ruolo di Ryan Gosling 30 anni dopo!"
 
Quale crede sia il giudizio erroneo peggiore sul suo conto?
"Quando  mi presentano come Jackie Chan la gente fa sempre mosse di kung fu o karate, perché pensa che io sia solo questo. Non introducono mica Robert De Niro con mosse da karate! Perché non mi introducono con la faccia seria, dicendo, "signore e signori, ecco Jackie Chan!". Ma li capisco, non li biasimo. Io farei lo stesso se fossi uno spettatore: del resto guarda il successo enorme, almeno in Asia, di Kung Fu Yoga.

Lei dice che non fa film per soldi
"Davvero. Da giovane ero povero, non avevo soldi, ero un semplice stuntman, rischiavo la vita poi sono diventato attore di un certo successo, poi una "star", e ho continuato a rischiare la vita in ogni film. Certo, oggi ho molta fama e soldi e non ho niente che mi preoccupa. Ai vecchi tempi pensavo al box office, certo, ma oggi penso di più alla qualità, al messaggio da dare ai giovani. Gli incassi non mi interessano".
 
Quali sono i registi con cui vorrebbe lavorare?
"James Cameron, come mi piacerebbe essere in uno dei suoi film, in un Avatar! Non ho avuto grandi opportunità di fare dei film di fantascienza o futuristici con tecnologia digitale, green screen, motion capture, se non per piccole cose. Mi piacerebbe molto immergermi in uno di questi fantasy pieni di effetti generati al computer. Dentro una magia".