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Weinstein licenziato dalla società che ha fondato: coinvolto in scandalo molestie sessuali

L'annuncio è stato dato dal board della produzione cinematografica. Il più grande produttore di Hollywood cacciato dagli studios. Meryl Streep definisce "eroine" le donne che lo hanno denunciato

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NEW YORK. Harvey Weinstein fuori dalla Weinstein Company: il più grande e potente produttore di Hollywood cacciato da quegli studios che ha contribuito a fondare. Licenziato da quel che resta del Consiglio d'amministrazione - metà del board si è dimesso subito dopo lo scoop del New York Times che per primo ha svelato i suoi peccati, le molestie sessuali ai danni di attrici e assistenti - di cui fa parte il suo stesso fratello Robert. Solo ieri mattina, a fare un passo indietro era stata la sua avvocatessa Lisa Bloom: sempre per pressioni di Robert, che mal aveva digerito la linea difensiva. La caduta del Signore del Cinema, che nel tempo aveva collezionato così tanti Oscar (Shakespeare in Love, Pulp Fiction, Gangs di New York e tanti altri) da costringere l'Academy a cambiare le regole per diminuire la sua influenza, era ormai inevitabile: prendere le distanze dal capo considerato l'unico modo per salvare la compagnia dopo che anche mezza Hollywood si era ribellata.
 
Sì, perché le denunce delle otto donne che lui aveva messo a tacere attraverso i patteggiamenti poi svelati al NYT, comprese quelle delle attrici Ashley Judd e Rose McGowan, avevano raccolto il plauso e il sostegno di volti notissimi del mondo del cinema, gente come Lena Dunham, Patricia Arquette, Jessica Chastain. Dopo le polemiche per un silenzio che a qualcuno è sermbrato un po' troppo lungo, anche Meryl Streep, che tempo fa aveva definito Weinstein "un Dio" e con cui ha collaborato in numerosi film, ha fatto sentire la sua voce. E in un comunicato affidato in esclusiva all'Huffington Post America, ha definito il produttore "inescusabile" per il modo in cui "ha abusato del suo potere". Ancora, ha definito le donne che lo hanno denunciato "eroine". La star si è infine giustificata: "Non sapevo nulla di certi suoi comportamenti. Non lo avrei mai immaginato".

Altri clienti famosi avevano minacciato di rompere i contratti se il loro nome fosse stato associato a quello del potente Harvey, molestatore seriale. A poco sono servite le sue scuse ("Mi rendo conto solo ora di quanto i miei comportamenti fossero sbagliati") e il suo essersi subito allontanato per un periodo illimitato. Tutti a Hollywood sanno bene che l'ultima cosa che gli studios possono permettersi è proprio la pubblicità negativa. Così, quando in California era già il tardo pomeriggio di domenica, è arrivato un breve annuncio: "Alla luce delle nuove informazioni sulla cattiva condotta di Harvey Weinstein emerse nei giorni scorsi il consiglio d'amministrazione della Weinstein Company ha deciso che la sua collaborazione viene terminata immediatamente". Firmato Lance Maerov, Richard Koenigsberg, Tarak Ben Ammar e Robert Weinstein, appunto il fratello, anche lui produttore.

D'altronde erano stati proprio loro, nella giornata di sabato, a spingere anche l'avvocatessa Lisa Bloom a fare un passo indietro. Non era piaciuta la linea difensiva suggerita dalla consigliera legale, femminista a parole, che in una mail resa pubblica consigliava di "trovare foto delle accusatrici in pose sorridenti e intime con Harvey". E non era piaciuto nemmeno il fatto venuto alla luce che la Bloom aveva un accordo per trasformare un suo libro in serie televisiva: "Che credibilità possiamo avere se la consigliera legale ha un interesse privato?" aveva tuonato il consigliere Maerov. Mente Robert Harvey aveva rincarato la dose: "Deputati democratici a cui mio fratello ha dato sostegno stanno rimandando indietro il denaro donato. Attori e attrici minacciano di lasciarci. Il pubblico è sconvolto. Inutile nascondersi: mio fratello ha un problema reale. Ha bisogno di aiuto professionale". Nel futuro dell'uomo più potente di Hollywood c'è dunque una clinica dove disintossicarsi dalla dipendenza di sesso: l'unico modo, dicono, in cui potrà forse un giorno riscattarsi. Chiedere perdono e, come in un film, chissà, tornare a cavallo del suo Impero.