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Cinepanettone, c'era una volta il rito collettivo. Gli italiani al cinema dai sogni proibiti ai tempi grami

Filmauro manda in sala il 14 dicembre 'Super vacanze di Natale', film "monografico" sulla sua produzione vacanziero-natalizia. Un tentativo di mettere gli italiani allo specchio perché sospirino sul loro passato

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SONO PASSATI quarant’anni dall’uscita di Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca, l’antologia ideata da Enrico Lucherini che cuciva insieme spezzoni di film prodotti dalla Titanus e interpretati da Totò, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Renato Rascel. E ancor prima, nel 1964, era passato per le sale un altro film di montaggio dal titolo Risate all’italiana, con celebri scene comiche di Totò, Peppino, Sordi, Walter Chiari. Oggi ci riprova la Filmauro, distribuendo dal 14 dicembre un film “monografico” sulla sua produzione vacanziero-natalizia, quella dei famosi cinepanettoni che da trentacinque anni accompagnano le festività degli italiani.
Karina Huff e Claudio Amendola in 'Vacanze di Natale', 1983 

Curiosa autocelebrazione, che vede la luce (ma forse non a caso) proprio quando questo tipo di commedia non è più la strenna preferita dal pubblico, Super vacanze di Natale assembla spezzoni di trentacinque anni di film: da Vacanze di Natale, allorché l’Eden della borghesia nazionale per le festività era ancora Cortina, ai tempi più recenti del turismo di massa e dei voli low-cost, quando la località sciistica delle Dolomiti si è vista sostituire da Miami, l’Egitto, l’India, New York, Rio de Janeiro, il Sudafrica eccetera. Tanto, ovunque si andasse, la compagnia era sempre la stessa (Massimo Boldi, Christian De Sica, Jerry Calà, Diego Abatantuono, Ezio Greggio, Claudio Amendola nei primi due decenni; poi Fabio De Luigi, i Fichi d’India, Biagio Izzo, Paolo Ruffini e altre new entry dal 2000 in poi) e i benefici che i protagonisti si aspettavano dalla vacanza non variavano di un pollice: gozzovigliare e cornificare le mogli con femmine “dalle grandi puppe” (come avrebbe detto Brancaleone), salvo poi ritrovarsi nei guai in conformità col repertorio della commedia degli equivoci.

'Super vacanze di Natale', trentacinque anni di cinepanettoni. Il trailer in anteprima



Filmauro sgrana con orgoglio i primati conseguiti dalla serie: 396 milioni (ri)calcolati in euro, 50 location nazionali e internazionali, guest star (Megan Gale, Belen Rodriguez…) e cammei (Aldo Biscardi, Simona Ventura, Gigi Marzullo…) con cui la serie ha celebrato il matrimonio d’interesse tra cinema e tv onde acchiappare un più gran numero di spettatori. Favorito dai multiplex dei centri commerciali, lungo i decenni il cinepanettone era diventato un rito collettivo, come il cenone o l’apertura dei regali, su cui varrebbe la pena di rileggersi alcune pagine di Francesco Piccolo. Ma si sa: “tout passe, tout casse, tout lasse” e anche per le avventure vacanziere che assecondavano (o compensavano) i sogni proibiti degli italiani sono arrivati i tempi grami. Sarà anche colpa della crisi economica, che non induce pensieri ottimistici, però il cinema italiano non crede più nelle declinazioni edonistiche e goderecce della commedia: alla quale non rinuncia, questo mai, ma che sottrae agli yuppies di ieri (da quanto non sentiamo più questa parola, un tempo abusata?) per consegnarla a personaggi di disoccupati, sottoccupati o precari. È passata un po’ anche la moda delle parolacce, ingrediente base dei cinepanettoni: tanto da indurre Paolo Ruffini, curatore di Super vacanze di Natale, a spendere parole di rimpianto per i bei tempi fitti di allusioni sessuali o di comicità pipi-caca, quelli in cui Massimo Boldi (esempio suo) percorreva a velocità vertiginosa le piste da sci cavalcando un water. È chiaro che Super vacanze di Natale si configura eminentemente come un’operazione-nostalgia, un tentativo di mettere gli italiani allo specchio perché sospirino sul loro passato, che è sempre meglio del presente. Non lascia dubbio sui contenuti il breve trailer diffuso in anteprima: inizia con Christian De Sica nudo che si copre le pudenda tramite vaso da fiori e continua con gestacci, colpi all’inguine, battute sui gay e dettagli anatomici di bellone polpose. Chi ha trovato divertente il repertorio all’epoca potrà godersi, questo Natale, tutto il meglio (o il peggio: questione di punti di vista) concentrato in novanta minuti. Con la coscienza pulita, perché ormai i cinepanettoni sono sdoganati da un decennio e più; però senza – si spera – cercare alibi su come abbiano rappresentato l’evoluzione della società italiana negli ultimi quarant’anni. Quello, semmai, è un discorso che riguarda i sociologi, e con la qualità del cinema non c’entra nulla.