Spettacoli

Lerner, Trincia e l'inchiesta in tv: "Bussare alle porte è l'unico modo per cercare la verità"

Al festival di Dogliani un incontro con il giornalista e l'autore dell'audioserie 'Veleno' sulla necessità di raccontare la realtà. "Oggi si viaggia leggeri ma il mondo in cui viviamo è sempre più complesso"

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Il racconto dei bambini abusati che riapre un cold case e diventa un'inchiesta-audio, Veleno - Il paese dei bambini perduti, con oltre un milione e mezzo di download su Repubblica.it. L'inchiesta vecchio stile sul campo costruita per la tv, per raccogliere facce, testimonianze e capire come cambia l'Italia, in un contesto sempre più complesso. Pablo Trincia e Gad Lerner si confrontano al Festival della tv e dei nuovi media di Dogliani sul tema: "Inchiesta, verità o giustizia". "Non vorrei far pesare la differenza di età con Trincia, ho cominciato a fare il giornalista per militanza politica, credo che un po' mi sia rimasto" dice Lerner sorridendo.

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In onda con La difesa della razza su Rai3, e prima autore di una bellissima inchiesta su ricchezza e povertà, spiega come sia sempre più difficile raccontare la realtà: "Quando siamo andati a Rosarno nella piana di Gioia Tauro all'alba per incontrare gli immigrati che raccolgono gli agrumi e capire come vivono arrivava un giovane carabiniere che aveva fatto il turno di notte. Mi ha salutato e mi ha detto: 'Vede quelli? Ora viene Salvini e li manda tutti via'. Prevale un sentimento di vendetta e poi mi chiedo: arriva l'uomo forte e poi gli agricoltori di Rosarno come fanno?". Lo ha colpito l'immagine della madre di Pamela, la ragazza stuprata e fatta a pezzi a Macerata. "All'uscita della camera ardente della figlia stringe il mazzo di fiori che le ha inviato Luca Traini, il giovane che a Macerata ha sparato ai neri che incontrava. Per questo" dice il giornalista "fare inchiesta sociale è importante, capire i punti di vista, perché il mondo in cui viviamo è sempre più complesso". 

Quarantuno anni, Trincia ha lavorato per le Iene, La7 e ha firmato per Repubblica.it con Alessia Rafanelli, Veleno, ricostruendo un caso di pedofilia di vent'anni fa, un cold case terribile, quando sedici bambini furono allontanati dai genitori tra Massa Finalese e Mirandola, accusati di violenza sessuale e satanismo. Nessuna immagine, solo audio per catturare l'attenzione sui bambini perduti. Un esperimento riuscito. "Abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca, Lerner si era occupato del caso su Repubblica quando stava succedendo. Lui scriveva articoli, io all'epoca frequentavo l'università. L'idea di un'audio-serie mi è venuta ascoltando il programma di una radio americana che ricostruiva la storia di una bambina trovata morta a Baltimora" dice Trincia ". Si parla spesso di contenuti brevi, si continua a ripetere che la gente sia distratta ma se il racconto è bello ho sempre pensato che sia disposta a seguirti. Veleno racconta gli angoli bui della mente. Faremo un'ottava puntata".

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Massimo Russo chiede come sia cambiato il modo di fare inchiesta: "Oggi si viaggia leggeri" risponde Lerner "una volta per uscire dallo studio e fare inchiesta sul campo andavo in giro con tre Tir. Si può risparmiare sui viaggi, non è vero che fare inchiesta sia costoso". Per Trincia "è interessare cambiare angolatura, avere uno sguardo laterale, innovare il linguaggio ma cercare sempre la complessità. Veleno ci ha fatto scoprire la velocità dell'audio senza l'obbligo dell'immagine ma dietro c'è stato un lavoro lungo e approfondito, abbiamo cercato i documenti, rintracciato i bambini che furono protagonisti degli abusi. Bussare alle porte significava riaprire la ferita, ma era l'unico modo per cercare e raccontare la verità".