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F1, Gp Usa: Hamilton vince, alla Mercedes il mondiale costruttori. Vettel secondo, Raikkonen terzo

(afp)
Il britannico si impone ad Austin precedendo le due Ferrari ed avvicinando ulteriormente la conquista matematica del titolo
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AUSTIN - Alla luna piena di Lewis Hamilton manca solo un morso. Il britannico vince il Gp di Austin ma non gli basta per prendersi anche il mondiale: la Ferrari di Sebastian Vettel gli si è attaccata ai talloni quanto basta per mantenere aperta la battaglia. Terzo l'altro uomo in rosso, il finlandese Kimi Raikkon, che ha cacciato il connazionale della Mercedes dai giochi e poi si scansato per far passare il compagno. Una battaglia al vertice scombussolata dall'arrembaggio del 20enne della Red Bull Max Verstappene che partito con una penalità di 15 piazze, è risalito fino al terzo posto che gli è poi stato tolto per punizione: nel giro finale ha superato Kimi tagliandogli la strada (5 secondi e giù dal podio, quarto).

Sono adesso 66 i punti di vantaggio della Mercedes di Lewis sulla Rossa del tedesco. In Messico la prossima settimana serviranno appena 9 punti a Hamilton per fare festa, intanto la casa anglo tedesca mette in cascina il quarto titolo costruttori di fila (+151 di vantaggio sul Cavallino). "Continuiamo a lottare, l'ho sempre detto e questa gara ne è la dimostrazione. In Ferrari si combatterà fino all'ultima gara, fino all'ultimo giro e fino all'ultima curva, proprio come accaduto oggi". Il team principal della Ferrari Maurizio Arrivabene ripete quello che anche il presidente Sergio Marchionne ha detto arrivando ad Austin per poche ore, solo il tempo della gara e della diffusione della speranza: "Parlare del passato e analizzare le gare asiatiche risolve poco, il casino abbiamo cominciato a farlo da Monza. Ma abbiamo capito in gran parte quello che è successo, adesso è importante non ripetere gli errori e andare avanti. I ragazzi sono impegnati a vedere se riescono a recuperare, la possibilità di vincere il campionato c'è ancora, Seb ci crede. La cosa importante è dare il sostegno per andare avanti, non sarà facile, la probabilità dice che è meno del 50 per cento. Vettel ha avuto una macchina eccezionale dall'inizio della stagione poi un paio di disguidi per cui vanno distribuite equamente le colpe, in parte ai piloti, in parte alla Scuderia, che hanno causato questo ritardo: vediamo se riusciamo a recuperare il divario. La Mercedes sa che la Ferrari c'è, lo sanno e non si illudono".

Anche se Hamilton ha dimostrato a Austin di non avere alcuna ansia, neanche di prestazione. Ha dominato tutto il week end, ha preso la pole e anche quando è stato infilato in partenza da uno strepitoso Vettel che lo ha superato con uno scatto di reni, non si è lasciato intimidire, ha aspettato il momento opportuno (al sesto giro), ha spinto il bottone del gas e se ne è andato al comando. "E' stata una delle gare più divertenti dell'anno, l'ho presa con tranquillità, sapevo che potevo superare. Mi ha ricordato la gara del 2012, sono partito male al contrario di Sebastian. Sono riuscito a superarlo, sono questi i momenti per cui vivo. Pensavo che Vettel si difendesse di più, io lo avrei fatto...Nel complesso credo che la vittoria sia stata straordinaria, mi sono divertito molto grazie anche al vento, la macchina è stata fantastica, sembrava di stare nella galleria del vento. E' stato un fine settimana incredibile".

Quinta vittoria a Austin, sesta in carriera in America, la decima dell'anno. Gli basterà arrivare quinto in Messico domenica prossima per prendersi il suo quarto mondiale. Imprendibile Lewis, lo sa anche Vettel: "Sono partito piuttosto bene, ma non eravamo abbastanza veloci. Sentivo che le gomme hanno iniziato a calare già dopo quattro giri e Lewis è riuscito a chiudere il divario agilmente. E' arrivato in zona DRS velocemente e questo dimostra come oggi fosse più rapido di noi. Non è stato semplice vederlo, ho cercato di bloccarlo e forse avrei potuto fare di più, ma era così tanto più veloce che non avrebbe fatto alcuna differenza. E' deludente perdere il comando della gara quando sei in prima posizione, ma oggi la differenza di passo tra le due vetture era così grande che sarebbe stato impossibile vincere. Ho faticato un po', mi sono fermato per il cambio gomme abbastanza presto e mi sono avvicinato a lui dopo la sua sosta. Nel complesso, comunque, non è il risultato che avremmo voluto". 

Un risultato che invece è sembrato già scritto sulle ali di Hamilton. La sua giornata è iniziata e finita con la benedizione di Usain Bolt. Lo sprinter giamaicano, ritiratosi dopo i mondiali di Londra della scorsa estate, ha fatto un giro su una Mercedes Gt prima della gara con Lewis come driver, poi ha dato il via alla gara, infine si è improvvisato intervistatore sul podio in una cornice molto american show: tappeti rossi per l'ingresso dei piloti sul palcoscenico, i filmati in slow motion dei cowboy della F1 (e Alonso con cappello a falde larghe in tono), il presentatore della boxe Michael Buffer in smoking bianco luccicante e microfono vintage anni '50, Bill Clinton molto ingrigito con completo tristemente marroncino e camicia a quadretti che si prodiga a stringere mani, Michael Douglas coi cuffioni dentro il box della McLaren, paracadutisti lanciati nel vuoto con paracadute bianco rosso blu e sventolanti bandiera a stelle e strisce, frotte di cheer leaders molto svestite per non rinunciare alla cifra simpaticamente pacchiana del paese ospitante. Ma alla fine, sotto la scorza patinata dello spettacolo, è sbucata la verità: un'altra volta, l'imprendibile è Hamilton.
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