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La MotoGp si allarga: dopo il Messico, spazio a Cina, Brasile e Finlandia

Valentino Rossi  (afp)
Dal prossimo anno il motomondiale passa da 19 a 20 gran premi: si correrà anche sul circuito di Città del Messico. In futuro però potrebbero aggiungersi nel circus altri grandi Paesi insieme con outsider come Kazakistan e Indonesia: a fare gola è un mercato da 3 milioni di spettatori
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BRNO - La MotoGP a Città del Messico, dal prossimo aprile. E poi Finlandia, Brasile, Kazakistan, Indonesia, Cina. Perché il circo di Valentino & C. è un business planetario da almeno 300 milioni di euro a stagione, continua a crescere e tutti - costruttori, televisioni, sponsor, organizzatori - fanno a gomitate per entrare a farne parte.

Carmelo Ezpeleta, il padre-padrone del giocattolo, si frega le mani divertito. Dalla prossima stagione il calendario del motomondiale salirà a 20 date, con buona pace dei piloti che già avevano storto il naso all'inizio del 2018 (ai tradizionali 18 gp si è aggiunto quello di Thailandia, in programma ad ottobre). Nel 2019 si correrà anche  sul circuito Hermanos Rodriguez del Districto Federal, la capitale messicana, che ospita già la Formula Uno: Franco Uncini, campione mondiale nella 500 con la Suzuki nell'82 e oggi safety officer per Fim, dopo un'ispezione ha detto che sì, il percorso è proprio bello.

Adesso tocca ai protagonisti, decidere. Venerdì scorso qui a Brno la Dorna ha mostrato un filmato del percorso a Valentino, Marquez e gli altri: devono dare presto un giudizio, è probabile che chiederanno un allargamento delle vie di uscita perché sia garantita maggiore sicurezza. Ma non c'è problema, hanno fatto sapere in anticipo i responsabili della struttura latinoamericana, che si trova dentro il grande complesso sportivo Magdalena Mixiucha. Qualcuno ha espresso perplessità per gli eventuali rischi legati alla criminalità: basterà ingaggiare delle scorte armate per i piloti così come si fa con la Formula Uno, è la replica.

In sella a 300 all'ora a 2.285 metri di altitudine, che fatica e che perdita di potenza anche per i motori, per non parlare delle spese logistiche: ma dalla riunione dell'Irta, l'associazione che riunisce i diversi team partecipanti al campionato, è arrivato un altro ok. Perché ci sono troppi soldi e interessi in ballo. Numeri che continuano a salire. Quasi 3 milioni di spettatori a stagione nei circuiti, 207 paesi collegati televisivamente attraverso 87 network.

Il gran premio del Messico dovrebbe essere inserito nel mese di aprile, non lontano da altri due appuntamenti americani: Texas, Argentina. Attualmente si corre soprattutto in Europa (4 gp in Spagna e 2 in Italia, poi Francia, Inghilterra, Olanda, Germania, Austria, Repubblica Ceca), 2 gare sono in programma in America (Argentina, Texas), 4 in Asia (Qatar, Thailandia, Giappone, Malesia), poi Australia. Nel 2019 era già previsto l'appuntamento finlandese presso il circuito di Kymi, a 150 chilometri da Helsinki, ma gli organizzatori messicani sembra siano riusciti a bruciare sul tempo quelli scandinavi.

E però, a spingere in coda sono molti altri: in Kazakistan si sono affidati anche ad un 'ambasciatore' ufficiale come Jorge Lorenzo, in Cina vogliono fare altrettanto (Andrea Dovizioso è stato contattato ad inizio stagione). L'Indonesia insiste da tempo, forte delle straordinarie potenzialità del mercato asiatico. Il Brasile vuole tornare ad essere una tappa fondamentale come anni fa con Jacarepaguà, dove si è corso dal 1995 al 2004 (poi la struttura ha fatto spazio al Parco Olimpico del 2016): la nuova pista di Rio de Janeiro sarà pronta per il 2021, Dorna ha già firmato un pre-accordo con Rio Motorsports.
A don Carmelo Ezpeleta, il numero uno della Dorna, piace il rumore dei motori. "È come una musica. Una melodia classica", dice. È lui che ha trasformato le sfide avventurose e un po' naif dei primi Novanta nel Grande Affare. "Ed è solo l'inizio", assicura.
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