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Facebook alla conquista degli under 12: arriva Messenger Kids

Facebook alla conquista degli under 12: arriva Messenger Kids
Saranno mamma e papà ad autorizzare l'uso dell'app e a decidere con quali contatti i loro figli potranno scambiare messaggi e avviare videochat. Niente pubblicità né profilazione, assicurano da Menlo Park
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L'APP di messaggistica di Facebook declinata per i minorenni. E' Messenger Kids e si è appena affacciata negli Stati Uniti su un mercato che raccoglie 800 milioni di utenti. Una mossa che punta a fare scambiare messaggi sin da piccoli, purché sotto il controllo dei genitori.

La fascia di età è quella tra i 6 e i 12, la stessa che nell'ultimo mese ha destato preoccupazione a causa dei video clone dei cartoni animati, ma in versione violenta diffusi in Rete, dando non pochi grattacapi a YouTube. Per ora Messenger Kids verrà installata in prova per alcuni gruppi di utenti su iPhone e iPad (Apple iOS), per mandare messaggi e fare videochat, ma sarà presto inclusa tra le app di Google e Amazon (Android).

La nuova app, rassicura la compagnia, non richiede un account personale (a nome del bambino) né un numero di cellulare, ma si utilizza tramite il profilo social dei genitori. Non è ancora chiaro quando sarà disponibile anche in Italia e nel resto del mondo.

Facebook lancia Messenger Kids: emoji, adesivi e parental control


"Siamo in tanti qui a Facebook ad essere genitori" - scrive in un lungo post  Antigone Davis, in carica per il settore sicurezza della corazzata di Zuckerberg - proprio da qui nasce l'esigenza di fare fronte al fatto che "i bambini al giorno d'oggi vanno online sempre più presto (rispetto all'età, ndr). Usano dispositivi condivisi da tutta la famiglia e molti di loro, anche a 6 o 7 anni, hanno già il loro device personale". E poiché i bambini cominciano molto presto a guardare, scattare, condividere foto e video, l'inevitabile preoccupazione genitoriale è di tenerli lontani dall'Uomo nero e altri pericoli nascosti tra le pieghe della rete senza filtri.

Ma non fanno paura solo gli orchi. Perché ci sono anche app come Sarahah per commenti anonimi e Tbh per i sondaggi ad allungare l'ombra del cyberbullismo su ragazzi che possono essere facile preda via social network.

Ecco perché gli sviluppatori di Facebook hanno lavorato sodo per 18 mesi, - spiega Davis - con l'intento di sviluppare una'applicazione su misura per accontentare grandi e piccini. Ma il drappello di esperti coinvolti nel progetto si è posto il dilemma, insiste la manager elencando: "Esiste una soglia di età giusta per fare affacciare i bambini al mondo digitale?". E, ancora, "la tecnologia fa male ai bambini o può avere effetti collaterali su attività sociali e salute?". Infine, il dubbio più pressante: "Conosciamo gli effetti a lungo termine del tempo trascorso davanti agli schermi?". Di fronte all'impossibilità di avere risposte certe, il social network sostiene di avere interpellato genitori e bambini in lungo e in largo negli States, lavorando assieme alla PTA (National Parent Teacher Association) per realizzare un prodotto che mettesse al riparo adulti e minorenni.
Convinta di avere fatto un passo nella giusta direzione, - si legge ancora - Facebook ha colto l'occasione del lancio per fare sapere che investirà "un milione di dollari per collaborare con accademici, esperti e partner dell'Ict per a andare a fondo sul problema". Questione di buona fede, insomma. Resta da vedere se gli interessi del social network corrispondano in tutto e per tutto a quelli dei genitori.

Apparentemente sì, si legge nel post. La conclusione, in sostanza, è che con questa operazione Facebook non ha fatto altro che tentare di rispondere alla richiesta di mercato. "Abbiamo creato Messenger Kids nella convinzione che in definitiva sono i genitori a dovere decidere circa l'uso delle tecnologie per i figli e, in effetti,  gli adulti che abbiamo interpellato hanno chiesto di potere esercitare un adeguato controllo sui messaggi inviati e ricevuti dalla propria prole".

Il pedale dell'acceleratore su cui preme l'azienda di Menlo Park insomma è quello della sicurezza a 360° per potere comunicare con i propri cari. "C'è la necessità - ha dichiarato il product manager, Loren Cheng - di app di messaggistica che consentano ai bambini di mettersi in contatto con le persone che amano, ma in un modo controllato dai parenti".

Niente messaggi pubblicitari, assicura Facebook né avvisi di acquisti di altre app, che già bombardano i giochi utilizzati dai bambini sui device di famiglia. Inoltre, i genitori potranno controllare la lista dei contatti e l'app non consentirà ai piccoli di contattare persone che non abbiamo ricevuto l'approvazione dei parenti.

Sta di fatto che Messenger Kids sembra essere stato pensato proprio per tenere incollati i ragazzini tra gif, adesivi ed emoji a corredare gli autoscatti da inviare agli amici. Così come le videochat di gruppo, pronte a trasformarsi in party digitali da cui entrare e uscire con nonchalance come fossero stanze.

Ma il vero allarme, se ce ne dev'essere uno, è sui contenuti. Come spiega al Washington Post Jenny Radesky, psicologa dell'età evolutiva dell'università del Michigan, se da una parte i ragazzini non sono pronti a ricevere messaggi con offese (anche se involontarie), insulti o condivisioni portate all'estremo; dall'altra è anche difficile pensare che i genitori possano avere un controllo puntuale e completo dello scambio di messaggi. Sembra un gioco innocuo, ma può diventare un campo minato dal punto di vista psicologico. E i più fragili sono loro, appunto, i figli. Senza contare che il tempo trascorso a chattare può interrompere o impedire altre attività fondamentali per il loro sviluppo come la lettura, il sonno o le interazioni sociali, ricorda la dottoressa Radesky.

Negli Usa il 93% dei bambini ha accesso a tablet o smartphone, il 66% ha un suo dispositivo personale: un mercato che fa gola. E la garanzia della sicurezza ormai è una condizione irrinunciabile per tentare di aggiudicarselo. Ma questo può bastare? Facebook assicura che i dati dei minorenni non verranno usati per profilare i clienti e che le app sono regolate in base al Children's online privacy and protection Act (Coppa), la legge di protezione della privacy dei minorenni online. Che poi restino collegati in buona parte del loro tempo libero per scambiarsi messaggi non sembra però essere un problema prioritario.