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Vero, il social a pagamento senza pubblicità

Vero, il social a pagamento senza pubblicità
È l'ultimo caso, esploso nelle ultime settimane, di piattaforma alternativa. Al contrario degli altri social, dispone i contenuti in modo strettamente cronologico e vuole trattare gli utenti come "clienti non bersagli per la pubblicità"
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CHE cos’è Vero? E perché negli Stati Uniti, in tema social, non si parla d’altro in questi giorni? Si tratta di una piattaforma per iOS e Android lanciata nel 2015 ma che solo negli ultimi tempi ha guadagnato enorme visibilità, tanto da bloccarsi per un po’ a causa dell’enorme flusso di iscritti. Lanciata dallo strano trio composto dal milionario libanese Ayman Hariri, l’impresario cinematografico motaz Nabulsi e dal venture capitalist Scott Birnbaum, punta a offrire un’esperienza più autentica ai suoi utenti, che vuole trasformare in clienti e non in target per la pubblicità. Così, almeno, si legge sul sito: i post appaiono in ordine cronologico, come non accade ormai da tempo a Facebook e Instagram, dove i contenuti sono organizzati dagli algoritmi in base a una serie di parametri.
 
Per partecipare a Vero si paga un piccolo abbonamento (ma il primo milione ha potuto iscriversi gratuitamente), intorno al quale ruota il concept della piattaforma: gli utenti non sono prodotti da vendere agli inserzionisti. Non a caso la pubblicità non esiste: "I nostri abbonamenti ci consentono di mantenere la pubblicità fuori da Vero e di focalizzare soltanto sulla migliore esperienza social, invece di trovare nuovi modi di monetizzare i comportamenti degli utenti o tentando di riportarli sull’app con notifiche continue" si legge. Le società possono avere un profilo su Vero – anzi, le partnership con creatori di contenuti professionali sono già molte, da Paris Match a GQ Britain – ma muovendosi secondo schemi diversi, per esempio riportando su link esterni.
 
Altra gradita novità, su Vero i collegamenti si dividono in quattro categorie: amici stretti, amici, conoscenti e follower, con una gradazione di sfumature altrove sconosciuta. Ci sono gli hashtag per gli argomenti e la possibilità di condividere interessi come film, show tv e libri oltre a testi, immagini e video, oltre a una navigazione più fluida fra gli argomenti.
 
Il punto è che Vero sembra aver raccolto un certo successo nelle ultime settimane in seguito a una serie di eventi: il tanto contestato restyling di Snapchat (che ha portato a una petizione da oltre un milione di firme), il solito avvelenamento social su Twitter e Facebook e anche una certa insofferenza per la timeline troppo organizzata di Instagram. Probabile che faccia la fine di altri altre piattaforme come Ello o Peach, chissà. Eppure, viste le difficoltà dei social media tradizionali, forse è proprio il 2018 l’anno che vedrà emergere (o riemergere, si pensi agli ottimi dati di Pinterest) ambienti alternativi.