Vaticano

Il Papa ai sacerdoti: "Preti da salotto o discepoli missionari?"

Bergoglio durante l'udienza con la Congregazione per il clero parla della formazione dei religiosi

2 minuti di lettura
CITTA' DEL VATICANO - "Carissimi, la domanda che deve scavarci dentro, quando scendiamo nella bottega del vasaio, è questa: che prete desidero essere? Un 'prete da salotto', uno tranquillo e sistemato, oppure un discepolo missionario a cui arde il cuore per il Maestro e per il Popolo di Dio?". Questa la domanda rivolta dal Papa durante l'udienza con la Congregazione per il clero. E questa la risposta: il prete si forma "fuggendo sia da una spiritualità senza carne, sia, viceversa, da un impegno mondano senza Dio". Bergoglio ha chiesto ai sacerdoti come vogliano essere: "Uno che si adagia nel proprio benessere o un discepolo in cammino? Un tiepido che preferisce il quieto vivere o un profeta che risveglia nel cuore dell'uomo il desiderio di Dio?".

Per crescere nel cammino sacerdotale occorre farsi "plasmare" da Dio, come fa il vasaio con l'argilla, ha proseguito il Pontefice. "Quando ci distacchiamo dalle nostre comode abitudini, dalle rigidità dei nostri schemi e dalla presunzione di essere già arrivati, e abbiamo il coraggio di metterci alla presenza del Signore, allora Lui può riprendere il suo lavoro su di noi, ci plasma e ci trasforma", ha aggiunto spiegando che "la formazione non si risolve in qualche aggiornamento culturale". Per papa Francesco, "il tema della formazione sacerdotale è determinante per la missione della Chiesa: il rinnovamento della fede e il futuro delle vocazioni è possibile solo se abbiamo preti ben formati". Ma la formazione sacerdotale - ha ribadito - è "un'opera che richiede il coraggio di lasciarsi plasmare dal Signore, perché trasformi il nostro cuore e la nostra vita".

Su quest'ultimo concetto Bergoglio ha molto insistito: "Dobbiamo dirlo con forza: se uno non si lascia ogni giorno formare dal Signore, diventa un prete spento, che si trascina nel ministero per inerzia, senza entusiasmo per il Vangelo né passione per il Popolo di Dio. Invece, il prete che giorno per giorno si affida alle mani sapienti del Vasaio con la 'V' maiuscola, conserva nel tempo l'entusiasmo del cuore, accoglie con gioia la freschezza del Vangelo, parla con parole capaci di toccare la vita della gente; e le sue mani, unte dal Vescovo nel giorno dell' Ordinazione, sono capaci di ungere a loro volta le ferite, le attese e le speranze del Popolo di Dio".

"Per essere protagonista della propria formazione, il seminarista o il prete dovrà dire dei 'sì' e dei 'no' - ha sottolineato il Pontefice - Più che il rumore delle ambizioni umane, preferirà il silenzio e la preghiera; più che la fiducia nelle proprie opere, saprà abbandonarsi nelle mani del vasaio e alla sua provvidente creatività; più che da schemi precostituiti, si lascerà guidare da una salutare inquietudine del cuore, così da orientare la propria incompiutezza verso la gioia dell'incontro con Dio e con i fratelli. Più che l'isolamento, cercherà l'amicizia con i fratelli nel sacerdozio e con la propria gente, sapendo che la sua vocazione nasce da un incontro d'amore: quello con Gesù e quello con il Popolo di Dio".