Vaticano

Myanmar, il Papa con i buddisti: "San Francesco e Buddha sono le nostre guide, basta pregiudizi"

(lapresse)
Prima di visistare un tempio Bergoglio ha detto messa davanti a 150mila persone della piccola comunità cattolica del Paese. Nuovo appello per le minoranze: "Religioni unite per il rispetto della dignità umana"
3 minuti di lettura
RANGOON - "So che molti in Myanmar portano le ferite della violenza, sia visibili che invisibili. La tentazione è di rispondere a queste lesioni con una sapienza mondana" che "è profondamente viziata. Pensiamo che la cura possa venire dalla rabbia e dalla vendetta. Tuttavia la via della vendetta non è la via di Gesù".

Dopo l'incontro con con San Suu Kyi e il discorso alle autorità, nel quale ha invocato il rispetto di ogni gruppo etnico" ma senza citare esplicitamente i rohingya, il Papa è tornato ancora indirettamente sul tema più sentito non solo in Myanmar, ma anche nella comunità internazionale fuori dal Paese e cioè la sofferenza di migliaia di persone appartenenti alle minoranze.

Lo ha fatto questa mattina, durante l'omelia nella messa celebrata nel Kyaikkasan Ground di Rangoon. Francesco ha parlato in italiano, con traduzione simultanea in birmano. Ha celebrato con un pastorale artigianale di legno donatogli dai Kachin, ospiti dei campi profughi della città di Winemaw, nello stato Kachin, nella parte settentrionale del Paese.

Ad ascoltarlo c'erano 150mila persone, riunite in una grande area che ospita gli eventi sportivi nel centro dell'ex capitale birmana. Al suo arrivo dall'arcivescovado, dove risiede in questi giorni, Francesco ha compiuto un giro in papamobile tra i fedeli.

Papa Bergoglio, reduce dalla visita nella capitale, la città fantasma di Nay Pyi Daw, ha ricordato il fatto che Cristo non ha insegnato "con lunghi discorsi o mediante grandi dimostrazioni di potere politico e terreno, ma dando la vita sulla croce".

Il bastone pastorale in legno usato dal Papa durante la messa (ap)

La Chiesa in Myanmar è una realtà piccola, poche centinaia di migliaia di persone. È, insomma, anch'essa minoranza. Eppure viva. E Francesco rimarca la sua instancabile attività: "Vi sono - dice - chiari segni che anche con mezzi limitati molte comunità proclamano il Vangelo ad altre minoranze tribali, senza mai forzare o costringere, ma sempre invitando e accogliendo".

Presente e attiva è la Karuna, la Caritas del Myanmar, che lavora nell'assistenza ai profughi interni e a quelli emigrati in Bangladesh. Fra loro anche i Rohingya. Bergoglio ha definito l'amore di Cristo come un "gps spirituale".

• LA VISITA AL TEMPIO BUDDISTA
Francesco si è poi recato al Kaba Aye Center di Rangoon, uno dei templi buddisti più venerati dell'Asia sud-orientale. È entrato con le sole calze nere ai piedi, insieme al presidente del Comitato Statale "Sangha" Bhaddanta Kumarabhivamsa. Hanno tracciato la strada per superare odio, terrorismo ed estremismo nel nome della religione.

Il Myanmar è scosso dalle violenze perpetrate contro le minoranze etniche e religiose e l'argomento resta indirettamente presente in questo incontro. Buddisti e cristiani possono trovare questa strada comune nei propri padri o figure spirituali di riferimento, Buddha per i primi, san Francesco per i secondi. Due figure le cui parole esprimono "sentimenti simili".
 
Papa Bergoglio ha citato significativamente per primo Buddha, che nel Dhammapada (XVII, 223) dice: "Sconfiggi la rabbia con la non-rabbia, sconfiggi il malvagio con la bontà, sconfiggi l'avaro con la generosità, sconfiggi il menzognero con la verità". Parole simili, ha detto, a quelle del santo di Assisi: "Signore, fammi strumento della tua pace. Dov'è odio che io porti l'amore, dov'è offesa che io porti il perdono, [...] dove ci sono le tenebre che io porti la luce, dov'è tristezza che io porti la gioia".
 
Bhaddanta Kumarabhivamsa gli ha fatto eco affermando che "è deplorevole vedere terrorismo ed estremismo messi in atto in nome di credi religiosi. Poiché tutte le dottrine religiose insegnano solo il bene dell'umanità, non possiamo accettare che terrorismo ed estremismo possano nascere da una certa fede religiosa".
 
Il Papa ha chiesto che questa sapienza comune possa "continuare a ispirare ogni sforzo per promuovere la pazienza e la comprensione, e per guarire le ferite dei conflitti che nel corso degli anni hanno diviso genti di diverse culture, etnie e convinzioni religiose. Tali sforzi non sono mai solo prerogative di leader religiosi, né sono di esclusiva competenza dello Stato.

Piuttosto, è l'intera società, tutti coloro che sono presenti all'interno della comunità, che devono condividere il lavoro di superamento del conflitto e dell'ingiustizia. Tuttavia è responsabilità particolare dei leader civili e religiosi assicurare che ogni voce venga ascoltata, cosicché le sfide e i bisogni di questo momento possano essere chiaramente compresi e messi a confronto in uno spirito di imparzialità e di reciproca solidarietà".
 
Il Kaba Aye Centre venne eretto durante il governo del primo ministro birmano U Nu, nel 1952, per ospitare il sesto Consiglio buddista svoltosi dal '54 al '56. La Pagoda è alta 36 metri, con una circonferenza alla base di 34, ed è caratterizzata da un'imponente cupola d'oro realizzata a strati e sorretta sei grandi pilastri, simbolo dei sei Consigli.

La sala riunioni fu costruita in una grotta poiché il primo Consiglio buddista si tenne all'interno di una grotta in India poco dopo il passaggio del Buddha in Nirvana finale circa 2500 anni fa.
 
L'incontro, ha detto ancora il Papa, "è un'importante occasione per rinnovare e rafforzare i legami di amicizia e rispetto tra buddisti e cattolici". "È anche - ha spiegato - un'opportunità per affermare il nostro impegno per la pace, il rispetto della dignità umana e la giustizia per ogni uomo e donna. Non solo in Myanmar, ma in tutto il mondo le persone hanno bisogno di questa comune testimonianza da parte dei leader religiosi. Perché, quando noi parliamo con una sola voce affermando i valori perenni della giustizia, della pace e della dignità fondamentale di ogni essere umano, noi offriamo una parola di speranza. Aiutiamo i buddisti, i cattolici e tutte le persone a lottare per una maggiore armonia nelle loro comunità".
 
Francesco ha ricordato le ingiustizie e le diseguaglianze sempre presenti ma che "nel nostro tempo" sembrano essere "particolarmente gravi". Permangono "le ferite dei conflitti, della povertà e dell'oppressione" che "creano nuove divisioni". Ma di fronte a queste sfide "non dobbiamo mai rassegnarci. Sulla base delle nostre rispettive tradizioni spirituali, sappiamo infatti che esiste una via per andare avanti, una via che porta alla guarigione, alla mutua comprensione e al rispetto. Una via basata sulla compassione e sull'amore".