Vaticano

L'arcivescovo di Washington accusato di pedofilia non è più cardinale

L'annuncio del Vaticano: "Papa Francesco ha accettato le dimissioni di Theodore McCarrick". Rimarrà in una casa "per una vita di preghiera e di penitenza, fino a quando le accuse che gli vengono rivolte saranno chiarite"

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CITTÀ DEL VATICANO - Da ieri Theodore McCarrick, 88 anni, non è più cardinale. Papa Francesco, infatti, in seguito alle accuse di aver abusato sessualmente di minori anni fa, ne ha accettato le dimissioni da cardinale e ne ha disposto la sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico, insieme all’obbligo di rimanere in una casa che gli verrà indicata, per una vita di preghiera e di penitenza, fino a quando le accuse che gli vengono rivolte siano chiarite dal regolare processo canonico.
 
Si tratta di un duro colpo non soltanto per la diocesi Washington, della quale l’ex porporato era arcivescovo emerito, ma per la Chiesa tutta e, in particolare, per la tanto conclamata «tolleranza zero» messa in campo contro chi abusa. Se è vero che oggi nessuno, nemmeno cardinali o vescovi, gode più di alcuna immunità, è altrettanto evidente che occorre ripensare dal principio a tutto il sistema affinché non si arrivi ad avere addirittura una personalità ecclesiale eleggibile al soglio di Pietro che si è macchiata del crimine più grave e vergognoso.
 
Nei giorni scorsi, non a caso, è stato direttamente il cardinale Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, a dirsi «profondamente turbato» dalle notizie riguardanti McCarrick. «Queste presunte azioni, se commesse da chiunque, sono moralmente inaccettabili e incompatibili con il ruolo di sacerdote, vescovo o cardinale», ha detto O’Malley. Che ha spigato meglio il suo punto di vista così: si tratta di notizie che hanno «traumatizzato molti cattolici» e non solo, e che creano «dubbi nella mente di molti» sul fatto che «stiamo affrontando effettivamente questa catastrofe nella Chiesa».
 
Dichiarazioni che hanno del clamoroso: per il primo uomo di fiducia del Papa nella lotta alla pedofilia, infatti, probabilmente la Chiesa non sta agendo nel modo più giusto contro gli abusi. Non è il solo, in ogni caso, a pensarla così. Da tempo c’è chi sostiene che affidare nella Chiesa ruoli di comando alle donne eviterebbe il diffondersi della «piaga», mentre dall’altra parte l’abolizione dell’obbligo del celibato comporterebbe l’ammissione al sacerdozio dei cosiddetti «viri probati», in sostanza dei laici «di provata fede». Il celibato diverrebbe in questo modo una scelta libera, fatta propria soltanto da candidati effettivamente maturi da un punto di vista psichico e affettivo. Forse davvero ciò di cui c’è bisogno.