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Taj Mahal, arriva il numero chiuso. "Solo" 40 mila ingressi al giorno. O forse no

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Delhi vara il tetto giornaliero per i visitatori del monumento, messo in crisi dalle folle crescenti. Il provvedimento, che riguarda solo i turisti indiani, ha una scappatoia. I locali potranno entrare, pagando il biglietto "per stranieri": 1000 rupie contro 40
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Taj Mahal. Arriva il numero chiuso. O, come direbbero gli anglosassoni, "sorta di"... Il governo indiano ha infatti deciso di fissare a 40mila il tetto dei visitatori giornalieri dell'iconico mausoleo di Agra, inesorabilmente in testa alle liste dei luoghi da sogno del pianeta e conseguentemente del ranking dei più visitati. Una cifra talmente alta da poter essere scambiata per un fake - basti pensare che le intere popolazioni di 13 dei 111 capoluoghi di provinca italiani potrebbero, una ad una, entrare nel gioiello dell'era mughal, in un'ipotetica vacanza megagruppo.

Stiamo tuttavia parlando del Paese destinato a vincere la gara a chi per primo raggiungerà la vetta del miliardo e mezzo di abitanti (superando nel breve o nel medio periodo Cina). E ancora, di una nazione in forte espansione economica, dove il turismo locale cresce a tassi esponenziali. Non a caso, il limite riguarderà i visitatori locali, mentre non varrà per gli stranieri. Il provvedimento, fa capo all'Archeological Survey of India, responsabile del monumento, che è nella lista Unesco Wolrd Heritage dal 1983. Gli studiosi spiegano che le folle incrementano il tasso di usura del marmo che costituisce la spettacolare tomba che l'imperatore Shah Jahan costruì a partire dal 1631, anno in cui la moglie Mumtaz Mahal morì di parto. Le facciate e gli interni dell'edificio subiscono una regolare manutenzione per ripulire la patina giallastra, conseguenza dell'inquinamento, ma il sovraffollamento sembra poter arrecare danni peggiori, minando anche le fondamenta della struttura. "Dobbiamo assicurare la salvaguardia del monumento - ha detto un dirigente dell'Archeological Survey all'agenzia France Presse - la gestione della folla sta rivelandosi una grande sfida, per noi".

Il Taj Mahal, che profeticamente la guida Fodor's aveva annoverato tra i 10 siti dal evitare nel 2018, atttira un numero crescente di visitatori, che ormai si attestano tra i 7 e gli 8 milioni annui. Ma nonostante passaggi di personaggi occidentali illustri, come quello di Bill Clinton, o quello di William e Kate, a commemorare la precedente sosta di Lady D, la quota di ospiti stranieri si attesta sul 10-12 per cento e raramente arriva al milione. Ecco che allora il tetto, limitato ai locali, assume un suo significato: perché se è vero che il numero medio giornaliero di ingressi si aggira sulle 20-25 mila unità, la realtà parla di 10-15 mila turisti al giorno nei lavorativi, che diventano 70mila al giorno nei weekend e nei festivi.
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Ha forse meno senso scoprire che in realtà i turisti indiani potranno comunque entrare, pagando il biglietto "per stranieri". Come accade infatti in molti Paesi in via di sviluppo, i siti di grande richiamo (si pensi a musei come quello Egizio del Cairo o l'Ermitage di San Pietroburgo), hanno o hanno avuto una tariffazione doppia e separata: nel caso specifico, chi proviene dall'estero paga 1000 rupie (circa 13 euro), i locali 40. Probabilmente molti locali rinunceranno comunque, ma la discriminante sarà, come quasi sempre, il potere d'acquisto.

Nonostante il governo locale, in particolare quello dell'Uttar Pradesh, lo stato di cui Agra è la capitale, non faccia molto per promuovere il sito, anche in virtù della sua origine musulmana, gli indiani sembrano amare sempre più il gioiello moghul, che subisce periodici affronti. Se il giallo da traffico è all'ordine del giorno, nel 2016 le facciate, in particolare quella posteriore, avevano assunto una colorazione verdastra, la cui responsabilità era stata individuata nelle deiezioni degli insetti. Il monumento subisce frequenti interventi di "lavaggio", eseguiti utilizzando speciali impacchi a base di argilla di Fuller.
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