L’iniziativa trova impulso dall’Ordine dei medici di Milano che già prevede per i propri iscritti il divieto di pubblicità commerciale in ambito sanitario

Parte dall’Ordine dei medici di Milano l’impulso per una proposta di legge che vieti la pubblicità commerciale in ambito sanitario. Divieto che i medici meneghini già prevedono per i propri iscritti, assieme a pochi altri Ordini in Italia. Il testo è stato depositata alla Camera dalla deputata Rossana Boldi, vicepresidente della Commissione Affari Sociali.

L’OMCeO milanese da anni sostiene che l’attuale deriva commerciale pubblicitaria nella sanità sarebbe il frutto di una estensiva e non appropriata interpretazione delle normative vigenti. Proprio sulla base di questo convincimento “tre anni fa commissionammo allo studio legale Scoca e Associati di Roma un parere pro veritate sulla pubblicità sanitaria”. A ricordarlo è il presidente Roberto Carlo Rossi.

“L’approfondita analisi del nostro impianto normativo è arrivata alla conclusione che in Italia non è mai stata liberalizzata la pubblicità commerciale in campo sanitario, ma, dopo la legge Bersani, solo quella informativa”. Dopo questa iniziativa la Federazione nazionale degli ordini del medici (FNOMCeO) ha istituito una Commissione sulla pubblicità sanitaria presieduta dallo stesso Rossi.

I punti cardine della proposta di legge possono essere riassunti in una serie di punti.

Le informazioni in ambito sanitario devono escludere qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestionale nel rispetto della libera e consapevole determinazione del paziente.

Il messaggio pubblicitario deve passare al vaglio degli Ordini territoriali di competenza e della Federazione in caso di messaggi diffusi su scala nazionale. Rimane valido il principio del silenzio assenso per evitare che gli Ordini, soprattutto i grandi, vengano paralizzati da pratiche per il rilascio autorizzativo. E’ comunque fatta salva la possibilità di controllo successivo con connessa facoltà di emissione di motivato provvedimento locale o centrale che ne impedisca la diffusione.

In caso di violazione delle disposizioni sull’informativa sanitaria, gli Ordini territoriali procedono in via disciplinare nei confronti dei professionisti o delle società iscritti. Viene inoltre effettuata una segnalazione all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per l’eventuale adozione dei provvedimenti sanzionatori di competenza.

Infine, il testo prevede il vincolo di iscrizione dei direttori sanitari presso l’Ordine territoriale in cui si trova la struttura da loro diretta. Ciò per permettere agli Ordini di competenza di effettuare un efficace controllo deontologico sulle informative sanitarie.

Per Roberto Carlo Rossi e Andrea Senna, presidente CAO OMCeO MI, si tratta di “una proposta di legge fortemente ancorata all’art. 32 della Costituzione”.

Il provvedimento, infatti, tutelerebbe il cittadino/paziente nella sua libera e ragionata scelta di ciò è meglio per la sua salute. Il tutto senza che il suo discernimento sia condizionato da messaggi fuorvianti. La proposta, inoltre, troverebbe conforto nella sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 maggio 2017. Tale pronuncia, di fatto, raccomandava gli Ordini di controllare l’informazione sanitaria a tutela della salute e della libera determinazione del paziente. “Ci auguriamo – concludono Rossi e Senna – che questa proposta di legge possa concretizzarsi in tempi ragionevoli nell’interesse di tutti i cittadini italiani”.

 

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