Non è un Brasile da cartolina quello che Mario Biondi evoca nel nuovo album “Brasil”. È, piuttosto, un Brasile immaginario, sintesi della sue passioni musicali, dell’amore un po’ nostalgico per melodie, ritmiche e timbri di quarant’anni fa e delle sonorità assemblate a Rio de Janeiro dai produttori Mario Caldato, noto soprattutto per il lavoro svolto coi Beastie Boys, e Alexandre Kassin, al fianco di Caetano Veloso nel progetto +2. “Ma è stato Al Jarreau a insegnarmi cos’è il Brasile”, dice il cantante catanese, che nel presentare l’album difende la scelta di inserire in scaletta la sanremese “Rivederti”, che è apparentemente slegata dalle altre canzoni.
“Nel disco c’è anche una versione bossa nova di ‘Rivederti’, avrei tolto semmai quella. Perché l’originale che ho portato al festival non è dissonante rispetto al progetto. Sento che questo disco mi darà grandi soddisfazioni”.
Mario Biondi era già stato a Rio de Janeiro nel 2009, per incide due brani per il progetto “If”. Si è subito trovato in sintonia con quel mondo. “Rio è come qualunque altro Sud del mondo: un po’ Napoli, un po’ Catania, un po’ Reggio Calabria. A Rio ho trovato persone amichevoli e, sì, anche una sensazione di pericolo quando il capo della Sony Music locale ci è venuto a pendere con un’Audio A8 blindata, dotata di estintore. Il Brasile è un Paese di grandi contasti”. In sala d’incisione, Biondi si è confrontato con le personalità sui generis, così le definisce lui, di Caldato e Kassin. “All’inizio non li ho presi bene, ma mi sono ricreduto velocemente. Sono persone di una accoglienza, di una semplicità, di una professionalità estrema. Lo studio era un porto di mare da cui transitavano musicisti, dj, produttori da tutto il mondo. Entravano e facevano un casino infernale. Ho imparato a conoscerli e ho trovato personalità interessanti”.
Il risultato è un disco cantato in italiano, inglese, francese e portoghese che mette insieme brani scritti per l’occasione, cover di pezzi più o meno conosciuti di autori brasiliani, “Rivederti” e una versione quasi bossa nova di “Smooth operator” di Sade.
Il tutto suonato e cantato con musicisti amati da chi segue le cose brasiliane, da Ivan Lins a Pedro Sá. “È un Brasile contaminato e del resto è così che è attualmente la musica brasiliana. È una commistione di samba, funk, soul, jazz, bossa nova da cui comunque alla fine percepisci con chiarezza la radice geografica. Questo disco mi è costato due anni di lavoro, fra la ricerca di brani rappresentativi del Brasile che mi piace e le session. E in fondo in queste canzoni mi riapproprio di tutto il mio percorso e di quel che ho imparato in questi anni”.
Il progetto nasce anche da ambizioni internazionali. L’album uscirà il 9 marzo in Italia e il 23 in Brasile, Regno Unito, Germania, Spagna, Portogallo, Francia e Giappone. In maggio, Mario Biondi si esibirà per la prima volta nei palasport: il 17 al Palalottomatica di Roma e il 20 al Forum di Assago (MI). “Sono non dico impaurito, ma emozionato sì. Ci saranno cinque, sei brani del nuovo album e riadatterò il repertorio a un sound più brasiliano. Stiamo cercando di fare un palco pieno di strumenti vintage”. In estate sono previste alcune date all’estero, in ottobre un tour di cinque show in Inghilterra. “Sento dire che gli italiani non vanno all’estero se non con la lirica e il bel canto. D’accordo, Andrea Bocelli e Il Volo portano a casa risultati eccellenti, ma lasciatemi dire che sono dieci anni che faccio sold out in posti di pregio nel Regno Unito. Di recente hanno cominciato a venire anche gli italiani che vivono all’estero. Prima erano pochi. Si vede che hanno cominciato a credere in me”.