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Fontana di Trevi, addio monete l'ira della Chiesa: tolte ai poveri

ALESSANDRA PAOLINI ANSA/GIUSEPPE LAMI
Pubblicato il 13-01-2019

Non andranno più alla Caritas ma al Comune

Al momento solo la "divina provvidenza" manzoniana potrebbe cambiare le carte in tavola. Evitando così che il Campidoglio della sindaca Raggi possa calare l' asso pigliatutto sulle monetine dei poveri. Ma salvo miracoli, la partita sembrerebbe alla fine: i soldi dei turisti che spicciolo dopo spicciolo, desiderio dopo desiderio, finiscono nella Fontana di Trevi non andranno più alla Caritas di Roma, ma nelle casse del Comune, che vorrebbe destinare i soldi al sociale attraverso bandi e gare, riservandone una parte alla manutenzione del patrimonio culturale capitolino. Un colpo di mano da 4.000 euro al giorno. Il che vuol dire un milione e mezzo di euro all' anno lanciati nella fontana della Dolce Vita, e, a cascata, in altre fontane monumentali della città: un discreto gruzzoletto nel Fontanone del Gianicolo, un altro nella Barcaccia di piazza di Spagna. Però il cambio di mano che avverrà, salvo ripensamenti dell' ultim' ora, il 1° aprile, non è piaciuto affatto alla Chiesa. Ieri Avvenire titolava in prima pagina: "Le monetine tolte ai poveri" e parlava di «burocrazia nemica della carità». A decidere il passaggio di gestione una memoria di giunta dello scorso 28 dicembre, che arriva dopo un balletto di rinvii, proproghe e tavoli di studio messi su dal Comune nei mesi scorsi per capire come impiegare al meglio il denaro. Un tesoretto che è stato a disposizione della Caritas fin dai tempi del sindaco Francesco Rutelli. Era il 2001. Da allora euro, dollari, sterline, yen raccolti tra le acque delle fontane capitoline sono serviti per aiutare i più bisognosi. Poveri Cristi che, col passare degli anni, sono diventati sempre più numerosi e sempre più disperati. Come chi in questi giorni, nonostante le temperature siberiane, con il Piano freddo del Campidoglio partito in ritardo rispetto all' inverno, continua a dormire per strada. La Caritas diocesana, anche grazie a quei soldi, in 18 anni ha messo in piedi centri d' ascolto e empori della solidarietà, e pagato le bollette alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese.

«Tutte iniziative - si legge su Avvenire - che non potrebbero essere gestite attraverso bandi pubblici » . E la paura che i soldi si disperdano tra le gare e i mille rivoli della burocrazia, non è priva di fondamento. Secondo l' idea del Comune, infatti, a raccogliere i proventi delle fontane dovrebbe pensare Acea, la società che gestisce acqua ed energia partecipata dal Campidoglio. Come in realtà già accade. Finora però il suo compito era solo quello di pescare nella fontana. Le monetine venivano poi consegnate, davanti a responsabili della Polizia municipale, alla Caritas che lavava i soldi, li catalogava e li impacchettava. E per ogni spesa faceva un rendiconto dettagliato da consegnare all' amministrazione comunale. D' ora in poi invece questa seconda metà del lavoro avrà un costo. In Campidoglio, ieri, c' era imbarazzo e aria di ripensamenti. Dopo l' articolo del quotidiano dei vescovi e dopo l' affondo dell' ausiliare Paolo Lojudice, che a Radio Vaticana ha parlato del problema rifiuti a Roma bollandolo come « avvilente » e « senza soluzioni » , in molti hanno pensato che fare uno sgambetto alla Caritas non sia alla fine "cosa buona e giusta", né tantomeno politicamente vincente.

Anche perché l' organizzazione diocesana - che da settembre ha un nuovo direttore, don Benoni Ambarus, per tutti "don Ben" - da sempre toglie le castagne dal fuoco alle amministrazioni di una città in continuo affanno sul fronte del sociale. Costretta a fare i conti con una povertà sempre più dilagante e con l' emergenza abitativa «nonostante i 120mila alloggi sfitti e uno dei più grandi patrimoni pubblici inutilizzati», si legge sul sito della Caritas romana. Che per martedì prossimo, sul tema dello scippo delle monetine, ha convocato una conferenza stampa. C' è da immaginare che in questi tre giorni si cercherà di capire se da parte del Comune ci siano margini per un ripensamento. Don Ben non si sbilancia, ma a Radio Vaticana dice di aver appreso «ovviamente questa notizia con una certa preoccupazione » . E auspica di « poter continuare a dire grazie ai milioni di turisti che in questi anni hanno creato una marea di speranza con le loro monetine » e di poter proseguire «questa nostra azione di solidarietà: c' è tutto il nostro desiderio di continuare la collaborazione con l'amministrazione anche per la gestione delle monetine». Intanto su Twitter il cinguettio della Caritas ha scatenato una corposa polemica tra chi, come Ernesto, dice: «Con tutti i soldi che ha il Vaticano, non gli servono certo le monete della fortuna» e chi, come Vittorio, spera che, almeno, «ci tapperanno le buche». Mentre il Pd Lazio, con il suo segretario Bruno Astorre, attacca la giunta Raggi: « Ha il terzo settore e il sociale nel mirino». (La Repubblica).


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