fede

“Caro amico santo, ti scrivo…” L'amicizia fra santi 

Redazione
Pubblicato il 21-02-2019

Uno degli Amori più puri, una delle unioni più forti tra gli Uomini, perché questa rende la vita più preziosa.

L’Amicizia raddoppia le gioie, e rende le difficoltà più sopportabili. E’ una realtà che ognuno di noi nella propria vita ha vissuto, provato, e proverà sempre. Il tema è alto, l’Amicizia. Uno degli Amori più puri (tanto per citare i pensatori greci), una delle unioni più forti tra gli Uomini, perché questa – realmente – rende la vita più preziosa. La letteratura antica o moderna è piena di esempi a riguardo.

Tutto, potremmo farlo risalire benissimo al libro del Siracide, in cui al sesto capitolo, troviamo una delle più famose frasi che descrivono questo stupendo Amore: “Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c'è prezzo, non c'è peso per il suo valore”. E non dobbiamo certo meravigliarsi se questa “corrispondenza di amorosi sensi” sia avvenuta anche nelle vite di molti santi. Certamente, non avrebbero mai pensato quelle “persone” che sarebbero divenuti tali, mentre vivevano questo sentimento-valore fra loro, ma – in fondo – un vecchio adagio popolare ci dice “chi si somiglia, si piglia”.

E fra i santi, molte volte, è accaduto che proprio grazie all’Amicizia, il cammino verso la Santità ha avuto modo di svilupparsi ancor meglio, e anche con doni più fruttuosi. Incominciamo, allora, a scavare un po’ in queste straordinarie biografie. Ci accorgiamo subito di quanti episodi umani sono intercorsi fra le “aureole”, nel segno dell’Amicizia.

San Francesco di Assisi e Sant’Antonio di Padova

Due colossi del Francescanesimo.
Sappiamo molto dell’amicizia fra Francesco e Chiara, ma ancora poco esplorata risulta quella fra il santo di Assisi e il portoghese Antonio. Queste due straordinarie figure della storia del cristianesimo furono dunque contemporanee, anche se per pochi anni, dal 1220 al 1226.

Ma riuscirono mai ad incontrarsi di persona? Sì, anche se i contatti – almeno quelli ufficiali – si riducono a soli tre momenti. Due di questi sono in contesti collettivi: nel 1221 Antonio partecipa al Capitolo delle Stuoie, ad Assisi, dove per la prima volta vede e ascolta Francesco; nel 1224 invece – secondo la leggenda – Francesco appare miracolosamente al Capitolo di Arles, mentre Antonio tiene un sermone ai frati sul tema della croce.

Più importante invece sarà la terza modalità d’incontro, e ne è testimonianza il biglietto che Francesco invierà ad Antonio (tra il 1223 e il 1224), nel quale lo autorizzerà ad insegnare la teologia ai frati. Il significato di questo biglietto consiste nell'investitura di Antonio a predicatore e maestro di teologia da parte di Francesco.

Leggiamo le parole del santo di Assisi, rivolte al suo caro “amico” Antonio: “Al fratello Antonio, mio vescovo, auguro salute. Approvo che tu insegni teologia ai frati, purchè, a motivo di tale studio, tu non smorzi lo spirito della santa orazione e devozione, come è ordinato nella Regola. Sta sano”. Pochi incontri, alla fine, bisogna ammetterlo. Ma, come avviene per tutti noi, molte volte nell’Amicizia – quella vera, autentica e profonda – il tempo è relativo, quando ci si comprende fin da subito.

San Francesco di Sales e Santa Giovanna di Chantal

San Francesco di Sales, fu direttore e guida spirituale di Giovanna di Chantal.
Fu lei, poi, a divenire seguace delle opere di Francesco, e al tempo stesso ispiratrice, e insieme collaboratrice. Una amicizia, non solo sulla carta, ma nelle azioni caritatevoli, soprattutto. Il grande predicatore e direttore d'anime, Vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, l'aveva incontrata, la prima volta, durante la predicazione della Quaresima del 1604, nella città di Digione.

Giovanna aveva trent’anni. Indossava severi abiti vedovili. Al primo colloquio, il modestissimo abbigliamento della vedova non parve abbastanza “severo” a San Francesco di Sales, che le domandò: “Lei ha intenzione di rimaritarsi, Signora?". “No”, rispose Giovanna. E il santo: “Bene, allora sarà meglio ammainare le insegne”. Questa la cronaca del primo incontro. Ne seguirono altri. Chissà quanta ricchezza in ogni loro incontro. Potremmo solo immaginare il loro amichevole connubio, nato prima come collaborazione spirituale e, successivamente, “pragmatica”, verso i bisognosi.

Dopo aver saggiato a lungo lo zelo e l'obbedienza della donna, il Santo le espose il suo progetto: una nuova fondazione intitolata alla Visitazione e destinata all'assistenza dei malati. Di questa nuova fondazione, Giovanna avrebbe dovuto esserne cofondatrice e prima direttrice. Ad Annecy, la prima sede.

Da qui, conobbe una rapida e vasta fortuna nella Savoia e nella Francia. Infatti, attorno a Giovanna – diventata, intanto, Suor Francesca – si moltiplicarono le “Visitandine”, questo il nome delle suore del nuovo istituto religioso. Così, San Francesco di Sales, descrisse questa bella Amicizia: “È bello poter amare sulla terra come si ama in cielo, e imparare ad amarsi in questo mondo come faremo eternamente nell’altro. Non parlo qui del semplice amore di carità, perché dovremmo averlo per tutti gli uomini; parlo dell’amicizia spirituale nel quadro della quale due, tre o più persone si scambiano le devozioni, gli affetti spirituali e diventano realmente un solo spirito”.

Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila

Giovanni della Croce entrò nell'Ordine dei carmelitani «calzi» a ventun anni, e a ventisei incontrò Teresa che aveva già cinquantatré anni. Poco prima di essere ordinato sacerdote, ecco l’incontro provvidenziale con la monaca carmelitana di nome Teresa di Gesù, donna dalla forte personalità, arrivata ormai alla piena maturità spirituale. Vi era giunta attraverso un lungo travaglio vocazionale e spirituale e proprio in quegli anni stava lavorando con successo alla riforma delle Carmelitane.

In quel periodo stava anche pensando di estendere la riforma al ramo maschile dell’Ordine. Questo era molto importante per Teresa, perché gli uomini potevano legare la contemplazione del mistero di Dio alla missione. Potevano lavorare cioè non solo alla propria santificazione nel chiuso del convento ma anche per quella degli altri. Teresa espose a Giovanni il proprio progetto di riforma e gli chiese nello stesso tempo di soprassedere alla decisione di cambiare ordine. Il santo accettò il consiglio di chi ormai era divenuta sua fedele amica, sorella, e confidente spirituale.

Nel 1568, Teresa finalmente riuscì a fondare il primo convento maschile, a Duruelo, presso Avila. Giovanni – che da questo momento si chiamerà Giovanni della Croce – iniziava così una forma di vita religiosa, condividendo con Teresa l’ideale di riforma della vita carmelitana. Fu lei stessa a cucirgli il primo saio di lana grezza. Nascevano così i Carmelitani Scalzi.

San Giovanni Paolo II e Madre Tersa di Calcutta

Certamente, se dovessimo guardare al secolo appena passato, una immagine è rimasta nella memoria di tutti. Loro due, San Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. Lui, alto che si curva a stringere le mani e baciare il capo della sorella indiana, colma di gioia davanti al suo amico polacco. Molte volte nel periodo in cui la religiosa è stata superiora delle Missionarie della Carità, le loro vite si sono incrociate, attraverso incontri, lettere, messaggi, progetti. Una Amicizia legata soprattutto dall’amore verso i poveri.

Il primo incontro fra loro, avvenne nel 1986. Giovanni Paolo II visitò la casa di Madre Teresa, nel cuore dei quartieri poveri di Calcutta. La santa definì quell’occasione, “il giorno più felice della mia vita”. A quell’incontro ne seguirono tanti, tutti intensi e davvero ricchi di umanità. Quello che traspare dalle immagini, è proprio questo loro senso non di sola e semplice unione di intenti, ma anche di vero e sincero affetto. Un affetto, appunto, fra due amici…un po’ speciali.

Di amicizie fra santi, ce ne sarebbero da narrare ancora. Le nominiamo, a dover di cronaca, magari sperando di invogliare il lettore a ricercare queste bellissime biografie, ricche di umanità: Sant’Ignazio di Antiochia e San Policarpo, Santa Perpetua e Felicita, San Martin de Porres e Santa Rosa da Lima, San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura, San Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio, San Benedetto e Santa Scolastica.

Quello che affascina di tutte queste vite, così colme di episodi, storie, scritti, è l’intreccio avvenuto fra questi personaggi che hanno vissuto pienamente uno dei più bei sentimenti che l’Uomo ha il dono di poter vivere: l’Amicizia. Ma, in fondo, lo sappiamo già… “chi trova un amico, trova un tesoro”, Siracide docet.

Antonio Tarallo

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