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Attualità | 12 aprile 2019, 11:46

Taggia: agroalimentare e mafia, per l'Alberghiero una lezione di legalità con Gian Carlo Caselli

Per questi studenti è stata l’occasione per approfondire delle tematiche non strettamente legate alle pratiche culinarie ma ugualmente importanti nel loro percorso formativo. Un’iniziativa organizzata dalla professoressa Barbara Antenucci, insieme a Libera.

Agroalimentare e mafia, un binomio sempre più presente in Italia. L’argomento è stato al centro di una lezione di legalità insieme a Gian Carlo Caselli, magistrati ed uomo simbolo della lotta contro cosa nostra, ieri, in cattedra a Villa Boselli davanti alle classi quinte dell’Istituto Alberghiero di Taggia. 

Per questi studenti è stata l’occasione per approfondire delle tematiche non strettamente legate alle pratiche culinarie ma ugualmente importanti nel loro percorso formativo. Un’iniziativa organizzata dalla professoressa Barbara Antenucci, insieme a Libera.

Gli onori di casa sono stati fatti dal dirigente scolastico dell’istituto tabiese, Giuseppe Monticone: “Voi siete giovani ma il dott. Caselli è un pezzo della storia e della legalità del nostro Paese. Non trascurate la storia contemporanea, perchè vi dà delle chiavi per capire il nostro Paese libero. Fatelo per piacere, passione e ricerca contemporanea e lì c'è questa persona, il magistrato, il dott. Caselli, che ha vissuto certi passaggi. Lui ed altri hanno dato un contributo alla vita della nostra Repubblica”.

Il dott. Caselli è stato introdotto dalla professoressa Antenucci che ha ricordato come il magistrato scelse di trasferirsi alla Procura di Palermo subito dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Era il 1992 quando venne ucciso, prima, Giovanni Falcone e pochissimi mesi dopo, il collega ed amico, Paolo Borsellino. Quei due fatti di cronaca, di una violenza inaudita cambieranno l’Italia per sempre.  

Caselli prima di iniziare il suo racconto ha voluto fare una premessa ed una raccomandazione al giovane pubblico. “Quello che dirò è la mia personale opinione. Dovete imparare a ragionare con la vostra testa liberamente senza lasciarvi condizionare. Dovete allineare tutte le opinioni e scegliere voi la risposta più convincente, motivata ed accettabile”.

“Falcone e Borsellino sono stati i principali rappresentanti del pool antimafia, creato da Rocco Chinnici. - ricorda Caselli - Il pool fa tante belle cose e la principale, un capolavoro investigativo giudiziario, era il maxiprocesso. perché maxi era stata l’impunità della mafia fino a quel momento. La mafia esisteva da 200 anni ma sembrava incredibile dover arrivare al maxi processo perchè qualcuno la cerchi e la trovi. Sono 475 gli imputati del maxi, per centinaia e centinaia di delitti realizzati in decine e decine di anni. La fine dell’impunità di cosa nostra. Il maxiprocesso finisce. Anche questa volta attivano una cordata di uomini politici perchè vogliono taroccare il processo, perchè vogliono ottenere che la sentenza ultima, cancelli il processo. In Cassazione il lavoro del pool viene confermato. Gennaio 1992, la prima volta che la mafia subisce uno schiaffo di questo genere. Pesanti condanne da scontare davvero. I mafiosi non ci stanno e allora colpiscono prima i politici che avevano promesso senza mantenere. Ecco le stragi. Una vendetta postuma nei confronti di Falcone e Borsellino per il lavoro fatto con il maxiprocesso. Due stragi così sono una tragedia inaspettata improvvisa e terribile che travolge tutti”.

Subito dopo la decisione di trasferirsi da Torino a Palermo. “Confrontandomi anche con la mia famiglia pensavo che non si poteva stare con le braccia conserte ma bisognava andarci dentro, impegnarsi. Il nostro Paese era in una situazione drammatica. - ricorda Caselli - Non è stato facile. Io vivo accompagnato, scortato e protetto e sono riconoscente a loro, alla Polizia di Stato. Dal 1974, ho passato una vita con la scorta, con tutte le ricadute sulla famiglia che potete immaginare.  Dopo le stragi sei blindassimo. Io a Palermo vivevo in una zona dove c’erano tre palazzi di otto piani. Il mio palazzo era stato svuotato. Ci vivevo solo io e l’ascensore non faceva fermate intermedie fino all’ottavo piano. Quando uscivo sul pianerottolo trovavo un soldato dell’esercito italiano, h24, armato di tutto punto e con in mano perennemente il mitra con pallottola in canna. Intorno a loro sacchetti sabbia e filo spinato perchè dopo Capaci e via D’Amelio eravamo in guerra. Una protezione contro una spietata ferocia. Sette anni di vita così durante i quali abbiamo fatto cose importanti, con le forze dell’ordine ed il sostegno dell’opinione pubblica, con la gente che scendeva in strada per manifestare contro la mafia. Facendo squadra si ottengono risultati. La mafia viene arginata. Si fa resistenza. Viene ridotta in un angolo. Oggi cosa nostra è un problema sicuramente ridotto”.

“Molte volte ragazzi, per descrivere la mafia con una immagine impressiva ed espressiva si usa l’immagine della piovra. Funziona, però ancora meglio l’immagine del camaleonte. La mafia ha nel suo dna la straordinaria capacità di adattarsi. Di cambiare pelle e metodi a seconda delle circostanze di pelle e ruolo che di volta in volta deve affrontare. In una storia di 200 anni di mafia troviamo mille cambiamenti. Prima i latifondi, poi la speculazione edilizia, il traffico della droga, poi si fanno imprenditori per riciclare questa immensa ricchezza. Oggi la mafia registra un’ulteriore mutazione. Le famiglie di sangue, mafiose, i figli, i nipoti, studiano nelle scuole migliori del mondo e se questo non basta hanno soldi per assoldare i migliori cervelli su piazza. Ecco che allora troviamo a lavorare per la mafia persone molto per bene, i figli ripuliti e persone di immagine pulitissima e questo garantisce un aspetto per bene alla mafia. In questo modo, apparenza di perbenismo, la mafia ha accesso a quelli che chiamiamo salotti buoni, dove ricava vantaggi relazionali con le persone che incontra e gli permette di acquisire sempre più potere”.

“Ogni recupero di legalità è un passo avanti. - sottolinea Caselli - In ogni settore compreso l’agroalimentare. Siamo un modello per il mondo. Dobbiamo puntare ad un cibo che non sia solo buono e sano ma anche giusto. Questo lo si ottiene presidiando la filiera dell’agroalimentare con la legalità, con il rispetto delle regole. In modo da garantire la salute del consumatore e la regolarità del mercato. L’agroalimentare è un settore che tira e garantisce il bilancio positivo della nostra bilancia complessiva. Assicura un export importante e contribuisce fortemente a reddito e occupazione. Un comparto a prova di crisi economica che ha un fattore di traino fondamentale, il made in Italy. Ciò che tira nello stesso tempo attrae, quindi attira soggetti di ogni tipo, compresi i mafiosi. Nell’agroalimentare si guadagna molto e si rischia poco. Le attuali norme non funzionano perchè la normativa è obsoleta. La agromafia è liquida, la troviamo dappertutto dal campo, allo scaffale, alla tavola. Uno dei problemi più gravi è quello delle imitazioni. Una piaga diffusa in tutto il mondo”.

I ragazzi hanno posto numerose domande al dott. Caselli sul fenomeno dell’Italian Sounding, ovvero prodotti con un aspetto che richiama alla presunta italianità mentre in realtà lo imita e viene realizzato da aziende all’estero o da ditte italiane delocalizzate in Paesi stranieri. Un business che ogni anno muove tra i 60 ed i 100 miliardi di euro e che depaupera sempre più ciò che è il Made in italy.

L'importanza dell'incontro è stata perfettamente espressa dalla rappresentante di Libera Imperia: "Non dovete diventare eroi ma vi invitiamo a riflettere ed informarvi per potervi opporre nel quotidiano a quelle che sono ingiustizie ed illegalità. Ci interessa che nelle scuole si approfondisca con costanza sull'importanza della relazione con l'altro, nel guardarsi in faccia e sentirsi apposto con sé stessi e con il mondo. Vorrei che questo incontro fosse una preparazione per rispondere tutti i giorni a quegli esami che la vita vi pone tutti i giorni. Voi siete entrati nel mondo del lavoro dove stiamo perdendo le regole ed il rispetto delle persone. Avete diritto ad essere rispettati, avere ore di libertà ed essere pagati giustamente e non in nero. Vi chiediamo di esserci. Non rassegnatevi e non adeguatevi. Ribellatevi quando è necessario". 

Stefano Michero

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