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“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”

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L’autore della prima lettura ha davanti a sé lo sfacelo di un popolo, la fine di un’epoca, la distruzione della città santa, la deportazione e l’esilio. Possiamo dire una vera catastrofe. L’autore si chiede: perché è accaduto tutto questo?

Istintivamente noi siamo portati a scaricare su Dio la colpa di tutti gli eventi oppure su qualche fatalità o destino; è comodo tuto questo, perché ci dispensa da ogni responsabilità.

Ma la Bibbia, meditando la storia di Israele, fa una scoperta ed ha il coraggio di gridare in faccia: il fallimento di Israele dipende dal suo peccato. E’ questo il messaggio della prima lettura che si deve tradurre in tantissime provocazioni anche per noi oggi.

La Bibbia ci dice con franchezza: potete anche allontanarvi da Dio, ma sappiate che ogni allontanamento da Dio produce un fallimento nella vita. La Parola di Dio ci dice: siete liberi, potete quindi peccare e peccare significa escludere Dio. Ma sappiate che il peccato ha conseguenze dirette sulla vita e sulla storia, così come mettere una mano sul fuoco produce da sé una scottatura. La Parola di Dio dice ancora siete liberi e potete peccare. Ma il peccato è frutto di scelte vostre e quindi le conseguenze del peccato ricadono su di voi: sappiatelo!

Allora se il mondo va male, non diciamo che il male ci è cascato addosso, bensì che noi facciamo andare male il mondo. Se le guerre e le violenze si diffondono non diciamo che dipende dall’aria, ma dall’odio quotidiano familiare e personale, di cui tutti siamo responsabili. La pace infatti inizia nella casa e quindi anche la guerra inizia dalla casa. E potremmo continuare: potremmo rivisitare tutta la storia umana e rileggerla alla luce di questa verità.

Però questo richiamo alla responsabilità umana sembra rendere tanto lontano Dio dalla nostra vita di ogni giorno. Viene quasi da chiedere: “Allora le stelle stanno a guardare? Allora Dio è soltanto spettatore e giudice del peccato e della virtù degli uomini?”

No! Risponde ancora la Parola di Dio: Dio è coinvolto accanto alla nostra libertà per salvarla.

No! Risponde la nostra fede, la fede che ci fa Chiesa e ci distingue da ogni altra persona: noi abbiamo una storia stupenda da raccontare; noi abbiamo una Notizia che da secoli conforta i martiri, consola gli ammalati, fa brillare gli occhi dei moribondi, mette pace nel cuore di chi crede… E’ la Notizia che Cristo è Figlio di Dio ed è venuto    a patire quaggiù la nostra pazza storia… per salvarci.

Eccoci allora al Vangelo.

Cristo davanti a Nicodemo. Cristo, cioè, davanti ad ognuno di noi che spesso di notte, quasi con vergogna ci poniamo interrogativi religiosi, domande serie, problemi di fede. Nicodemo è un uomo che sente il problema della vita e avverte il fascino di Cristo, ma non vuole uscire allo scoperto. Nicodemo cerca Cristo di nascosto, come fa tanta gente anche oggi. Nicodemo è l’uomo che si accorge di essere uomo e non “Dio”: è l’uomo che cerca, anche se ha paura  di far conoscere le proprie ansie di verità. E Cristo risponde a Nicodemo con pazienza divina e, nella notte della paura, gli confida il suo mistero: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”.

E’ una notizia che rovescia tutto e investe di luce il mistero di Dio. Se si crede in Cristo, si capisce subito che Dio non può dare più di quanto abbia già dato, si capisce che Dio non ama dall’alto, ma entrando nell’umiltà, nella fatica, nella passione della nostra vita. Credendo in Cristo, si ingigantisce il valore della vita umana.

Aggiunge Gesù: ”Dio, infatti, non ha mandato il Figlio  nel mondo pe condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui”. E’ una conseguenza della bontà di Dio. Dio non condanna nessuno, Dio non scaccia nessuno, non si stanca di nessuno: è l’uomo che si condanna, è l’uomo che fugge l’Amore di Dio, è l’uomo che può voltare le spalle a Dio.

Nella parabola del figlio prodigo Gesù, con parole toccanti, descrive questo mistero. Il figlio lascia la casa e l’amore del padre, eppure il padre continua ad essere padre e continua ad amare da padre. Ma allora,, se Dio non condanna nessuno, come è possibile essere condannati? Lo dice Gesù: “La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie”.

Dio è carità: se l’uomo vive la carità accoglie Dio, ma se l’uomo rifiuta la carità, rifiuta Dio e si condanna all’inferno di una desolante solitudine.

Dio è umiltà: se l’uomo sa mettersi gioiosamente all’ultimo posto, l+ si incontra con Dio; ma se l’uomo è pieno di orgoglio, si mette contro Dio e lo perde cadendo in un vortice di infelicità.

Dio è perdono: se l’uomo perdona, il cuore gli batte all’unisono con quello di Dio; ma se l’uomo vive la vendetta, si separa dal mistero di Dio e la pace muore dentro di lui.

L’accoglienza o il rifiuto di Dio li stiamo vivendo ogni giorno: “Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

L’eternità la stiamo componendo e preparando ogni giorno noi stessi. Prendiamone lucida coscienza.

 
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