Decreto Salvini, migranti nei Cpr per 6 mesi: a rischio l’accordo col Governo

I migranti senza permesso di soggiorno destinati a essere rimpatriati potrebbero essere trattenuti nei Cpr, i centri di permanenza per il rimpatrio, fino a sei mesi: il doppio di quanto previsto fino a oggi. Una situazione che rischia di rendere pericolosa la presenza degli stessi Cpr nel territorio e che cambia di parecchio gli accordi presi finora tra la Sardegna e il Governo riguardo all’apertura di un centro nella periferia di Macomer, nell’ex carcere in località Bonu Trau.

La modifica sulla presenza degli stranieri nei Cpr è contenuta nel nuovo decreto legge su immigrazione e sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, approvato lunedì dal Consiglio dei Ministri e ora in attesa di essere vagliato dal Presidente della Repubblica. Se Mattarella non dovesse bocciarlo per incostituzionalità, il decreto passerà al Parlamento per la conversione in legge. Con le nuove norme ci saranno grandi cambiamenti nella gestione dell’accoglienza dei migranti: sarà abolita, ad esempio, la protezione degli stranieri nel suolo nazionale per motivi umanitari, e saranno notevolmente ridimensionati i progetti di accoglienza Sprar. Temi sui quali già Anci Sardegna ha manifestato parecchie perplessità.

Tra le novità c’è poi l’articolo 2, “Prolungamento della durata massima del trattenimento dello straniero dei Centri di permanenza per il rimpatrio e disposizioni per la realizzazione dei medesimi Centri”: se il decreto diventerà legge, gli stranieri potranno essere trattenuti qui fino a 180 giorni e non più per tre mesi come previsto finora. La norma è riservata agli immigrati che non fanno richiesta di asilo o protezione e non hanno un permesso di soggiorno: si tratta per la maggior parte di nordafricani che arrivano nell’Isola direttamente via mare partendo dalle spiagge algerine su barchini che dopo poche ore di navigazione approdano nelle coste del Sulcis. Un fenomeno, quello degli sbarchi diretti dall’Algeria alla Sardegna, iniziato nel 2006, fatto di piccoli numeri ma costanti nel tempo. Nel 2017 su questa rotta sono arrivati 1936 stranieri, quasi tutti algerini, mentre nell’anno in corso se ne contano circa 800. La sorte di questi migranti, quasi tutti ragazzi molto giovani, è stata finora sempre la stessa: non presentano domanda di asilo o protezione e vengono dunque destinati ai centri di permanenza e rimpatrio (attualmente l’unico in Sardegna è a Monastir), dove si provvederà a identificarli e rimandarli a casa. Spesso, però, non si trovano per loro i posti e così, a meno che non si trovi subito disponibilità di un aereo che li riporti nel loro paese, il questore emette ordine di lasciare il territorio nazionale. Molti si imbarcano in nave da Cagliari per la penisola, ma non è poi certo che lasceranno l’Italia. Il Cpr, secondo le intenzioni di chi lo ha previsto vent’anni fa con la legge “Turco – Napolitano”, dovrebbe servire per trattenere gli stranieri il tempo utile per la loro identificazione e trovare posti in aereo. Un’operazione complicata, se si considera che su ogni aereo di linea disponibile sono ammesse due persone per volta, con due agenti di scorta per ciascuno: rimpatriare gli stranieri senza permesso di soggiorno ha dunque tempi lunghi e costi altissimi. Se sarà approvato, il decreto Salvini allungherà i tempi di permanenza nei Cpr dai 90 previsti fino a 180 giorni.

Un provvedimento che avrà certamente ripercussioni anche in Sardegna: i nuovi termini per il trattenimento dei migranti rimettono in discussione gli accordi stretti un anno fa tra enti locali, Regione Sardegna e Governo sull’apertura di un nuovo Centro di permanenza e rimpatrio nell’ex carcere di Macomer. I lavori sono partiti già questa estate e la struttura dovrebbe essere pronta entro qualche mese per accogliere una cinquantina di persone.

“Noi siamo abituati a rispettare gli accordi: un anno fa, unica regione in Italia, la Sardegna ha dato la propria disponibilità per l’apertura di un nuovo Cpr a Macomer a precise condizioni: la sicurezza, la permanenza nel centro per un massimo di 90 giorni, la riapertura della caserma della Guardia di Finanza, un nuovo progetto di illuminazione della zona – ha commentato Filippo Spanu, assessore regionale agli Affari generali. – Oggi questi accordi vengono modificati e l’idea di trattenere le persone per sei mesi cambia tutto. Siamo anche preoccupati perché nonostante numerose richieste di confronto, avviate anche dal Presidente Francesco Pigliaru, il ministro non ha dato risposte. Siamo in stretto contatto con il Comune di Macomer, che ha mostrato la volontà di sostenere un’iniziativa di questo genere che sarà utile a tutta la Sardegna, ma se l’idea iniziale è rimessa in discussione allora rimetteremo in discussione anche i nostri accordi: non si può pensare di lavorare senza coinvolgere i territori. La settimana prossima ci sarà la Conferenza Stato- Regioni, speriamo di incontrare Salvini e avere delle risposte. Per noi la questione è chiara, non si dia per scontato che l’accordo della Sardegna ci sarà”.

Anche Antonio Onorato Succu, sindaco di Macomer, è preoccupato. “Le  condizioni con cui abbiamo accettato l’apertura del centro a Macomer erano precise: l’aumento di un periodo di permanenza potrebbe generare problemi di sicurezza o aumentare il numero degli ospiti, cosa a cui siamo assolutamente contrari. Non secondaria la questione della dignità delle persone: non vogliamo che il Centro si trasformi in un lager, dato che è stato pensato per un massimo di 100 migranti. Maggiore è la permanenza, maggiori diventano i pericoli. Siamo sempre stati contrari anche ai Cas, i centri di accoglienza straordinaria, che consideriamo dei ghetti. E infatti con l’Unione dei Comuni del Marghine ci stiamo impegnando nella rete Sprar e in progetti di micro accoglienza diffusa. Il decreto, oltre a modificare quanto previsto per i centri di permanenza per il rimpatrio, depotenzia i progetti Sprar a vantaggio dei Cas. Non sono le condizioni con cui abbiamo preso accordi sul Governo per la gestione dell’accoglienza ai migranti”.

Francesca Mulas

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share