Quattro poliziotti penitenziari aggrediti in due giorni, lettera al ministro M5s

Ancora alta tensione nell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari per l’aggressione a due poliziotti penitenziari da parte di un detenuto ricoverato con gravi problemi psichiatrici. L’episodio segue al fatto di ieri con un recluso che aveva ferito altri due agenti. Lo denuncia Ignazio Pireddu, segretario provinciale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe).

Pireddu ha inviato una lettera al proprio leader nazionale, Donato Capece, al ministro Alfonso Bonafede (M5s) e al Capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) perché si intervenga: “Quelle di Cagliari – si legge nella nota – sono gravi e intollerabili aggressioni ao poliziotti. La situazione nelle nostre carceri resta allarmante e la realtà è che i nostri agenti continuano a essere vittime di violenza senza alcun motivo o ragione. Eventi del genere sono sempre più all’ordine del giorno e a rimetterci è sempre e solo il personale di polizia penitenziaria. Questi detenuti devono essere assegnati a strutture specializzate dove possono seguire un percorso di recupero. La custodia dei reclusi negli ospedali deve avvenire con l’ausilio delle camere di sicurezza, così come questa organizzazione sindacale ha evidenziato in varie occasioni”.

Sulle quattro aggressioni in due giorni prendono posizione anche Guido Sarritzu e Pietro Lutzu della segreteria territoriale di Cagliari della Uil Fpl. “Siamo sconcertati per l’ennesimo gravissimo atto di violenza verificatosi nel reparto di psichiatria, occorrono misure urgenti finalizzate a salvaguardare la sicurezza degli operatori. Siamo pronti ad azioni di protesta eclatanti per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica “su una situazione che potrebbe degenerare, mettendo a rischio l’incolumità psico-fisica dei lavoratori”.

Ancora dalla nota di Sarritzu e Lutzu: “Questi episodi – denunciano – sono ormai all’ordine del giorno e non sono più tollerabili, è ormai da tempo che chiediamo interventi concreti per risolvere questo annoso problema. È opportuno prevenire queste situazioni con un apposito reparto di medicina penitenziaria, dove in totale sicurezza possono essere ricoverati e assistiti pazienti di questo tipo. Sarebbe ora – concludono i due sindacalisti – che dalle parole si passasse ai fatti, siamo preoccupati per l’incolumità dei nostri colleghi”

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