Settimana sociale dei cattolici a Cagliari, dibattito sul lavoro. Messaggio del Papa

Oltre 1.300 delegati provenienti da ogni regione d’Italia a Cagliari, da oggi al 29 ottobre prossimo, alla 48/a Settimana sociale dei cattolici italiani. Il capoluogo dell’Isola diventa così un osservatorio privilegiato della realtà economica, culturale, imprenditoriale e formativa dell’Italia. L’assise è composta da economisti, docenti universitari, sociologi, imprenditori, sindacati, oltre ai rappresentanti delle diocesi. L’attenzione dei partecipanti sarà rivolta al tema Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”, secondo la visione di papa Francesco. Proprio il Pontefice ha inaugurato l’appuntamento con un videomessaggio inviato alla Cei.

Il messaggio del Papa. Il lavoratore non può essere considerato “una riga di costo del bilancio”, dice il Papa. Il sistema economico “mira ai consumi, senza preoccuparsi della dignità del lavoro e della tutela dell’ambiente” ma “è un po’ come andare su una bicicletta con la ruota sgonfia: è pericoloso! La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati resta ignorato”. “Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono”, prosegue. “Il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. Io ho sentito tante volte questa angoscia”. Il Papa poi rivolge un appello a chi è senza lavoro: “Non perdete la fiducia.  Il mio pensiero  va ai disoccupati che cercano lavoro e non lo trovano, agli scoraggiati che non hanno più la forza di cercarlo, e ai sottoccupati, che lavorano solo qualche ora al mese senza riuscire a superare la soglia di povertà. A loro dico: non perdete la fiducia. Lo dico anche a chi vive nelle aree del Sud d’Italia più in difficoltà”. “Io ho sentito tante volte – afferma il Papa – questa angoscia: l’angoscia di poter perdere la propria occupazione; l’angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono”. Il Papa ha poi aggiunto: “Rimane poi la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi”. Francesco riflette poi sulla dignità del lavoro, da difendere e promuovere, ricordando che “con l’Enciclica Rerum novarum” (1891) di Papa Leone XIII, la Dottrina sociale della Chiesa nasce per difendere i lavoratori dipendenti dallo sfruttamento, per combattere il lavoro minorile, le giornate lavorative di 12 ore, le insufficienti condizioni igieniche delle fabbriche”. Oltre alla denuncia contro il lavoro non degno, è necessario però evidenziare anche le esperienze positive del mondo del lavoro. “Le tante buone pratiche che avete raccolto – dice il Papa  – sono come la foresta che cresce senza fare rumore, e ci insegnano due virtù: servire le persone che hanno bisogno; e formare comunità in cui la comunione prevale sulla competizione. Competizione: qui c’è la malattia della meritocrazia… E’ bello vedere che l’innovazione sociale nasce anche dall’incontro e dalle relazioni e che non tutti i beni sono merci: ad esempio la fiducia, la stima, l’amicizia, l’amore”. Inoltre “nulla si anteponga al bene della persona e alla cura della casa comune, spesso deturpata da un modello di sviluppo che ha prodotto un grave debito ecologico. L’innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai principi di sussidiarietà e di solidarietà”.

“Senza lavoro non c’è dignità”, “lo ripeto spesso” ma “non tutti i lavori sono lavori degni”, ha proseguito il Papa. “Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità”. Non solo il lavoro privato ma anche le pubbliche amministrazioni non rispettano la dignità del lavoro “quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso”. “Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità”. Il Papa plaude ai temi in discussione a Cagliari: “il superamento della distanza tra sistema scolastico e mondo del lavoro, la questione del lavoro femminile, il cosiddetto lavoro di cura, il lavoro dei portatori di disabilità e il lavoro dei migranti, che saranno veramente accolti quando potranno integrarsi in attività lavorative. Le vostre riflessioni e il confronto possano tradursi in fatti e in un rinnovato impegno al servizio della società italiana”.

Il presidente della Cei. “Il lavoro è a servizio della persona umana e non il contrario”. Lo ha detto il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, spiegando che “questo secondo punto ha molte implicazioni pratiche. Significa pronunciare dei No e dei Sì. Il No si riferisce al rifiuto deciso dell’idolatria del lavoro che produce solamente carrierismo, affermazione individualista di se stessi e desiderio avido di avere sempre maggiori ricchezze. Il Sì, invece, va indirizzato al rapporto fondamentale con il tempo di riposo. Il lavoro è solo una parte della giornata di un uomo. Il resto deve essere dedicato all’otium, al tempo libero, alla famiglia, ai figli, al volontariato, alla preghiera. In definitiva, la difesa e la valorizzazione della dignità umana deve essere il concetto chiave di ogni teologia del lavoro”. In Italia le disuguaglianze nel mondo del lavoro “hanno il principale comune denominatore nei giovani. Reddito e occupazione non solo stanno favorendo le generazioni più ‘vecchie’, ma stanno incentivando una drammatica emigrazione di massa dei nostri giovani. Lo voglio dire senza tentennamenti: questa situazione è inaccettabile! Si tratta di un fenomeno ingiusto che è il risultato di un quadro sociale ed economico dell’Italia estremamente preoccupante”. “E’ forse giunto il momento – prosegue Bassetti – per proporre un grande Piano di sviluppo per l’Italia, che si basi su due elementi di cruciale importanza: la famiglia e la messa in sicurezza del territorio. Bisogna avere il coraggio di investire su questi due fattori che possono essere concretamente due traini per il mondo del lavoro e per un migliore equilibrio della società”. Il cardinale propone l’applicazione del “fattore famiglia” sulle tasse, di incrementare il numero degli asilo nido e sviluppare nuove tutele della maternità e della paternità. “Progettare un Piano di sviluppo per l’Italia, inoltre, significa elaborare e attivare un grande progetto per la tutela e la messa in sicurezza del territorio, del suo paesaggio e delle sue inestimabili opere d’arte”, ha aggiunto Bassetti rilevando che “è assolutamente doveroso prevenire queste calamità naturali con un progetto serio e concreto come avviene in molti altri Paesi del mondo”.

Il messaggio di Mattarella.  Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio ai partecipanti al convegno della Cei sul lavoro, “un lavoro – sottolinea il Presidente – che cambia velocemente, un lavoro che manca ancora a troppe persone e a troppi giovani, un lavoro che talvolta non riesce ad emancipare dalla marginalità e dal bisogno”. E’ necessario “compiere ogni sforzo affinché trovi piena attuazione il dettato costituzionale” perché “sul lavoro si fonda la Repubblica italiana e anche la democrazia, che non può vivere senza il responsabile apporto dei propri cittadini al bene comune e senza l’affermazione di un diritto eguale”. Il lavoro “non riguarda soltanto la produzione, il mercato, l’economia. E’ anche condizione di piena dignità dell’uomo, di partecipazione attiva alla vita sociale, quindi di sviluppo integrale della personalità. E’ questa – sottolinea Mattarella – una sfida cruciale per le nostre società, che escono dalla crisi più lunga dal dopoguerra e sono chiamate ad affrontare trasformazioni assai profonde”. Infine: “L’era dei robot e della telematica inciderà sulla occupazione, ma quella del lavoro non è una battaglia dagli esisti segnati”, conclude Mattarella, sottolineando che “cresce, infatti, il bisogno di un modello di sviluppo sostenibile, accompagnato da un modello sociale sempre più attento alla persona e alla comunità. Cresce il bisogno di una migliore armonia con l’ambiente, di una manutenzione e trasformazione dei paesaggi urbani e rurali in modo da accrescere la qualità del vivere, e con essa anche le potenzialità economiche, le quali invece tendono ad esaurirsi quando prevalgono ragioni di sfruttamento e disuguaglianza rispetto alla responsabilità verso le generazioni di domani”.

Il Presidente del Comitato scientifico delle Settimane Sociali. Il lavoro è fatto di volti concreti e “mi permetto di chiedere a tutti di non staccarci nemmeno per un minuto dalla drammaticità espresse dalle immagini concrete delle vittime di incidenti sul lavoro, dei disoccupati che ci visitano ogni giorno, degli inattivi, dei cinquantenni in stand by, o meglio nel limbo o proprio nel purgatorio”. Lo ha detto monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico delle Settimane Sociali. “Che i nostri interventi partano dal cuore e diventino proposte come se si trattasse di un nostro fratello o figlio, o figlia non da raccomandare – ha detto il vescovo -, ma da incamminare al lavoro e non ad un incessante pellegrinaggio tra i vari centri per l’impiego. Che il nostro sapere anche accademico sia messo a servizio dei drammi che particolarmente nel nostro Mezzogiorno ci feriscono. Penso alla situazione dell’Ilva di Taranto, città di cui sono pastore che necessariamente è soggetta a logiche planetarie di cui dobbiamo tener conto perché la produzione non continui a devastare le persone, le case, il cielo, la terra, l’aria, il mare cioè la nostra casa comune. Un discorso analogo, anzi ancora più urgente dal punto vista morale, si pone sul grave problema della produzione e vendita delle armi che riguarda anche situazioni qui presenti in Sardegna. Riteniamo possibile – ha concluso – una rigenerazione umana, urbana ed ambientale attraverso un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale”.

L’Arcivescovo di Cagliari, Miglio.  Occorre mettere i giovani nelle condizioni di non essere costretti ad emigrare. Lo ha detto l’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, intervenendo al convegno della Cei sul lavoro e parlando di “allarmante situazione della disoccupazione giovanile”. “Il mondo dei giovani – ha sottolineato mons. Miglio – è l’altro Giardino che il Signore ci chiede di coltivare con particolare cura, fiori che si van facendo rari, fiori da esportazione, cioè emigrazione”.(ANSA).

La Settimana Sociale della Cei dedicata al lavoro si concluderà con delle “proposte concrete, alcune le consegneremo al Governo Italiano altre alle Istituzioni europee”. Lo ha detto il vicepresidente del Comitato Scientifico dell’evento, Sergio Gatti. “Le proposte – ha annunciato – saranno di tre tipi: alcune immediatamente cantierabili, altre strutturali, altre ancora ‘profetiche’. Le proposte cantierabili, che cercheremo di rendere precise e tecnicamente solide, potrebbero anche trovare spazio tra le misure della Legge di stabilità per il 2018 che il presidente Gentiloni sabato probabilmente ci illustrerà nei suoi capitoli dedicati al lavoro. Le proposte strutturali potrebbero richiedere una maturazione politica e normativa di medio periodo. Le proposte profetiche sono quelle che richiedono anche un passaggio culturale, istituzionale, politico, infine normativo”.

 

 

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