Polemica social sulla pubblicità Tirrenia e Moby. Onorato: “Noi non sfruttiamo i lavoratori stranieri, altri lo fanno”

Torna sui media e sui social del gruppo Onorato la campagna che punta sul personale italiano dei traghetti Moby e Tirrenia, ma stavolta la polemica scoppia in rete e sulla pubblicità firmata dall’agenzia si addensano accuse di discriminazione. Accusa che l’armatore e la compagnia respingono al mittente, in particolare a chi assume personale straniero per poterlo pagare con stipendi da fame.

I messaggi sui social corrono in giornata dopo la pubblicazione della pubblicità, firmata dall’agenzia Testa che recita : “Il nostro personale? È tutto italiano”, “Scegli solo chi naviga italiano”. La scritta campeggia su un paginone con una foto personalizzata di una dipendente, accompagnata a fondo pagina di una spiegazione: “Navigare italiano non è uno slogan, è un impegno: significa avere 5.000 lavoratori italiani altamente qualificati, per offrirvi un servizio sempre impeccabile. Significa riconoscere il valore e la professionalità dei nostri connazionali e portare lavoro e fiducia nei nostri porti. Significa darvi solo il meglio per trasformare il vostro viaggio in una vacanza”.

La campagna non è nuova ed era stata presentata nel settembre dello scorso anno: una tappa di una battaglia per un distinguo sulle agevolazioni fiscali tra gli armatori che impiegavano marittimi italiani o stranieri, oggetto anche di un provvedimento di legge e che stasera il gruppo torna a spiegare con un post sul suo profilo Facebook: “Il Gruppo Onorato Armatori è orgoglioso di impiegare solo personale italiano o comunitario regolarmente assunto, piuttosto che personale extracomunitario sottopagato, impiegato con contratti non italiani, come accade in altre compagnie di navigazione. Questo non ha niente a che vedere con la xenofobia, ma è semplicemente un modo per tutelare, con orgoglio e fierezza, la grande tradizione della marineria italiana, per garantire un lavoro alla nostra gente e alle loro famiglie e difendere la dignità dei nostri connazionali. Onorato Armatori continuerà, come ha sempre fatto, a denunciare ogni forma di sfruttamento dei lavoratori del mare, italiani o extracomunitari che siano, e soprattutto non smetterà mai di ringraziare ed encomiare i propri dipendenti, grazie ai quali l’attenzione e la cura del cliente sono al primo posto in ogni viaggio effettuato a bordo delle nostre navi”.

Poi è stato Vincenzo Onorato in persona a rispondere: “La storia è un po’ diversa. Chi ci ha accusato di questo orrendo crimine, ha evidentemente perso le puntate precedenti: le compagnie italiane godono, con una vecchia legge del 1998, della quasi totale defiscalizzazione (ovvero non pagano le tasse), e in più hanno l’esenzione al pagamento di contributi per i propri dipendenti. A tanta generosità da parte dello Stato sarebbe dovuto corrispondere soltanto l’impegno di impiegare marittimi italiani o comunitari. Gli armatori, con la loro associazione, la Confitarma, hanno disatteso questo impegno imbarcando al posto di marittimi italiani, marittimi extracomunitari a stipendio da fame, nel silenzio colpevole della Triplice che ha firmato con Confitarma accordi liberatori. Morale: i marittimi italiani a casa a fare la fame (e sono circa 60.000) mentre gli extracomunitari la fame la fanno direttamente a bordo”.

 

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