Grillo, minacciato nel “portafoglio”, perdona gli epurati e li ricandida

11 Nov 2017 15:19 - di Redazione
Grillo

Un primo “condono”, o anche “perdono, è già scattato per chi, da Napoli, era passato alle vie di fatto: cause legali e richiesta di risarcimento dei danni al movimento di Beppe Grillo. Ma in tutta Italia gli “epurati” del M5S si preparano a muoversi in massa, al punto da convincere i grillini che reggono le file del Movimento ad adottare la linea della trattativa. La Stampa di Torino racconta che Grillo, d’accordo con Davide Casaleggio, “ha dato mandato all’avvocato Paolo Morricone di proporre una transizione ampia agli ex iscritti napoletani che in massa furono messi alla porta dal Movimento. Bastò una banalissima email, una comunicazione simile a quella che si invia per disdire un abbonamento telefonico”. Quell’azione legale avrebbe spaventato il leader. Per quei 23 “epurati” già nel luglio 2016 una prima sentenza confermava che le espulsioni erano irregolari e ordinava con provvedimento cautelare il reintegro degli attivisti. “I giudici – scrive La Stampa – accolsero la tesi dei ricorrenti, secondo i quali il regolamento del 2014 che dà potere di espulsione al capo politico è illegittimo perché non ratificato dall’assemblea degli associati (gli iscritti in Rete)”. Passato oltre un anno, come raccontato dal Corriere del Mezzogiorno, l’avvocato Morricone ha formulato una proposta per attuare il reintegro e chiudere la faccenda. L’ipotesi di transizione prevede il rientro degli attivisti, il pagamento delle spese legali (circa diecimila euro) e la garanzia di poter partecipare alle primarie per le candidature alle prossime politiche e quindi di poter essere ricandidati e rieletti.  Non tutti i 23 epurati però hanno accettato la transazione. «L’unica transizione possibile per i miei assistiti ci sarà quando il M5S riconoscerà nullo il regolamento del 2014 – spiega il loro avvocato alla Stampa – È il vero campo di battaglia. Ma Grillo e Casaleggio sanno che se cade quello cade tutto l’impianto». Perché tutti i provvedimenti di espulsione e le decisioni calate dall’alto si fondano su quel codice”. E da quel disconoscimento potrebbe partire una sorta di class action che rischierebbe di provocare un slavinia di cause e di risarcimento danni per coloro che sono stati cacciat, a qualsiaso titolo, dal movimento.

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