La Procura francese: dai foreign fighters forse novità sul Bataclan

11 Nov 2017 17:05 - di Redazione

Circa 690 cittadini francesi che hanno lasciato il Paese di origine per unirsi ai jihadisti si trovano tuttora in Siria e Iraq. Ad annunciarlo è stato il procuratore antiterrorismo francese François Molins. “Credo che la maggior parte di loro non voglia rientrare in Francia, considerate le azioni giudiziarie che sono state avviate nei loro confronti”, ha affermato il procuratore, parlando con Radio france. Tra i casi più frequenti di rientri figurano donne, perlopiù vedove con bambini, ha ancora spiegato sottolineando che sia le donne sia i figli adolescenti sono stati addestrati all’uso delle armi. Tutti coloro che rientrano, donne e adolescenti a partire dai 13 anni, vengono portati davanti ad un giudice, mentre i bambini più piccoli vengono seguiti dal sistema educativo. Finora 398 cittadini rientrati in Francia sono stati formalmente indagati, 260 di loro detenuti, ha concluso. A due anni dagli attacchi terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi, “Ci sono ancora zone d’ombra nei vari dossier” di indagine “ma crediamo e speriamo che l’eventuale arresto di alcune persone”, jihadisti nell’area iracheno-siriana “qualora accettino di cooperare e parlare, porterà elementi positivi e chiavi di lettura supplementari per capire quello che è accaduto”. Lo ha detto a France info il procuratore a capo della procura antiterrorismo. Secondo il procuratore queste testimonianze potranno essere utili soprattutto per “chiarire sia il ruolo di alcuni che cerchiamo e continuiamo a cercare, sia l’organizzazione di questa associazione terroristica e tutte le sue attività criminali”. Per gli attentati del 13 novembre 2015 al Bataclan, in cui morirono 130 persone e furono centinaia i feriti, rivendicati dall’Isis, sono stati indagati o arrestate una quindicina di sospetti nell’ambito di un’inchiesta tentacolare. “Ci siamo trovati, in questo dossier, di fronte a una cellula terroristica di una estensione senza precedenti, con indagini che hanno rivelato forti connessioni tra gli attentati del 13 novembre ma anche con gli altri attacchi in Francia e Belgio”, ha detto ancora Molins.

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