Il declino del bipolarismo e la strategia di Giorgia Meloni (video)

3 Dic 2017 20:15 - di Mario Landolfi

Con consumato mestiere, nella sua replica conclusiva del congresso di Trieste, Giorgia Meloni ha calato le sue condizioni politiche agli alleati: a Silvio Berlusconi ha chiesto di inserire in Costituzione la cosiddetta clausola di supremazia, grazie alla quale le direttive europee entrano nel nostro ordinamento giuridico solo se non contrastanti con gli interessi nazionali; a Matteo Salvini, invece, ha ricordato che solo l’opzione presidenzialista, cioè l’elezione diretta del capo dello Stato, può bilanciare la dinamica centrifuga sottesa al federalismo, che in ogni caso FdI vorrebbe tarato sull’autonomia funzionale delle grandi città metropolitane piuttosto che sulle elefantiache e fallimentari burocrazie regionali. Senza l’accettazione di queste due condizioni, ha fatto capire la Meloni, l’alleanza “è a rischio”. Non è un bluff. Oltre agli applausi scroscianti che hanno accompagnato questo passaggio, lo conferma la didascalia idealmente impressa dalle parole della leader di FdI al nuovo simbolo del partito: “Da oggi non siamo più solo la prosecuzione di una storia, ma ne intraprendiamo un’altra di cui noi, e noi soli, siamo insieme artefici e responsabili”. In tal senso, la scomparsa dal nuovo logo del riferimento ad Alleanza Nazionale è una scelta precisa, rivelatrice della consapevolezza del declino del bipolarismo (di cui An è stata fedele interprete) e del ritorno delle identità. Anche in questo caso si tratta di una realistica presa d’atto dopo il varo del Rosatellum bis, la nuova legge elettorale basata per due terzi sul sistema proporzionale che il gruppo parlamentare di FdI ha duramente osteggiato proprio perché sospettata (fondatamente) di essere finalizzata a smontare le coalizioni. Significa che la Meloni non sta alzando la posta in vista della trattativa per la spartizione di quel terzo di collegi uninominali con candidato comune, ma perché, a differenza del passato, l’alleanza non è più una scelta obbligata bensì l’esito di un’adesione convinta e libera sulla scorta di un comune programma. Il centrodestra, insomma, è chiamato ad affrontare un tornante decisivo prima di imboccare la strada che può riportarlo al governo. Per non finire fuori strada – è questo il monito che in definitiva arriva dal congresso di FdI – deve esibire chiarezza e coerenza.

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