Trump riconoscerà Gerusalemme capitale? I palestinesi: sarà violenza

5 Dic 2017 16:00 - di Giovanni Trotta

Il possibile riconoscimento di Gerusalemme capitale d’Israele da parte del presidente americano Donald Trump, ha messo in allarme sia la sicurezza israeliana che il dipartimento di Stato Usa per possibili disordini o violente proteste. In Israele, polizia, servizi interni dello Shin Bet e il comando centrale militare si sono riuniti negli ultimi giorni per valutare la situazione, riferiscono i media locali. Analogamente, rivela il sito Politico, il dipartimento di Stato ha inviato la settimana scorsa due cablogrammi riservati alle ambasciate americane per esortare a rafforzare la sicurezza. In Israele si temono violente proteste o nuove azioni terroristiche di lupi solitari. La leadership palestinese ha duramente protestato contro il possibile riconoscimento di Gerusalemme, e le fazioni che fanno capo all’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) hanno fatto appello a tre “giornate della rabbia” per domani, giovedì e venerdì in tutti i Territori. L’opinione pubblica palestinese è infiammata e vi è il rischio di esplosioni di violenza o attentati, anche su istigazione dei media, dei social o di predicatori religiosi. Secondo le anticipazioni, Trump dovrebbe chiarire domani la sua posizione in un discorso alla National Defense University. In quest’occasione potrebbe riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele, rompendo con la politica finora seguita dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale secondo la quale lo status della città santa va deciso nell’ambito di negoziati di pace fra israeliani e palestinesi. Il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, caldeggiato anche dall’elettorato evangelico, era una delle promesse elettorali di Trump. Non è chiaro tuttavia se l’eventuale riconoscimento, che potrebbe riguardare anche solo Gerusalemme ovest, comporterebbe l’immediato spostamento della sede diplomatica. “Gerusalemme è la linea rossa per tutti i musulmani” ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citato dal giornale filogovernativo turco Sabah. Erdogan ha avvertito che un eventuale riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte dell’Amministrazione Usa potrebbe portare a una “rottura” delle relazioni tra la Turchia e lo Stato ebraico. La replica di Israele non si è fatta attendere. “I giorni del sultano e dell’impero ottomano sono finiti” è la risposta a Erdogan del ministro dell’Intelligence israeliano, Yisrael Kazt. In un comunicato il ministro Katz ha messo in chiaro: “Noi non accettiamo ordini o minacce dal presidente della Turchia, perché Israele è uno Stato sovrano e la sua capitale è Gerusalemme”.

 

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