L’accordo istituzionale siglato sul passo indietro di Romani e Fraccaro

24 Mar 2018 12:24 - di Prisca Righetti
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Alla fine l’accordo istituzionale è stato siglato sui passi indietro: quello di Paolo Romani per il centrodestra, e di Riccardo Fraccaro nei Cinquestelle. Chiusi nel più assoluto riserbo e barricati in auto: è un’uscita silenziosa quella dei leader delle forze di centrodestra dopo l’ora e mezzi di vertice al Palazzo Grazioli. Il nodo delle candidature alle presidenze di Camera e Senato è sciolto, grazie a un fine e silenzioso lavoro di mediazione portato a termine da Giorgia Meloni; grazie al passo indietro mosso da Paolo Romani, e ufficializzato dallo stesso capogruppo uscente di FI che lo ha annunciato e spiegato in un comunicato; grazie alla «prova di compattezza» – sono le testuali parole di Matteo Salvini –, a «un atto di responsabilità» perseguito soprattutto dalla Lega e concluso da tutti gli esponenti della coalizione vincente, in nome  e a dimostrazione dell’unità del centrodestra.

Il passo indietro di Romani

Insomma, da Palazzo Grazioli escono tutti senza parlare – la Meloni al volante della sua Mini Cooper grigia, gli altri a bordo delle auto blu – ma quanto stabilito dal vertice che si è appena concluso dice molto: sulla compattezza della coalizione vittoriosa alle urne il 4 marzo scorso; sulla ricerca di una convergenza politica che vada al di là del rebus dei toto-nomi o delle bandierine sullo scacchiere istituzionale. Sulla determinazione con cui far quadrare il cerchio per arrivare a formare un governo stabile e in grado di operare e da subito. Ed è proprio in nome di tutto questo che lo stesso Romani si è chiamato fuori, spiegando in una nota appena divulgata come, «nel ringraziare il presidente Berlusconi per la stima e la fiducia accordatami offrendomi, convincendomi e insistendo nella candidatura a presidente del Senato», abbia alla fine scelto di ritirare – non senza rammarico – la propria candidatura «per evitarne ogni utilizzo pretestuoso».

Il passo indietro di Fraccaro

La parola d’ordine di oggi sembra essere stata proprio «responsabilità»: e così, dopo Romani, dal fronte contrapposto dei cinquestelle, anche il candidato designato in un primo momento per la presidenza della Camera, Riccardo Fraccaro, opta per il fatidico passo indietro, dichiarandosi disposto alla retromarcia in considerazione di quanto sostenuto in primis dallo stesso Di Maio: «La presidenza è più importante di qualsiasi cosa». E poi, aggiunge il leader grillino, «Fraccaro sarà il miglior ministro dei Rapporti col Parlamento». E del resto, come retoricamente ribadito in un post su Facebook dallo stesso candidato della prima ora, ritiratosi dall’agone per la presidenza di Montecitorio, «il bene del Movimento viene prima di tutto, se serve a renderci più forti sono lieto di fare un passo indietro, ha sentenziato poco fa sul suo profilo social il deputato M5S che ha ceduto il passo a Roberto Fico il quale, – prosegue e conclude Fraccaro online – «saprà interpretare il ruolo di Presidente della Camera con autorevolezza e competenza». Uno pari e palla al centro, allora: al momento, spenti i riflettori sui candidati uscenti si attende solo l’esito delle votazioni.

 

 

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