Sul Pd aleggia lo spettro della scissione. Fassino adesso ha paura

3 Mag 2018 17:07 - di Stefania Campitelli

Pd nel caos. A poche ore dalla attesissima direzione nazionale del  Nazareno, dalla quale dipendono le sorti del partito di Renzi, uscito con le ossa rotte dal voto del 4 marzo, e del possibile governo, aleggia lo spettro della scissione. «Il rischio c’è», avrebbe detto Piero Fassino dai microfoni di Agorà, parole poi smentite dall’interessato con una nota stampa. «Credo che nessuno lo voglia e stia lavorando per dividerci. Oggi non credo che l’esito della nostra discussione sarà una lacerazione irreversibile – ha detto –  ma credo che sia una discussione chiarificatrice se è possibile traendo un punto di unità se non è possibile andremo al voto».

Pd in corto circuito, sos scissione

Divisa la base, divisi i vertici, sul piede di guerra i pochi militanti rimasti fedeli. La possibile coabitazione di governo con i grillini, nodo delle esplorazioni del presidente della Camera, Fico, ha mandato in tilt i già precari equilibri dem. Se Renzi ha tagliato corto, «non se ne parla» ha detto tornando sulla scena ospite di Fabio Fazio, molti si agitano e non disegnano di sedere a Palazzo Chigi per “senso di responsabilità” e per il “bene del Paese”.  Ettore Rosato, vicepresidente della Camera, continua la difficile opera di pontiere tra Martina e Renzi con scarsi risultati. «Non credo che bisogna infilarsi in personalismi fuori luogo – spiega intervistato dal Messaggero –  Martina deve continuare a fare il suo lavoro fino all’Assemblea del Pd». Convinto che il Pd debba vestire con dignità i panni dell’opposizione, ribadisce un secco no all’ipotesi di elezioni anticipate per uscire dall’impasse, come ha minacciato Luigi Di Maio. «Adesso non servono». Dalle colonne del Corsera, invece, Carlo Calenda non si muove di un centimetro dal no di Renzi ai Cinquestelle. «Fare la ruota di scorta a un governo Di Maio mi sembra fuori dalla realtà», dice il ministro dello Sviluppo economico apprezzando la chiusura dell’ex segretario a un’intesa di governo e propone  «una segreteria costituente della quale Renzi faccia parte insieme a Gentiloni a Enrico Letta e agli altri ex segretari Pd». Poi una raccomandazione che è un monito per tutti: che ci si confronti in una sede ristretta e poi si esca con una posizione unica.

 

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 3 Maggio 2018

    Sanita’ pubblica, per favore non foraggiate la ricerca del cancro renziano, non vale la pena. Chi ne viene contagiato a vita corta.

  • Giuseppe Forconi 3 Maggio 2018

    Il PD va verso la fine, quel povero Martina sta facendo il possibile per salvare un partito che dovrebbe essere gia’ morto da tempo e lo scheletro che cammina continua a metterci bocca, ma non dovrebbe andare in pensione ? A quell’eta c’e’ la pensione, ma mi raccomando non fatelo entrare al senato.

  • Eschini Pietro 3 Maggio 2018

    Il mio augurio sparissero dalle scene politiche ormai la sinistra in Italia è MORTA e SEPOLTA .