«Distrutti i dossier sui preti pedofili»: l’accusa del vescovo tedesco al summit in Vaticano

23 Feb 2019 13:57 - di Alberto Consoli

Non le manda a dire il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, presidente della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore del Consiglio per l’Economia in Vaticano. Durante il suo intervento al vertice in Vaticano sulla pedofilia e la difesa dei minori, il porporato ha rivelato che «le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati» in questi anni «sono stati deliberatamente disattesi, e anzi cancellati o scavalcati».

«Alle vittime imposto il silenzio»

L’accusa è grave: «L’amministrazione non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l’ha oscurata, screditata e resa impossibile». È dura la denuncia del cardinale Reinhard Marx al summit in corso in Vaticano. «Gli abusi sessuali nei confronti dei bambini e di giovani sono in non lieve misura dovuti all’abuso di potere nell’ambito dell’amministrazione – denuncia l’arcivescovo di Monaco- Frisinga nella terza giornata di incontri dedicata alla “trasparenza”».  «I dossier – ha denunciato Marx – che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio. Le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi, e anzi scavalcati o cancellati. I diritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all’arbitrio di singoli individui. Sono tutti eventi in netta contraddizione con ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare».

Abolizione del segreto pontificio

Per il porporato la Santa Sede dovrebbe dunque cambiare passo sul tema pedofilia. Il motto è «trasparenza e tracciabilità». Il punto sul quale l’assemblea all’interno del summit sugli abusi sembrerebbe spaccata, riguarda proprio l’abolizione del segreto pontificio sui processi. «Ogni obiezione basata sul segreto pontificio sarebbe rilevante solo se si potessero indicare dei motivi convincenti per cui il segreto pontificio si dovrebbe applicare al perseguimento di reati riguardanti l’abusi di minori. Allo stato attuale, io di questi motivi non ne conosco».

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