Romero, l’ultima omelia

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La messa che mons. Romero stava celebrando il 24 marzo 1980, giorno del suo assassinio, era in ricordo del primo anniversario della morte di Sara Meardi de Pinto, madre di Jorge de Pinto, redattore ed editore del settimanale salvadoregno «El Independiente». Il vangelo letto in quell’occasione era Gv 12,23-26 (testo pubblicato da America, nostra traduzione dall’inglese).

Grazie a quello che Jorge ha scritto oggi nell’editoriale di «El Independiente» riesco, in un qualche modo, a capire le sue emozioni filiali in occasione dell’anniversario della morte della mamma. In particolare, posso intuire il suo spirito nobile, come aveva messo tutta la sua raffinata educazione e la sua gentilezza a servizio di una causa che è così importante oggi: la vera liberazione del nostro popolo.

Cari fratelli e sorelle, penso che questa sera non dovremmo solo pregare per il riposo eterno della nostra cara signora Sarita, ma soprattutto dovremmo fare nostro il suo messaggio a cui ogni cristiano deve dare forma e vita in maniera intensa. Molti non capiscono, e pensano che il cristianesimo non dovrebbe immischiarsi in queste cose. Ma, al contrario, avete appena ascoltato il vangelo di Cristo: nessuno deve amare se stesso tanto da evitare di coinvolgersi nei rischi che la storia ci chiede; coloro che evitano il pericolo perdono la loro vita, mentre quelli che vivono dell’amore di Cristo donano sé stessi al servizio degli altri e vivranno. Come il seme di grano che muore, ma solo apparentemente. Se non morisse, rimarrebbe da solo. La mietitura arriva solo perché esso muore, perché permette a se stesso di essere sacrificato nella terra e distrutto. Solo distruggendo se stesso produce il raccolto.

Siamo ammoniti del fatto che guadagnare il mondo e perdere sé stessi non porta nulla. Nondimeno, l’attesa di una nuova terra non deve indebolire, ma piuttosto stimolare il nostro impegno per rendere migliore questa terra dove cresce il corpo di una nuova famiglia. Un corpo che già adesso è in grado, in un qualche modo, di prefigurare il nuovo tempo.

E quindi, nella misura in cui il progresso temporale può contribuire a un migliore ordine della società umana, esso è impegno serio per il regno di Dio; anche se il progresso temporale deve essere distinto con attenzione dalla crescita del regno di Cristo. Perché dopo aver seminato il bene della dignità umana, della fraternità e della liberta in tutto il mondo secondo lo Spirito del Signore e seguendo il suo comandamento, possiamo riscoprire tutti i buoni effetti della nostra natura e del nostro impegno – ma puri da ogni macchia, illuminati e trasfigurati.

Poi, il Figlio consegnerà al Padre «un Regno eterno e universale. Un Regno di vita e verità. Un Regno di santità e grazia. Un Regno di giustizia, amore e pace» (prefazio della messa di Cristo Re). «Qui sulla terra il Regno è già presente, in mistero, ma, con la venuta del Signore, giungerà a perfezione» (GS 39).

Questa è la speranza che ispira noi cristiani. Sappiamo che ogni sforzo per migliorare la società, soprattutto una che è così segnata da ingiustizia e peccato, è uno sforzo che Dio benedice, che Dio desidera, che Dio ci chiede. E quando si trova gente generosa come Sarita, e il suo pensiero incarnato in Jorgito e in tutti coloro che si appassionano per questi ideali, allora si deve cercare di purificarli, certamente, di renderli cristiani, di rivestirli con la speranza di ciò che sta oltre.

ultima omeliaTutto questo li rende più forti, rendendoci sicuri che tutto quello che facciamo sulla terra, se nutrito di speranza cristiana, non fallirà mai. Lo ritroveremo in una forma più pura in quel Regno dove il nostro merito sarà l’impegno e la passione che abbiamo messo qui sulla terra.

Penso che aspirare a ciò non sia senza effetto in un tempo di speranza e lotta, nel giorno di questo anniversario. Ricordiamo con gratitudine questa donna generosa che fu capace di simpatizzare con le preoccupazioni di suo marito e suo figlio, e di tutti coloro che lavorano per un mondo migliore. Aggiungendo la sua parte, il suo chicco di grano, con la sua sofferenza. Oltre ogni dubbio, questa garantirà che il suo premio eterno sarà in proporzione di quel sacrificio e comprensione – di cui molti mancano in questo momento in El Salvador.

Cari fratelli e sorelle, vi prego: guardiamo a questi fatti in questo momento nella nostra storia con questa speranza, con questo spirito di donazione, di sacrificio, e facciamo quello che possiamo. Tutti possiamo fare qualcosa, quantomeno avere un senso di comprensione. La santa donna che ricordiamo questa sera, forse, non poteva fare molto in maniera diretta, ma ha saputo incoraggiare coloro che erano all’opera, ha simpatizzato con la loro lotta e soprattutto ha pregato.

Anche dopo la sua morte, lei manda un messaggio dall’eternità per cui vale la pena di impegnarsi, perché tutte queste attese di giustizia, pace e benessere di cui facciamo esperienza sulla terra si realizzano per noi se le illuminiamo con la speranza cristiana. Sappiamo che nessuno vive per sempre, ma quanti hanno messo nel loro impegno un senso di grande fede, di amore per Dio, di speranza tra gli esseri umani, sanno di trovarlo nello splendore di una corona che è premio sicuro per tutti coloro che si impegnano, disseminando verità, giustizia e gentilezza sulla terra. Non rimane qui ma, purificato dallo Spirito di Dio, è raccolto per noi e dato a noi per nostra compensa.

La santa messa, l’eucaristia, è in se stessa un atto di fede. Con questa fede cristiana sappiamo che in questo momento il grano dell’ostia è trasformato nel corpo di Cristo che ha dato se stesso per la redenzione del mondo; e che in questo calice il vino è trasformato nel sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possano questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini essere il nostro nutrimento, cosi che noi possiamo offrire il nostro corpo e il nostro sangue alla sofferenza e al dolore – come Cristo, non per noi ma per rivelare al nostro popolo cosa vuol dire giustizia e pace.

Raccogliamoci, quindi, insieme intimamente, nella speranza e nella fede, in questo momento di preghiera per Sarita e per noi stessi…

A questo punto l’arcivescovo Romero viene raggiunto dal colpo fatale e si riversa a terra ferito mortalmente.

 

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Un commento

  1. Davide Baraldi 14 ottobre 2018

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