Su questi punti non ci siamo

di:

Nell’Evangelii gaudium papa Francesco suppone e propone anche una revisione della pastorale e della catechesi. Sono d’accordo e provo a concretizzarla, ripensando alla mia vita di biblista e catecheta per tanti anni in Italia.

  1. Abbiamo parlato di Dio o come troppo trascendente o come troppo simile a noi.
  2. Lo Spirito Santo era quasi del tutto assente. Lo stesso Padre contava poco.
  3. Sacramenti e riti sì, ascolto della Parola poco.
  4. La liturgia ridotta a riti, rubriche e precetti più che al suo spirito.
  5. Eucaristia: eccessivo interesse per la presenza reale e all’adorazione, a scapito del resto.
  6. Catechismo più che il Vangelo (Catechismo della Chiesa cattolica, molto ideologico, più di quello per gli adulti assai più biblico cristocentrico e narrativo come lo erano gli altri stessi catechismi della CEI).
  7. Cura pastorale dei bambini più che degli adulti, con scarsa attenzione però alla scuola. Iniziazione cristiana più legata all’età fisica dei bambini che a quella psicologica e sociale.
  8. La preghiera: più il rosario e altre devozioni che preghiera biblica, breviario compreso.
  9. Suffragi per i morti più che preghiera per vivi e attualità.
  10. Maggior valore salvifico a Madonna (o Madonne) e Santi/e che a Gesù.
  11. Pesante accento sulle leggi più che sulla grazia; pesante accento sul Decalogo più che sul Discorso della montagna.
  12. Conseguente accentuazione su virtù e meriti a scapito dell’umiltà e della fede nell’amore misericordioso del Signore.
  13. Preoccupazione enorme per la purità sessuale a scapito di quella del cuore, della coscienza personale.
  14. La penitenza ridotta quasi solo al sacramento più che alla vita di penitenza nella carità.
  15. Chiesa ridotta al clero, anzi al papa e alla gerarchia, nel contesto di un certo tridentinismo e della quasi adorazione del papa, nella linea del Vaticano I (Pio IX: «Il papa può decidere anche senza il consenso della Chiesa»!!!).
  16. Sacerdozio: solo quello clericale-celibatario, a scapito di quello di tutto il popolo di Dio. Formazione seminaristica più al sacerdozio cultuale e celibatario che al ministero del pastore di una comunità.
  17. Esclusione (almeno teorica) della donna dalla vita della Chiesa.
  18. Importanza per tradizioni anche banali più che per la Tradizione (ignoranza dei Padri e della storia della Chiesa oltre che della Bibbia). Il Natale (o peggio) più che la Pasqua.
  19. Atteggiamento generale più di difesa e di condanna che di ascolto e di valorizzazione del bene e del giusto presente dappertutto, in particolare in altre Chiese e religioni.
  20. Chiesa e mondo più in contrapposizione che in dialogo.

Tutto ciò senza dimenticare anche quanto di bene, nonostante i limiti, gerarchie e laici hanno compiuto, specialmente nel campo della carità. Tutto quasi a latere rispetto alle teorie!

E riconoscendo che, almeno dal Vaticano II in poi, molto si e già corretto. Con frutti più o meno abbondanti, anzi talvolta con delusioni rispetto alle attese conciliari.

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Un commento

  1. Andrea 11 dicembre 2018

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